sabato 27 dicembre 2008

I Cormorani di Santo Stefano

Cronaca di una bella mattinata al Parco, soleggiata seppur fredda. Poca gente, per lo più lungo il viale Cavriga e, in misura minore, lungo la sponda sinistra del fiume fino al ponte dei Bertoli.
Camminando lungo la via dei Mulini Asciutti, la nostra attenzione è colpita da alcuni uccelli posati in alto, sui rami spogli delle alberature che costeggiano il corso del Lambro. La mole e la curiosa postura allontanano i sospetti dalle cornacchie. Una rapida sbinocolata ed ecco svelato il mistero. Si tratta di 5 cormorani stesi ad asciugare al sole. All'abile osservatore la sfida di contar gli uccelli nella foto pubblicata qui accanto.












All'osservatore più impaziente, la foto successiva mostra uno degli animali dalla curiosa silhouette.












Una terza immagine, infine, evidenzia le variazioni nella colorazione del mantello, dipendenti da fattori individuali o legati all'età dell'individuo (l'esemplare più a sinistra, dall'ampia colorazione bianca su ventre e petto è probabilmente un giovane).












La presenza del cormorano nel Parco è, da alcuni anni, usuale in questa stagione, così come abituale è la sua frequentazione invernale degli ambienti d'acqua della nostra Brianza e del lago di Como.
La nostra passeggiata è proseguita poi con numerosi altri incontri di specie più comuni. Una lista non esaustiva: airone cenerino, gallinella d'acqua, germano reale, picchio verde, picchio rosso maggiore, picchio muratore, rampichino, codibugnolo, cinciarella, cinciallegra.
Sempre piacevole segnalare la presenza dello scoiattolo rosso (due in spettacolari evoluzioni nel prato a nord est del ristorante) e, presso il "cadregone", un posatoio di una dozzina di colombacci.

Gallinella d'acqua: i dati del 2002


Proseguiamo la pubblicazione degli appunti di Edo relativi alle presenze della gallinella d'acqua nel corso del 2002. Valgono in linea di massima le considerazioni fatte sul 2001, ma è comunque interessante scorrere i dati inviatici da Edo e compararli con l'anno precedente. Si scoprirà, ad esempio, che nei mesi invernali del 2001 si sono raggiunte (per giunta nel solo sito di San Giorgio, a cui si riferisce l'indegna foto di tre gallinelle in alimentazione che ho scattato ieri mattina) consistenze numeriche decisamente più elevate del 2002, nonchè delle stime riportate sul volume "Gli uccelli del Parco di Monza" curato dall'associazione ARCA riferite ad un censimento condotto nel 1992-1993. Una stagione particolarmente rigida, che ha indotto più animali a scendere verso sud e a fermarsi nel nostro Parco? Questa è una delle ipotesi (non ho a disposizione, putrtoppo, i dati metereologici) anche se non la sola.
Ma lasciamo ora la "parola" a Edo, ed ai suoi interessanti dati, con l'impegno di un futuro approfondimento del tema.



Monitoraggio della gallinella d’acqua nel corso del 2002
Completo l’invio di dati sulla presenza della gallinella nel parco di Monza con l’anno 2002 in cui sono state effettuate 14 uscite.
Potrebbe essere interessante ricordare che ho utilizzato della schede preparate da Matteo estremamente dettagliate in cui si annotava l’ora in cui iniziava l’osservazione, le condizioni del terreno, le condizioni meteorologiche, la localizzazione e qualche nota di comportamento riguardante gli esemplari monitorati.
Anche nel corso del 2002 le osservazioni si sono svolte preferibilmente il sabato pomeriggio.


12-01-02
S. Giorgio 15 ad.
Roggia Mulini Asciutti 2 ad.
Sponda sn Lambro a valle del ponte Cavriga 3 ad.

02-02-02
S. Giorgio 15 ad.
Roggia Mulini Asciutti 4 ad.
Lambro a valle del ponte Cieco 2 ad.

23-02-02
S. Giorgio 0
Roggia Mulini Asciutti 4 ad.

09-03-02
S. Giorgio 6 ad.
Roggia Mulini Asciutti 4 ad.

23-03-02
S. Giorgio 7 ad.
Sponda sn Lambro a valle del ponte Cieco 2 ad.

06-04-02
S. Giorgio 7 ad.
Sponda sn Lambro a valle del ponte Cieco 3 ad.

27-04-02
S. Giorgio 4 ad.
Sponda sn Lambro a valle del ponte Cieco 3 ad.

22-06-02
S. Giorgio 2 ad.

29-06-02
S. Giorgio 2 ad.

03-08-02
S. Giorgio 2 ad.

17-08-02
S. Giorgio 2 ad.

31-08-02
S. Giorgio 2 ad. + 1 juv

05-10-02
S. Giorgio 8 ad.

23-11-02
S. Giorgio 13 ad.

NOTA: ad = adulto; juv = giovane

Come si vede è sempre evidente la ripresa numerica autunnale ed il sostanziale equilibrio numerico del periodo tardo primaverile ed estivo.
Va tenuto presente che un certo numero di esemplari potrebbe sfuggire all’osservazione ed il numero complessivo potrebbe quindi essere più elevato in tutte le aree esaminate.
Molto importante dal punto di vista naturalistico l’osservazione del 22-6-2002 durante la quale, nel tratto di Lambro immediatamente a valle del ponte Cieco, viene osservato un MARTIN PESCATORE a volo radente sul Lambro. L’animale si posa su un ramo della riva sinistra per poi involarsi, poco dopo, verso il ponte Cieco.
La riva sinistra del Lambro appena a valle del ponte suddetto appare di un certo interesse naturalistico e andrebbe adeguatamente tutelata.

mercoledì 24 dicembre 2008

18 dicembre 2008 Nel bosco bagnato – Lungo la Pelucca piena d’acqua


Esistono ambienti che più di altri affascinano tanto l’animo del naturalista quanto quello del poeta, figure in realtà molto meno distanti di quanto non si creda. “Le pagine del Lorenz (il famoso etologo n.d.r.) sono pura letteratura…”, così una mia professoressa degli anni liceali, una che viveva di Dante, e che del sommo autore ci rendeva tutti appassionati in tempi in cui seguire le letture della Divina Commedia era moda ancora là da venire. Ambienti che toccano sensibilità diverse, si diceva. Tra essi, il bosco bagnato, anzi immerso nell’acqua occupa ruolo di primo piano. In occasione di piogge persistenti o, va da sé, torrenziali alcuni boschi del nostro Parco vengono invasi dall’acqua. Come rinunciare a cotanta visione? Ritagliata un’oretta, faccio una puntata alla ricerca di immagini e scenari.

La Roggia Molinara, attraversata la Cascina Molini di San Giorgio, rientra nel Lambro. Nell’ultimo tratto incontra una derivazione dal Lambro, un segmento di canale il cui letto è normalmente asciutto. Questo segmento viene invaso dal fiume quando piove abbondantemente e va curiosamente ad alimentare la Molinara. Si viene così a formare una sorta di lanca improvvisata, che fa viaggiare la fantasia verso lande quali il Parco del Ticino. È verso questa parte di Parco che dirigo il mio interesse. il sottobosco è immerso in un velo d’acqua.

Pioggia, umidità: l’uomo della strada le associa, da riflesso condizionato, a repentina crescita di funghi. Su un platano sono spuntati bei corpi fruttiferi: quando si arriva a questo stadio, ci dicono i forestali, per la pianta c’è poco o niente da fare; le ife del parassita all’interno del tronco hanno ormai invaso irrimediabilmente il legno.

Vado a memoria, non mi sembra di aver visto in tempi recenti questi funghi; devono essere sbucati giusto in questi giorni. Me lo conferma una pattuglia di Guardie Ecologiche Volontarie – GEV, secondo comodo acronimo –, che dedica un breve sopralluogo al malcapitato platano.

S’hemm da fach: è la legge della natura, bellezza. La pianta è anche segnata con apposita vernice: a breve capitolerà sotto le motoseghe.

Mi muovo lungo il segmento di canale di cui sopra. In questo punto si immette nella Molinara.

Nella fanghiglia depositata ai bordi, qualche gallinella ha lasciato le proprie orme.

I simpatici volatili fanno la spola, come da osservazioni di impronte in caso di spazzolate di neve, tra il prato della Cascina Mulini di San Giorgio e il vicino Lambro, proprio a ridosso della Molinara.

È da qui che parte l’acqua del Lambro per andare poi a riversarsi nella Molinara.

Alcuni sacchi di sabbia attenuano la forza della corrente, a protezione del letto.


La massa liquida rientrerà poi nel fiume. Il tutto viene buono per attenuare l’intensità delle piene. L’immissione della Molinara nel vecchio Lambro avviene attraverso una tubatura. Non tutta l’acqua però riesce a passare: una frazione invade, ebbene sì, il bosco, rallentando la propria forza.




Termine tecnico parlerebbe di laminazione di piena. Per evitare che l’acqua permanga troppo nel bosco, la sponda del fiume è stata rotta.

Poco lontano da qui, il paesaggio era un tempo impreziosito dalla Roggia Pelucca, uno dei pochi esempi di fontanile a nord della Bassa Pianura. L’origine dei fontanili rimonta all’XI-XII secolo. Probabilmente, furono inizialmente scavati con l’intento di bonificare le aree paludose e acquitrinose e in seguito vennero sfruttati per scopi agricoli, divenendo così caratteristici elementi del paesaggio padano, soprattutto lombardo. Il fontanile ha una struttura molto semplice: si compone di una testa a forma grosso modo circolare dalla quale si diparte un canale, l’asta. Nella zona della testa vengono infisse le cosiddette botti, delle strutture cave in legno a forma, appunto, di botte che favoriscono la fuoriuscita dell’acqua dal terreno, sfruttando falde in cui l’acqua è in pressione. Le botti possono anche essere fatte in cemento, oppure possono essere realizzate utilizzando tubi in ferro.

Oggi, il sistema della Pelucca – la prima porzione è tutta all’interno del campo da golf – è costituito da un'asta principale che parte dalla testa più grande e che incontra, un’asta secondaria proveniente da una testa più piccola. Un tempo c'era una terza testa: venne interrata e sostituita da un laghetto che abbelliva il campo da golf, successivamente, a cavallo tra gli anni '80 e i '90, a sua volta interrato. Il sistema è in realtà da tempo inattivo per l'assenza di qualsiasi forma di gestione; col tempo i fontanili tendono ad interrarsi. Il golf non ha mostrato negli anni alcun interesse per questo prezioso monumento della nostra storia.

Negli ultimi anni tuttavia non sono mancate le sorprese. In occasione di piogge consistenti la Pelucca ha ripreso a buttare acqua: è accaduto nel corso degli inverni 1993-'94, 1996-'97, 2000-'01, 2002-'03, e nel 2002 – in precedenza l'ultimo evento si era avuto nel 1976. In questi casi il serbatoio sotterraneo di alimentazione si riempie talmente da traboccare; l'acqua arriva a percorrere più o meno lunghi tratti nel letto della Roggia. Stai a vedere che quest’anno….

Le due aste sono piene d’acqua, che scorre, nel disinteresse dei più.

Qui l’asta principale.

Qui il ramo secondario (a destra nella foto) si immette nel principale.


Un progetto, coordinato e realizzato dalla Cooperativa REA, aveva cominciato delle operazioni di recupero del manufatto. Purtroppo non si prospettano tempi favorevoli: non sono previsti finanziamenti per proseguire e completare l’opera.

Nel letto ci sono dei tubi, posti curiosamente lungo l’asta. Ma questa è un’altra storia…

L’acqua non supera la Fasanera (attuale ristorante). A poco a poco si asciugherà tutto, la Pelucca assumerà aspetto più usuale.

lunedì 8 dicembre 2008

Amarcord: ovvero, qualche dato datato su uno dei nostri animali preferiti!


Si chiama Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus o, se preferite, gainera), e frequenta il Parco tutto l’anno, con popolazioni che variano nelle stagioni a causa degli spostamenti migratori e le dispersioni post-riproduttive. Vive in stretto rapporto con il Lambro, le sue rogge e la vegetazione ripariale. Ha un aspetto caratteristico (uniformemente scura, con colori che vanno dal blu al marrone, con l’eccezione di zone chiare sulle ali e nel sottocoda, ed un becco rosso dalla punta gialla) e una dieta molto variabile: “pascola” in acqua e sul terreno raccogliendo ciò che trova, dai germogli ai piccoli pesci, crostacei, insetti, vermi.

Graziosa e timida, ha sempre attirato la nostra simpatia, tanto da farci accarezzare l’idea di qualche studio dedicato. Nel frattempo, c’è chi ha avuto la pertinacia di annotare negli anni tutte le osservazioni condotte su questo animale. Si tratta di Edo che, appassionatosi alla vicenda, ha dedicato alla gallinella molte delle sue passeggiate al Parco negli ultimi anni e, su nostra sollecitazione, ha cominciato a mettere a sistema i dati raccolti. Proponiamo di seguito, senza la pretesa di fornire un lavoro scientificamente ineccepibile ma come esempio del rigore che sempre dovrebbe accompagnare l’attività sul campo, una summa delle sue annotazioni dell’anno 2001, con mille complimenti ancora al bravo Edo per la puntualità, la costanza e l’entusiasmo messo in questo lavoro.

Torneremo presto sull’argomento con nuovi dati, curiosità e spiegazioni!



Ricerca sulla gallinella: alcuni dati

Sollecitato da Alberto e Matteo riprendo le schede di osservazione di cui mi sono servito per monitorare la presenza della gallinella d’acqua nel parco di Monza.

Nel corso del 2001 sono state effettuate 13 osservazioni che si sono svolte in tutte le stagioni dell’anno e con condizioni climatiche e meteorologiche assai diverse.

Il monitoraggio si è concentrato in punti precisi del parco, in particolare si è preso in considerazione il prato a sud della cascina molini S. Giorgio, molto frequentato dalle gallinelle come luogo di pastura.

Altri luoghi monitorati con una certa frequenza sono stati la roggia dei mulini asciutti, la riva sinistra del Lambro a valle del ponte cieco, i tratti del Lambro immediatamente a valle del ponte Cavriga e del ponte dei Bertoli.

In altri punti le osservazioni sono state del tutto casuali.

Il lavoro si è svolto il sabato pomeriggio.

Oltre a contare il numero di animali presenti nei punti indicati si è anche cercato di descrivere il loro comportamento e l’eventuale interazione con altre specie.


Data

Sito

Numero di individui

24-2-01

S. Giorgio

25


ROGGIA DEI MULINI ASCIUTTI

6


Lambro a sud del ponte delle Catene

2

11-3-01

S. Giorgio

24

31-3-01

S. Giorgio

13

14-4-01

S. Giorgio

8

16-6-01

S. Giorgio

1

23-6-01

S. Giorgio

1

7-7-01

S. Giorgio

3

11-8-01

S. Giorgio

1

18-8-01

S. Giorgio

4

25-8-01

S. Giorgio

5 (2 adulti e 3 giovani)

8-9-2001

S. Giorgio

7

17-11-01

S. Giorgio

18

30-12-01

S. Giorgio

14


È interessante constatare come, durante l’estate, il numero di individui in pastura sul prato a sud della cascina S.Giorgio subisca una significativa contrazione, probabilmente legata al periodo riproduttivo (e all’assenza degli esemplari svernanti provenienti dal nord Europa, n.d.r.).

Come si vede è evidente la ripresa numerica autunnale.

Nel prato a sud della cascina è stata osservata l’interazione della gallinella con la cornacchia grigia. Le due specie normalmente si ignorano, ma in presenza di pulcini la gallinella diventa aggressiva.

A proposito di altre specie interessanti osservate è significativo il fatto che in data 11-8-01 venga osservato un Martin Pescatore a volo radente sul Lambro, circa 300 metri a valle del ponte Cavriga.

In data 8-9-01, un Martin Pescatore viene osservato, questa volta posato su un ramo, alla roggia dei mulini asciutti


Edo

domenica 23 novembre 2008

Nel mondo degli insetti: lo Scarabeo Rinoceronte

Pubblichiamo con molto piacere a partire da oggi, una rubrica, a cura di Marco Cuconati, sugli insetti più interessanti che è possibile osservare nel Parco di Monza. Ringraziamo ancora una volta Marco per la preziosa collaborazione, e lasciamo senza ulteriori indugi la parola allo Scarabeo Rinoceronte.








Oryctes nasicornis (Linnaeus, 1758)

(Scarabeo rinoceronte)

Dimensioni: 25-40 mm
Foto da: http://zoology.fns.uniba.sk/poznavacka/Insecta2.htm


Lo scarabeo rinoceronte è un coleottero che appartiene alla famiglia dei Dinastidi, che comprende tra i suoi rappresentanti alcuni dei coleorrììteri più grandi del mondo, come il Dynastes hercules, lungo fino a 18 cm diffuso nell’America meridionale
Il nostro, più modestamente, arriva a 4 cm, ma con ciò rimane un grosso coleottero della nostra fauna con elitre chiare e lucide bruno-marrone, testa e torace più scuri. Il maschio, inconfondibile, presenta robuste protuberanze sul torace ed un lungo corno sul capo, ridotto ad un piccolo tubercolo nella femmina.

Le larve sono biancastre con zampe e capo arancioni e corpo piegato a C, come quelle di un maggiolino, ma più grandi. Si sviluppano nel terreno nutrendosi di radici oppure nei tronchi marcescenti di salici, querce, faggi e altre latifoglie. Il ciclo di sviluppo richiede circa 15 mesi.
Distribuzione e habitat: lo Scarabeo rinoceronte è presente nell’Italia continentale ed isole. Si rinviene spesso al suolo o lo si osserva mentre vola al crepuscolo, nei boschi e nei parchi. Di notte è spesso attratto dalle luci artificiali.
Periodo di attività: gli adulti si osservano da maggio ad agosto, poi muoiono. Durante la loro breve vita si nutrono di linfa che fuoriesce dalle ferite accidentali dei tronchi.

Nel Parco di Monza non è raro rinvenirlo nel periodo adatto, anche se spesso si tratta di esemplari morti, schiacciati o resti del pasto di qualche predatore
Lo scarabeo rinoceronte è un bel caso di dimorfismo sessuale, cioè di differenza tra nella morfologia tra il maschio e la femmina non direttamente legata alla funzione riproduttiva.

domenica 16 novembre 2008

26 ottobre e 16 novembre 2008: echi di autunno al Parco



Foto: Gaetano Nava, Matteo Barattieri



Un paio di uscite autunnali nel nostro Parco.



Il 26 ottobre percorro un itinerario, partendo dalla zona della Valle dei Sospiri. Autunno: stagione sempre invitante per muoversi nelle nostre lande.

Per non perdere le vecchie abitudini, decido di fare contestuamente, per dirla in burocratese, una sorta di transetto. In parole povere: percorrendo i sentieri, segnerò le specie di uccelli incontrate.




E' pieno di pettirossi: qui un esemplare fotografato alla Vasca Volano (Agrate Brianza, MI) da Gaetano Nava.



Si fan sentire dappertutto: ai pettirossi che abitano il Parco per tutto l'anno, si aggiungono in questo periodo esemplari che vengono dalle montagne e che trascorreranno qui l'inverno.


L'autunno porta mica solo un po' di pettirossi: proprio qui alla Valle dei Sospiri trovo 3 tordi bottacci. I tordi attraversano, in migrazione, il nostro Parco nel periodo ottobre-novembre. Si muovono, piuttosto irrequieti come da tradizione, tra i rami degli alberi, nelle parti alte. Nel periodo ottobre-novembre di quest'anno è stato registrato un sostenuto passaggio di tordi nel nostro paese.


Sbinocolando tra gli alberi, trovo anche un bel buco di picchio.


Dal Ponte delle Catene punto il binocolo verso il Lambro: a monte si vedono 6 anatre mandarine. Più tardi ne vedrò passare 15-20 in volo da queste parti.

Attraversato il Ponte, mi porto nel Prato Mapello; è quel prato localizzato a ridosso della sponda sinistra del fiume. Dedico un poco di tempo alle piantumazioni che recentemente hanno interessato anche questa parte di Parco.

Le piantine sembrano in buone condizioni. Una breve carrellata:


qui un pioppo....


...qui un acero.




Arrivo poi in zona Pineta. Anche qui le nuove piantumazione sembrano godere di discreta salute.



Oggi 16 novembre ho tagliato il Parco da San Giorgio alla zona di Cascina Frutteto. Niente di particolare sul fronte ornitofauna, ma alcuni dettagli meritano due righe.


Poco distante dalla recinzione del golf, area Pelucca, su un sentierino trovo, a poca distanza l'una dall'altra, ue borre. Sono state schiacciate e disgregate dal passaggio di pedoni e, soprattutto, ciclisti. Ma le loro fattezze sono ancora ben visibili.





Viste le dimensioni e l'aspetto untuoso, sono con buona probabilità di allocco. Le ossicine visibili sono di micromammiferi (topolini e affini).


In zona Fasanera (oggi Ristorante Saint Georges Premiere) sbinocolo tra gli alberi. Il ciuffo di platani che vedete nella foto e i retrostanti alberi che fanno da cornice al ristorante erano usi ospitare colombacci svernanti, di solito 15-20. Oggi, niente. Negli ultimi 2-3 anni, in effetti, il contingente di colombacci autunnali e invernali è andato assottigliandosi.



Nei prati antistanti la vecchia Fasanera provo a cercare la presenza di tordi: niente da segnalare.


Mi sposto nella zona della Frutteto. Qui, nei boschi, era un classico osservare in questo periodo tordi, cesene, e qualche frosone. Per il momento dobbiamo aspettare: il caldo di queste settimane incide anche sui movimenti dei migratori. In uno dei boschi di questa parte di Parco, trovo però un gradito dettaglio. Le foto mostrano un paio di giovani piantine di carpino.


























Interessante, anzi: corna di satanasso! Per dirla alla Carson e soci. Il carpino costituisce, insieme alla quercia, la specie base dei nostri boschi padani. Purtroppo, entrambe le essenze soffrono da parecchio tempo: malattie, disturbi antropici, inquinamento, presenza di specie esotiche importate dall'uomo...... Le gravi condizioni dei boschi rendono loro la vita difficile. Riuscire a rinnovarsi - ovvero dar vita spontaneamente a nuove piante - è per loro impresa non facile. Vedere qualche nuovo virgulto è sempre spettacolo gradito.

domenica 12 ottobre 2008

A proposito di gallinelle...


Edo, prezioso ed assiduo frequentatore del Parco, segue in particolare le sorti della simpatica gallinella d'acqua, uccello acquatico dall'inconfondibile becco giallo e rosso. In questo report relativo ad una uscita fatta ieri, Edo ci anticipa una sintesi dei dati che ha pazientemente raccolto negli anni sulla presenza della gallinella nel parco.


SCOIATTOLI ROSSI, GABBIANI E GALLINELLE
11 ottobre 2008

E’ un sabato pomeriggio ideale per un giro al parco in bicicletta: cielo sereno e temperatura estremamente mite in un inizio autunno che sembra l’ultimo scampolo d’estate.
Dal grande prato che fiancheggia il retro della cascina Frutteto arrivo nel bosco situato alle spalle della villa Mirabellino.
Sul sentierino che conduce al centro del bosco, prima della radura già descritta nelle precedenti osservazioni, SORPRENDO DUE SCOIATTOLI ROSSI, entrambi nel sottobosco, uno a sinistra e l’altro a destra del sentierino.
Si fanno annunciare dal tramestio che proviene dal fitto della vegetazione.
Osservo la rapida risalita di uno dei due esemplari su un grosso tronco e poi la veloce corsa su un ramo a circa 20 metri d’altezza: un vero folletto dei boschi.

Sono circa le 17.30 quando attraverso il pratone dell’ex ippodromo.
Rimango sorpreso dal volo di UN FOLTO STORMO DI GABBIANI.

Sul prato a sud della cascina molini S.Giorgio sostano dieci GALLINELLE D’ACQUA che dividono lo spazio con alcune cornacchie grigie.
Ne osservo un'altra che si nutre sul greto sassoso del Lambro appena a valle del ponte dei Bertoli; è quasi circondata da un numeroso gruppo di GERMANI REALI.
Anche sulla riva della roggia dei Mulini Asciutti c’è una gallinella che si nasconde fra la fitta vegetazione della riva.

Nel 2000 e nel 2001 ho monitorato con una certa regolarità la presenza di questi simpatici uccelli nel parco.
Il prato della cascina molini S.Giorgio vede una costante presenza, particolarmente numerosa nel periodo autunnale ed invernale: mi è capitato di osservare fino a 30 esemplari.
Durante la primavera e l’estate la presenza diminuisce, forse anche per la dispersione legata al periodo riproduttivo…ma su questo aspetto Matteo ed Alberto potranno essere più precisi.

Sono le 18.00 quando, a monte del ponte delle Catene, osservo due coppie di ANATRE MANDARINE che nuotano tranquille; altra specie estremamente interessante che trova nel parco una preziosa area di rifugio.

EDO

Nota: Edo fa riferimento alle variazioni stagionali della popolazione "monzese" della Gallinella. Queste variazioni sono per lo più da imputarsi al fenomeno migratorio, che vede in inverno in Italia la presenza di contingenti di gallinella che nidificano in nord Europa.

mercoledì 1 ottobre 2008

Cambio di stagione


Un’altra estate ci lascia, presentando il nuovo autunno. Non te ne accorgi in città, se non perché fa un po’ più freddo la mattina e la sera, e perché l’atmosfera è un po’ più triste.
In realtà, l’autunno è tutt’altra cosa. Stagione calda nei colori e dinamica nelle forme, sia per la flora che per la fauna. Gli uccelli sono in piena migrazione (decine di migliaia, sopra le teste dei monzese, stanno transitando ormai da agosto per guadagnare i siti di svernamento; alcuni si fermano per brevi soste, altri per tutto l’inverno), altri animali sono impegnati a far scorte di grasso per affrontare il generale inverno (che ahimè, visti i climi a dir poco miti degli ultimi anni, ha perso ormai molte stellette, riducendosi al massimo a caporal maggiore). Nelle piante caducifoglie la clorofilla sta lasciando il posto ad antociani e carotenoidi (o, più poeticamente, le foglie ingialliscono o si arrossano) prima di cadere in quelle meravigliose piogge variopinte dei giorni ventilati.
La nostra galleria di immagini si arricchisce oggi di alcune suggestioni colte da Susanna al Parco, che pubblico nella sezione "luoghi". Facendo i complimenti al suo occhio e alla sua sensibilità, mi mordo le mani per il poco tempo che il lavoro mi lascia, in questi giorni, per passeggiare e, semplicemente, lasciarmi stupire.

venerdì 26 settembre 2008

Quello strano bruco...


Mi ha portato Enrica alcune foto digitali scattate nel sottobosco (quel poco che ne resta) dell'area ex-agraria, al confine sud-orientale del Parco. Si tratta di un variopinto bruco (una larva di farfalla) del quale Enrica acrebbe gradito qualche informazione dettagliata.
L'occasione è buona per coinvolgere Marco Cuconati, naturalista ed esperto di entomologia che ha volentieri accettato di mettere a disposizione dei lettori le sue competenze in materia. Di seguito, la sua diagnosi sul misterioso bruco, del quale pubblico nella galleria fotografica (animali) tutte le foto di Enrica:

"Direi al 99,9% che si tratta di un bruco di Hyloicus pinastri L. (sfinge del pino). E' uno Sfingide (es. la Sfinge testa di morto appartiene alla stessa famiglia), famiglia caratterizzata da bruchi spesso grandi che portano posteriormente una piccola appendice a forma di corno. Il nome deriva dall'attitudine di alcuni bruchi di immobilizzarsi assumendo una posizione tipica con la testa e il torace sollevati. Il bruco della sfinge del pino si trova sulle conifere (soprattutto pino silvestre e abete rosso), presente in tutta Europa. La colorazione ha una funzione mimetica (i bruchi più giovani sono verdi con strisce giallo-bianche). Ha una generazione annuale. Il bruco completa il suo sviluppo a fine settembre e si impupa tra il muschio o le foglie della lettiera o appena sotto la superficie del suolo. L'adulto sfarfalla a giugno o luglio. E' una specie ad ampia diffusione (Europa e Asia fino al lago Bajkal)"

domenica 21 settembre 2008

Parlando di mammiferi



Sulle specie di mammiferi presenti nel Parco le informazioni disponibili sono scarse e frammentarie.
I nostri abituali contatti con i rappresentanti di questa classe sono pochi: minilepri (che hanno conosciuto una recente esplosione demografica), scoiattoli (sempre più facile incontrarli, e per fortuna non si hanno segnalazioni della specie americana, potenziale minaccia per il nostro scoiattolo rosso), qualche riccio e, la sera, qualche pipistrello. Di alcuni – volpe, mustelidi, per fare degli esempi -esistono solo sporadiche segnalazioni.
Ignoti ai più, a causa di abitudini crepuscolari o notturne, di un comportamento schivo e di dimensioni ridotte, esiste nel parco un nutrito drappello di piccoli mammiferi (topolini, crocidure, toporagni, arvicole, ghiri, talpe, …) la cui esistenza si manifesta a noi solo attraverso le tracce che lasciano: resti di alimentazione, escrementi, tane, accumuli di terra.
L’attività di studio di questi animali si basa sull’analisi delle tracce, sulla cattura mediante trappole e, più raramente, mediante l’osservazione. Non va infine sottovalutata la preziosa attività di “raccolta dati” condotta dai predatori naturali di queste specie. È nota l’abitudine di molte specie di rapaci notturni (classico esempio nel parco di Monza è quello dell’allocco) di rigettare i resti indigeribili delle loro prede in forma di borre, rigurgitate da posatoi fissi e di facile individuazione (per gli esperti). L’analisi delle borre (che contengono essenzialmente peli ed ossa, per quel che riguarda i mammiferi) permette non solo di trarre conclusioni sulle preferenze alimentari degli uccelli, ma anche sulla diversità e consistenza delle prede.
L’ispirazione per questa breve riflessione me l’ha data il gatto che frequenta la cascina Frutteto. Abile predatore, la cara felina (è una femmina) mi ha procacciato, nelle scorse settimane, ben tre arvicole in giorni consecutivi. Non sono un esperto. Mi sono limitato a fotografarle e a misurarne la lunghezza (93mm, coda inclusa), prima di lasciarle al loro naturale destino. Probabilmente si tratta di una arvicola di Savi (Microtus savii), ma sono preparato alla smentita degli esperti

domenica 7 settembre 2008

Di come i soldi potrebbero essere meglio spesi...



Ieri, 6 settembre, ho dedicato un paio d’ore, nel primo pomeriggio, ad un giro nel Parco, nella zone dell’ex-facoltà di Agraria.
Abbiamo già avuto modo di commentare i profondi cambiamenti dell’area a causa dei lavori di “riqualificazione”. Non era stato però affrontato il tema, a me particolarmente caro, dello spreco di risorse economiche causato dalla scelta di alberare con giovani ippocastani la direttrice che va dalla nuova entrata di Villasanta al ponte delle catene, in nome ripristino filologico dell’area (ovvero, riproporre esattamente il disegno originale del Parco).
Già ai tempi degli interventi (si era alla fine degli anni ’90) gli ippocastani subivano, in Italia come nel resto d’Europa, l’attacco di parassiti minatori degli apparati fogliari, che causavano il precoce disseccamento delle foglie e l’arresto dei processi di crescita delle piante. Una malattia causata da un piccolo lepidottero di origine balcanica, la Cameraria ohridella, privo di predatori naturali e, quindi, di qualsiasi meccanismo di contenimento delle popolazioni. La patologia non uccide le piante adulte ma, impedendo i processi fotosintetici, impedisce la crescita ed indebolisce le giovani essenze. Risultato? Lo vedete con i vostri occhi nelle due immagini che pubblichiamo, che ritraggono un apparato fogliare compromesso dalla malattia, ed il triste scenario di uno stitico viale per il quale, a distanza di un decennio, ci saremmo potuti legittimamente aspettare miglior sorte.
Per approfondimenti, pubblichiamo a fianco (nella sezione “Archivio articoli”) l’estratto di una dispensa realizzata dal Comitato per il Parco (www.parcomonza.org) in occasione di un recente incontro (novembre 2007) con la cittadinanza organizzato sul tema delle principali fitopatologie che affliggono il Parco. Un riconoscimento a chi ha lanciato il primo allarme, ahimè inascoltato…

mercoledì 20 agosto 2008

Le osservazioni di Edo

Edo mi sta piacevolmente abituando ai suoi brevi resoconti delle osservazioni condotte al Parco. Pubblico volentieri questa sua nuova nota, e approfitto per suggerire ai lettori e frequentatori del Parco di vigilare sui lavori di "adeguamento" del circuito dell'autodromo che grazie ai tagli di alberi previsti minacciano le sempre più labili tracce di natura da quelle parti. Io non ho ancora avuto il tempo (e, forse inconsciamente, la voglia) di andare a verificare di persona.
Il povero Bosco Bello ha già cessato di essere "bello" da alcuni anni... speriamo che almeno rimanga ancora "bosco" :-((
Alberto


EdoParco, 9 agosto 2008
Ora di osservazione: 16.15- 17.00

LUOGO DI OSSERVAZIONE: zona centrale del bosco ubicato fra la facciata posteriore della villa Mirabellino e il pratone che va a lambire la cascina Frutteto, in prossimità di una piccola radura.

Torno nel bosco in cui si è già svolta la mia osservazione del 2 agosto in uno splendido pomeriggio estivo, caratterizzato da un cielo limpidissimo e da una temperatura sopportabile con leggera brezza.
Si sente distintamente il tambureggiare del picchio, ma questa volta non riesco a vederlo.
Aspetto interessante è che in questo bosco sono presenti sia il picchio rosso maggiore, sia il picchio verde.
Anche oggi è uno scoiattolo rosso a dare spettacolo:si muove agile nel sottobosco e non sembra affatto disturbato dalla mia presenza ( peraltro cerco di restare immobile).
E’ una zona, questa, che sembra frequentata con regolarità dagli scoiattoli.
L’interesse naturalistico è notevole anche per la presenza dei due picchi e di numerosi passeriformi.

sabato 2 agosto 2008

Agosto, la natura non va in ferie...

Ricevo, e con piacere giro a voi tutti, le annotazioni che l'amico Edo ha riportato dopo una passeggiata nel Parco. Un luogo del cuore, la magia che si cela anche dietro l'osservazione di specie comuni. Ringrazio Edo e, con il suo scritto, mi congedo da voi per una quindicina di giorni.
Buon Parco a tutti
Alberto

2 agosto 2008

LUOGO DI OSSERVAZIONE: zona centrale del bosco compreso tra la facciata posteriore di villa Mirabellino e la facoltà di agraria in prossimità di una piccola radura.

ORA DI OSSERVAZIONE: 16.00 – 17.00
Per me questo bosco è una sorta di luogo del cuore ed oggi mi sorprende ancora.
Quando arrivo sembra del tutto deserto.Mi colpisce il sorprendente rigoglio della vegetazione e la ricchezza del sottobosco.Quest’estate l’acqua non è certo mancata.
In alto, fra le fronde, scorgo un codibugnolo e, contemporaneamente,si sente la risata del picchio verde.Riesco ad individuarlo: è posato su un tronco, ad una trentina di metri dal mio punto di osservazione.Tiene il becco leggermente aperto,probabilmente per il caldo.Si lascia osservare per alcuni minuti, poi scompare fra le fronde; bellissima ed inconfondibile la livrea in cui il verde è il colore dominante.
Vedo anche un colombaccio ed un vivacissimo picchio rosso maggiore che volteggia fra i rami.
Il vero spettacolo, però, lo garantiscono due splendidi scoiattoli.Si rincorrono nel sottobosco, compiono evoluzioni fra i rami.Uno di loro mi passa a breve distanza, stringendo qualcosa fra i denti che non riesco precisamente ad individuare.E’ di taglia molto piccola e mi fa pensare ad un individuo giovane.
L’altro appare significativamente più grande.
Me ne vado a malincuore dopo un’ora.
Mi sarebbe piaciuto rimanere più a lungo.
Edo

venerdì 4 luglio 2008

I merli di Fausto


Fausto dimostra un raro trasporto nell'osservazione della natura e dei suoi spettacoli. Qualche giorno fa mi ha mandato del materiale - un breve testo ed alcune foto - che raccontano di un bel rapporto tra due famiglie, di specie decisamente diverse. I miei complimenti a Fausto, e a voi la lettura nella sezione "Corso di birdwatching".

martedì 1 luglio 2008

Nuova uscita ex-corsisti

Il tempo vola ed eccomi, senza quasi essermene accorto, a scrivere su questo sito dopo una ventina di giorni di silenzio. Poco male, il Parco in questo periodo non offre entusiasmanti novità, almeno sul fronte faunistico. Ho nel cassetto parecchie chicche per i tempi "morti", ma ahimè poco tempo per dedicarmi alla scrittura.
Teniamo viva l'attenzione però con un report dell'uscita che abbiamo effettuato sabato scorso con gli ex-allievi del corso di birdwatching all'oasi dell'Alberone (vedi sezione "Corso di birdwatching)
Prossimamente, ad opera dei corsisti, troverò il tempo di pubblicare alcuni emozionanti scatti di Fausto che ha documentato l'evoluzione di una nidiata di merli, ed alcuni commenti sonori all'uscita di sabato scorso catturati da Enrica con i suoi potenti mezzi.
A presto

domenica 8 giugno 2008

Rondini: una non ce la fa!

Doverosa nota di cronaca: Enrica ha assistito ieri al crudele epilogo di molte lotte fratricide. Uno dei pondinotti della cascina Frutteto è caduto (o è stato spinto da un fratello) giù dal nido. Al termine di un volo di alcuni metri il poveretto, ancora decisamente inetto, ha trovato pronta la gatta che non si è lasciata scappare il facile boccone.
Si potrebbe argomentare sul comportamento dei genitori che, frustrati dall'incertezza tra il tentativo di salvare il piccolo e la consapevolezza di essere potenziali prede a loro volta (e quindi di non poter portare a termine lo svezzamento degli altri piccoli) hanno sostato posati sulla colonna a mezza altezza tra il nido ed il pavimento.
Proprio ieri leggevo, sull'ultimo numero di "Parchi e Riserve" a casa dei suoceri, un interessante articolo di etologia scritto dal prof. Bogliani, che faceva alcune considerazioni sul diverso comportamento dei genitori nei confronti di un predatore in funzione dello "stato di avanzamento" della covata.
Istintivamente, questi sono portati a misurare la loro audacia sull'investimento energetico già profuso e sulle probabilità di portare a buon fine la stagione riproduttiva. In altre parole, un nido con uova appena deposte ed all'inizio della stagione viene abbandonato più facilmente dai genitori davanti al pericolo, perchè tutto sommato lo sforzo fatto è stato modesto, ed è meglio rinunciare ad una difesa "a tutti i costi". Quando la stagione avanza (e quindi c'è meno tempo per fare altre covate) ed i piccoli sono in fase di svezzamento, le energie profuse dai genitori per la loro difesa sono più elevate, ed è sempre più necessario dare il tutto per tutto.
Anche questa è natura...

sabato 7 giugno 2008

E una nota sul laghetto...

...che accompagna le mie giornate in ufficio! Si tratta di un microambiente artificiale autodepurante graziosamente abbellito, nella sua componente vegetale, dalla sapienza dei tecnici della Frutteto, e che la fauna autoctona ha rapidamente conquistato. Dalla fine di aprile, il laghetto è tutto un gracidar di rane tanto rumorose quanto invisibili. Ci è voluta non poca pazienza e diversi appostamenti per riuscire, alla fine, a catturare l'immagine di una di queste, in piena attività canora, appoggiata ad una foglia di ninfea!

Pausa pranzo movimentata

Avendo il privilegio di poter trascorrere alcune pause pranzo nel giardino della cascina Frutteto, ho potuto godere, ieri, di scente alquanto interessanti. Tra uno sfrecciar di storno ed il canto di un picchio verde, i cieli del parco sono stati solcati da una pletora di rapaci in bella mostra. Due GHEPPI si sono fatti ammirare in varie acrobazie aeree ad alta quota mentre un terzo, cosa non consueta, era impegnato nel prato a nord della cascina all'inseguimento di una cornacchia. Più tardi, una banda di sette cornacchie si vendicava scacciando una malcapitata POIANA a pochi metri sopra la mia testa. La poveretta è stata "accompagnata" fuori dal parco attraverso i giardini della Villa Reale.
Ma una curiosa novità è, per me, l'aver sentito, in serata, il canto di una UPUPA che si accompagnava allo scroscio d'acqua del laghetto artificiale della cascina...

Rondini: dove eravamo rimasti...

...a fine aprile vi avevo segnalato le prime incursione ai nidi degli scorsi anni, per verificarne lo stato e dare il via alla nuova stagione riproduttiva. Mi sembra corretto aggiornarvi e condividere con voi la prima nidiata di 4 piccoli che gli indaffarati genitori stanno amorevolemente accudendo. E' bene non trascurare le sorti di questi uccelli che per vari motivi (in primis la riduzione dei siti di nidificazione) è in costante contrazione a livello europeo!
Oltre a quella qui accanto, ho caricato alcune immagini scattate ieri alla famigliola nell'album dedicato agli animali del Parco

lunedì 2 giugno 2008

Enrica e il codirosso...

Chi persevera certamente poi raccoglie... ce lo dimostra Enrica (alias Picchio Verde) che imperversa ormai nei dintorni della cascina Frutteto raccogliendo testimonianze della fauna locale.
Riprendo un commento che ha lasciato l'altro giorno ad uno dei primi post di questo sito:
"quasi ogni giorno, pausa pranzo, faccio quattro passi nel parco e oggi è stata una passeggiata molto ricca: per primo ho visto due codirossi, riconosciuti perchè Osvaldo un giorno in Cascina me li ha fatti vedere;poi sul Viale dei Tigli una coppia di pettirossi che si rincorrevano, volando abbastanza bassi e qualche volta fermandosi, nel sottobosco perfettamente pulito dove, forse, sono anche loro in pausa pranzo. Ci sono tantissimi storni che beccuzzano quà e là. Il picchio (verde, ndr) per il momento non l'ho nè incontrato nè sentito. Io persevero chissà che più in là sia fortunata".

Ieri la fortuna le ha arriso, anche se ancora non si tratta di picchi verdi, e mi ha mandato questa emozionata (ed emozionante) segnalazione:

"Oggi ho vissuto un'emozione grande:sono arrivata in Cascina e un pulcino (di codirosso) mi è quasi caduto addosso. L'ho riconosciuto, perchè come scritto l'altro giorno sul blog, Osvaldo me l'aveva fatto vedere, non sapevo cosa fare se non seguire l'istinto di salvarlo dal gatto che è arrivato immediatamente e vedeva una facile preda. Improvvisamente un Codirosso adulto (a me piace pensare che fosse la mamma) si avvicina ai cedri del Libano emettendo gridolini insoliti e si vedeva che cercava il pulcino. Poi si è posato sulla ringhiera del fienile.A questo punto mi è venuta un'idea:ho preso il pulcino l'ho messo prima sulla finestra dei volontari poi quando ho capito che la mamma l'aveva visto e lui non tremava più dalla paura perchè aveva sentito un suono famigliare, l'ho messo a metà scala e dopo due o tre trilli particolari sono partiti in volo sia il piccolo che la mamma. Forse la mia è ingenuità ma l'essermi emozionata per questo "salvataggio" mi ha reso felice".

Enrica mi ha mandato anche alcune foto (penso fatte con il cellulare) a testimonianza dell'accaduto. Ne pubblico qui un paio riferite al nidiaceo e al genitore (quest'ultima, sgranata, sembra effettivamente riferirsi alla femmina, perchè si notano le parti inferiori aranciate ma non si intravedono la mascherina nera nè la fronte bianca del maschio).
L'avventura a lietofine raccontataci da Enrica non è solo poetica ma anche, in qualche modo, didattica. A molti è capitato di imbattersi in pulcini in apparente difficoltà perchè trovati a terra spaesati e goffi. Nella maggior parte dei casi si tratta di una normale fase di "svezzamento" dei piccoli che, lasciato il nido, vengono ancora accuditi a distanza dai genitori per qualche tempo, prima che acquisiscano piena autonomia. In questi casi l'intervento umano è spesso dannoso, seppure animato da nobili intenti, e bene ha fatto Enrica a limitarsi a mettere al riparo il piccolo dalle grinfie del gatto posandolo su un piano rialzato.

sabato 31 maggio 2008

Averla piccola, importante segnalazione!

L’amico Osvaldo Tita, fotografo ed appassionato di natura a cui abbiamo dedicato una delle gallerie fotografiche qui a lato, mi ha segnalato l’avvistamento di una averla piccola (Lanius collurio) nell’area dell’ex facoltà di Agraria. Il fortunato incontro è avvenuto il 26 maggio, ed Osvaldo lo ha documentato con la foto qui accanto che ritrae una femmina. Si tratta di un avvistamento di notevole importanza, visto che la specie è stata precedentemente censita ufficialmente nel Parco, e sempre nella stessa zona, solo nel corso dell’indagine dell’associazione Faunaviva per conto dell’Amministrazione Parco del 2004, e non era stato allora possibile appurarne lo status di nidificante.

Oggi, benché il territorio non abbia caratteristiche ospitali (sono state eliminate gran parte delle siepi e dei cespugli presenti fino ai lavori della fine degli anni ‘90), l’averla piccola ha dimostrato un inusitato attaccamento all’ambiente. In questo può essere stata in parte aiutata dalla presenza del cantiere permanente lungo il sentiero che conduce al rondò del cedro del Libano (mia foto a fianco) e dalle ultime vestigia delle vecchie siepi, dove l’animale può creare le proprie dispense di insetti cacciati infilzandoli sui rami spinosi.

La segnalazione valeva un sopralluogo immediato, che Matteo ed io abbiamo condotto stamattina, di ritorno dalla vasca Volano di Agrate (ambiente meno prestigioso del Parco di Monza, ma dove il paziente lavoro della natura garantisce ospitalità a molti animali, tra cui proprio l’averla piccola). Nessun avvistamento, purtroppo (picchi verdi e rossi maggiori, un inseguimento di gheppio da parte di una cornacchia, capinere, cinciallegre e fringuelli in canto, ma niente averla, sigh), ma non demorderemo… e bravo Osvaldo!!

giovedì 22 maggio 2008

Il picchio rosso minore: gradita conferma

Segnala Riccardo Tului su un forum di birdwatchers lombardi che il 15 maggio, intorno all'ora di pranzo, ha avvistato un picchio rosso minore nei giardini della Villa Reale, presso il tempio ionico. La notizia ci è particolarmente gradita dal momento che confermerebbe la presenza di questo piccolo picchio (ha le dimensioni di un passero) riservato e poco loquace in questa zona del Parco, a ben 8 anni di distanza da un censimento condotto dal sottoscritto e da Matteo Barattieri. Tra gennaio e giugno 2000, con il metodo del playback (simile a quello adottato per il censimento dei rapaci notturni di cui ha già scritto Matteo), "battemmo" il Parco rilevando, da 42 punti di ascolto, la presenza di 4-5 territori di questa specie, riuscendo anche a seguire la nidificazione di una coppia nel Bosco Bello!
Benritrovato, quindi, e complimenti a Riccardo per la preziosa segnalazione!!

martedì 13 maggio 2008

Il cuculo è tornato

Sono stato alcuni giorni lontano dal Parco e questa mattina, alle 9.30 (ora legale) ho sentito, per la prima volta quest'anno, dalle finestre della cascina Frutteto il primo canto (inconfondibile) di cuculo della stagione. Il cuculo, uccello migratore dal noto comportamento parassita (depone infatti le uova in nidi di altri uccelli, di taglia inferiore, affidandogli l'inconsapevole ruolo di genitori adottivi) è tra gli ultimi ad arrivare dai quartieri di svernamento.
Probabilmente la mia è una osservazione tardiva, e qualcuno di voi avrà sentito il "cucù" già nei giorni scorsi. Ogni segnalazione in merito è preziosa. La gara è aperta...

domenica 4 maggio 2008

Lavori al Parco: qualche commento...

Ci scrive Daniela:

Ciao,
trovo che le protezioni blu intorno alle piantine messe a dimora (vedi "Un po' di confusione: botta e risposta sui lavori al Parco", del 24 aprile n.d.r.), essendo cosi' ben visibili, servano anche ad evitare di calpestare, magari inavvertitamente, gli alberelli.
Sono invece piuttosto perplessa in relazione alla ringhiera in ferro che e' stata posta alla sommita' della collinetta del belvedere, dove sono stati abbattuti alcuni cedri. Mi sembra davvero brutta e fuori luogo. A cosa dovrebbe servire? Se ne vedono sempre di piu' anche in citta' in posizioni che, spesso, non presentano alcun pericolo. Dubito infatti che vi siano aspiranti suicidi dalla collinetta. Avete ulteriori informazioni?
Grazie. Ciao
Daniela Centemeri


Le richieste di Daniela offrono lo spunto per parlare brevemente di due importanti opere in fase di realizzazione nella zona del parco a sud di viale Cavriga.
La prima, il ripristino della collinetta del belvedere, è consistita fondamentalmente nel ripristino della visuale prospettica del viale Mirabello dalla collinetta prospicente il laghetto della Valle dei Sospiri (a fianco, il viale Mirabello visto dal "nuovo" belvedere). Per fare ciò sono stati abbattuti alcuni cedri sul declivio nord della collinetta, e sono state effettuate potature dei filari che costeggiano il tratto iniziale del viale Mirabello. A corredo dell'opera, sono stati realizzati lavori di semina del terreno alla base del belvedere, e la famigerata ringhiera che ne circonda la sommità, forse ispirata alle stampe del Sanquirico (?). Dal punto di vista ambientale (l'asse portante del nostro blog), non ho nulla da obiettare sui lavori condotti. L'abbattimento di pochi cedri, essenze non autoctone e dall'interazione irrilevante con l'ambiente circostante, e la realizzazione della ringhiera poco aggiungono e poco tolgono al valore del sito.
Ad altre sensibilità la parola sul tema del senso estetico, filologico, ecc...


Più delicato a mio avviso il secondo intervento, condotto presso il rondò del cedro del Libano, nell'area ex facoltà di Agraria. In questo caso, il disegno originario del Parco prevedeva che dal rondò si dipartissero dieci viali, con aperture prospettiche sugli ambienti circostanti. Nel tempo, la scarsa frequentazione e la diversa "destinazione d'uso" hanno determinato la scomparsa di alcuni dei viali ad pera della vegetazione. L'intera zona dell'ex-agraria ha assunto connotazioni
"selvagge" che hanno favorito la biodiversità locale. L'area è stata poi oggetto di drastici interventi di riqualificazione con i finanziamenti della L.R. 40/95 (riduzione delle boschine, apertura di una nuova porta su via Lecco, ricostituzione di viali, piantumazione del filare di ippocastani, ecc) che hanno - ahimè - banalizzato il territorio dal punto di vista naturalistico.
L'ultimo atto è l'apertura degli ultimi 4 viali sul rondò del cedro (a fianco, in blu nella cartina). Opere, sia chiaro, ineccepibili e ben gestite dal punto di vista progettuale e realizzativo, probabilmente preziose per chi conserva l'idea di un ripristino filologico del Parco (anche se mi sembrano sempre più palesi le incongruenze tra l'obiettivo del ripristino filologico e gli ingombranti anacronismi di inizio XX secolo), ma che più di un rammarico lasciano a chi vede nel parco una potenziale risorsa per specie animali e vegetali che il territorio circostante non è più in grado di sostenere.
Alcuni anni fa conducemmo un censimento della popolazione di picchio rosso minore, specie non a rischio ma localizzata e di difficile studio. Uno dei (pochi) territori rilevati era proprio nell'area degli ultimi interventi. Che ne sarà stato?


A fianco, due dei quattro nuovi viali, sul lato meridionale del rondò del cedro (foto A.Confalonieri)