sabato 29 agosto 2009

Anatre mimetiche

Terminate le fatiche della stagione riproduttiva, le anatre sono chiamate ad un ultimo sforzo prima di affrontare l’inverno. Si tratta della muta, che in questi uccelli è completa – ovvero interessa la totalità delle penne remiganti e timoniere - e rende per alcuni giorni gli individui incapaci di volare. Il processo è energeticamente dispendioso; la temperatura corporea sale in questo periodo, causando a questi animali una vera e propria febbre che li indebolisce notevolmente. Dando un’occhiata al Lambro, in questi giorni, noterete l’apparente assenza di maschi di germano, le uniche anatre autoctone presenti nel parco. Niente paura, non sono spariti, sono proprio sotto i vostri occhi. Perduto l’abito nuziale (capo verde brillante, corpo bianco, grigio e nero con specchio alare blu-violaceo), hanno acquisito una colorazione più spenta, detta anche “eclissale”, simile a quella delle femmine, che consente loro di aumentare il proprio mimetismo stando maggiormente al riparo dai potenziali predatori.

mercoledì 26 agosto 2009

19 agosto: il ritorno della balia nera

Insieme ai primi canti del fringuello, che a Monza cominciano incerti ma puntuali nella seconda decade di febbraio, il passaggio migratorio autunnale – si fa per dire, visto che siamo in pieno agosto - delle balie nere è ormai diventato un mio solido punto di riferimento. Anno dopo anno, con matematica certezza, le balie fanno qui sosta per alcuni giorni, con particolare fedeltà alla zona dell’ex facoltà di agraria, pasturando freneticamente per costituire le riserve di grasso necessarie al viaggio verso i quartieri di svernamento. Curiosa annotazione, la migrazione di questa specie è di tipo circolare (le rotte seguite in primavera sono più orientali di quelle autunnali) e tendenzialmente differenziata tra i due sessi ed i giovani. Femmine e giovani sono i soggetti che con maggiore frequenza sembrano scegliere il parco come tappa di un viaggio di ritorno che li vede percorrere, quotidianamente, tragitti di circa 70 (ma con punte superiori a 500km). Mi avvalgo ancora una volta, a commento dei miei appunti, di una immagine catturata da Gaetano Nava presso la Vasca Volano di Agrate Brianza.

lunedì 24 agosto 2009

Osservazioni d'agosto fra bosco e fiume

Ricevo e volentieri pubblico queste note scritte da Edo relative ad una sua uscita al Parco nei giorni scorsi.

22/08/2009
Erba gialla in estensione e terreno secco rivelano con efficacia il caldo canicolare di questo scorcio d’agosto.
Nonostante ciò, nel bosco dei picchi, si sente il richiamo ed il ritmico tambureggiare del rosso maggiore.
Mentre, col binocolo, tento di individuarlo, un folletto ocra con splendida coda transita agile da un albero all’altro fra le chiome più alte del bosco.
Nella piccola bocca serra deciso una grossa ghianda o comunque qualcosa che le assomiglia molto. In un attimo si sottrae alla vista, mentre io avrei desiderato osservarlo ancora a lungo.
Picchi e scoiattoli animano questo bosco e si rivelano regolarmente all’osservatore attento e rispettoso che, in silenzio, abbia la pazienza di perlustrare i rami e le chiome degli alberi.
Poco dopo - sono le 17.15- e in un’altra zona del parco( siamo sulla riva del Lambro, appena a valle del ponte cieco), un’intraprendente gallinella d’acqua allontana decisa una cornacchia grigia che ha osato avvicinarsi troppo. Un folto gruppo di questi corvidi ha preso possesso dell’isolotto sassoso subito a valle del ponte.
Un’altra gallinella nuota in prossimità della riva sinistra: bella la livrea nera con becco rosso fiammeggiante.
Cornacchie e gallinelle vengono messe in fuga da alcuni ciclisti che transitano sul ponte, recentemente rimesso a nuovo.
Visto che la zona appare interessante dal punto di vista naturalistico sarebbe importante mantenerne la naturalità, magari posizionando un capanno per l’osservazione dell’avifauna: era un progetto di cui si era parlato con l’assessore Pollastri, negli ultimi tempi della giunta Faglia.
Uscendo dal parco mi fermo a leggere le interessantissime tabelle illustrative tratte dal bel volume di Matteo Barattieri e Marta Villa “Sentieri nel Parco”. Un modo intelligente per far scoprire le caratteristiche di questo grande parco d’Europa.
Edo Melzi

venerdì 21 agosto 2009

Il piccolo re dei pescatori

Sollecitato da Edo, che ne fa menzione nelle sue scorribande per il parco a caccia di gallinelle d’acqua, spendo volentieri qualche parola su un coloratissimo uccello che vive in stretto rapporto con l’acqua. Si tratta del martin pescatore (Alcedo atthis è il suo nome scientifico), la freccia di colore blu e azzurro brillante che, anticipata da un caratteristico sibilo, possiamo osservare sfrecciare in volo teso lungo il Lambro e la roggia dei Molini Asciutti. I toni del blu interessano in realtà il capo e il dorso dell'animale, che è arancione nelle parti inferiori del corpo e presenta striature arancioni e bianche sotto l'occhio, il becco e sul collo.
Uccello predatore legato ad ambienti acquatici, il martin pescatore trascorre buona parte del suo tempo appollaiato su un posatoio a picco sulla porzione di specchio d’acqua compreso nel suo territorio, scrutando fino ad alcuni decimetri di profondità il passaggio di piccoli pesci (generalmente tra i 3-7cm di lunghezza). Individuato l’obiettivo, il nostro si tuffa a colpo sicuro in acqua, afferra la preda con il becco e riemerge per tornare al punto di partenza, dove si sistema il pasto inghiottendolo intero a partire dalla testa. Una tecnica di caccia alternativa consiste nel ricercare attivamente le prede in volo, fermandosi ripetutamente a mezz’aria attraverso il cosiddetto “spirito santo”, per poter meglio scrutare la situazione sotto il pelo dell’acqua.
Come nel caso del gruccione, un suo parente prossimo, il martin pescatore realizza il nido scavando con il becco una galleria al termine della quale viene collocata la camera di cova. Solitamente il nido, o meglio la tana, viene scavato lungo le sponde di corsi d’acqua, stagni o bacini lacustri, con una pendenza tale da salvaguardare la camera di cova in caso di pioggia o di innalzamento del livello dell’acqua. Curioso particolare, il “martino” non ha particolare cura nella pulizia del nido durante la cova e l’allevamento dei piccoli. Si crea presto, quindi, al suo interno, un ambiente maleodorante che dissuade generalmente possibili predatori dall’avventurarsi al suo interno.

Venendo alla realtà del Parco, il martin pescatore può essere avvistato principalmente lungo il Lambro, a nord del viale Cavriga, e la roggia dei Molini Asciutti. La sua presenza, pur interessante perché indice di una buona qualità delle acque, non è sicuro indizio di nidificazione. Questa è stata tuttavia rilevata, lungo la sponda sinistra del Lambro poco dopo il suo ingresso nel Parco, da Alberto Erba nel 1996 e nel 1997, con individuazione del nido e osservazione dei piccoli su posatoi nelle sue vicinanze.
Il primo piano di un bel maschio è stato realizzato dal mitico Gaetano Nava, appassionato fotografo naturalista frequentatore della Vasca Volano di Agrate Brianza.
Inoltre, consiglio vivamente una visita al sito olandese http://www.beleefdelente.nl/ che ospita le riprese di webcam collocate all’interno o in prossimità di nidi di alcuni uccelli locali. Tra questi, anche il martin pescatore (Ijsvogel, in olandese). Ciccando sull’immagine, verrete trasferiti alla pagina a lui dedicata, dove potrete osservare le riprese in tempo reale ed alcuni filmati relativi ai momenti salienti della stagione.

Per gli appassionati dell’argomento, anche la mitologia ha riservato un posto al martin pescatore. Secondo i greci Alcione, figlia di Eolo e moglie di Ceice, ebbe l’ardire un giorno paragonare il marito a Zeus. Il re degli dei, indignato, causò la morte di Ceice in mare, scatenandogli contro una tempesta. Alcione, intuita la tragedia, lo seguì per la disperazione, annegandosi. Gli dei ebbero però pietà della coppia, trasformando Ceice in smergo e Alcione in martin pescatore. Ma Alcione faceva il nido in riva al mare e le onde lo distruggevano. Mosso a pietà, Zeus ordinò ai venti di acquietarsi nei sette giorni che precedono e seguono il solstizio d'inverno, in modo da consentire il compimento della cova. Sono appunto "i giorni dell'alcione", che non conoscono tempesta.

mercoledì 19 agosto 2009

Un crocevia di scoiattoli

Una giornata di metà agosto orribilmente calda e afosa può essere efficacemente combattuta con una passeggiata al parco. Basta percorrere per poche centinaia di metri il viale dei tigli, poi buttarsi a destra al limitare del boschetto “dei picchi”, giungere al crocevia con il filare di alberi che segnano il tracciato della vecchia roggia del Principe, sedersi e aspettare. Una volta entrati a far parte del paesaggio, gli scoiattoli perdono apparentemente la naturale diffidenza verso l’uomo e cominciano a dare spettacolo correndo indaffaratissimi per terra e per rami. Ieri mattina ne ho contati non meno di sei nel raggio di poche decine di metri, particolarmente attratti dal noce che sta proprio all’inizio del filare. Due, in particolare, dopo aver trascorso svariati minuti ad esaminare le noci cadute a terra, tenendo serrata la prescelta in bocca si danno alla fuga per nasconderla nelle dispense disseminate lungo il territorio. Un terzo, maggiormente dedito alla vita arboricola, si spinge fino alla punta dei rami del noce selezionando uno ad uno i frutti appesi, alla ricerca dei migliori.
Ad un certo punto, in questo continuo andirivieni due scoiattoli si trovano a tu per tu e si danno ad un inseguimento tanto rapido quanto rumoroso, sparendo lungo il filare che conduce alla cascina Frutteto.
È impressionante, nel generale silenzio che ci regala il parco in questi giorni, ascoltare la palpabile e quasi impertinente esuberanza di questi animali, che si manifestano con il continuo rosicchiare di noci e ghiande, con il metallico affondo degli artigli sulla corteccia del noce, con lo scuotimento dei rami su cui atterrano pesantemente dopo aver spiccato un salto.