sabato 23 luglio 2011

Parco e Biodiversità

Dopo oltre un anno di assenza, ci rifacciamo vivi con un pezzo di Edo, che volentieri pubblichiamo.

Il 2010 è stato proclamato dall’ONU anno internazionale della biodiversità. Naturalisti, biologi e semplici appassionati sanno quale importanza abbia tale concetto per la tutela della vita animale e vegetale sulla Terra, ma è decisivo che tutti siano informati in proposito proprio per poter affrontare al meglio le sfide decisive che il nostro pianeta incontrerà in futuro.

Preservare gli ecosistemi significa anche tutelare la biodiversità intesa come la varietà e ricchezza di specie presenti in un determinato ambiente.

Da questo punto di vista il Parco di Monza rappresenta un luogo decisamente interessante soprattutto per il fatto che si incunea come baluardo verde in un territorio pressoché completamente edificato.

Una visione aerea permette con efficacia di verificare quanto detto, oltre che di constatare come le aree verdi subiscano un processo di continua erosione che va arrestato con decisione, prima che il consumo di suolo si trasformi in un processo irreversibile.

Il parco alterna al suo interno boschi e prati: proprio le zone di confine e di margine fra un ambiente e l’altro sono fondamentali per la biodiversità e per la sopravvivenza di diverse specie animali.

Per questo andrebbero opportunamente tutelate e curate.

Cespugli, arbusti, siepi, offrono riparo e alimento a uccelli, rettili e insetti che determinano la ricchezza e il pregio di un ecosistema.

Altro elemento essenziale è l’acqua: il Parco è attraversato dal fiume Lambro ed in passato era solcato da un dedalo di rogge.

Quelle attive oggi sono tre, ma non c’è alcun dubbio che contribuiscano ad arricchire le potenzialità ambientali.

Si pensi alla presenza del martin pescatore che senza fiume e rogge sarebbe assente o a quella, ben più comune e familiare, della gallinella d’acqua.

Anche airone cinerino e nitticora non potrebbero comparire in un ambiente privo di un fiume.

La rana di Lataste, endemismo raro della pianura padano-veneta e presente nel parco, vive in una roggia che ne permette l’esistenza.

Va da sé che l’attenzione alla sopravvivenza di questi ambienti può continuare a garantire la sopravvivenza delle specie menzionate.

Edo Melzi