domenica 23 dicembre 2012

Il piccolo predone alato




È un rapace di piccole dimensioni, grazioso e pressoché ubiquitario: lo si trova infatti dal livello del mare fin oltre i duemila metri di quota dove caccia sorvolando le praterie alpine.
È anche estremamente comune e osservarlo non è impresa impossibile.
Si tratta del gheppio (Falco tinnunculus), il cui nome scientifico richiama probabilmente il richiamo tipico della specie, una sorta di “TI-TI-TI”: che tintinna… appunto.
È chiamato per lo più falchetto, proprio per le dimensioni ridotte che gli permettono di cacciare prede come micromammiferi, grossi insetti, piccoli uccelli.
La tecnica di caccia è assai originale e inconfondibile e viene detta dello “spirito santo”: il gheppio rimane immobile, ad una certa altezza dal suolo, battendo ritmicamente le ali e scrutando il terreno: una volta individuata la preda si lancia su di essa.
Il nostro piccolo predone riesce a colonizzare anche le grandi città. Pare infatti abbia nidificato sia a Roma che a Milano e in questi centri sceglie preferibilmente edifici storici.
Ed è proprio l’abitudine di svolgere in siti del genere le operazioni riproduttive che lo ha portato, nel parco di Monza, a scegliere un luogo assai inconsueto per collocarvi il nido: dal 2001 al 2003 una coppia di gheppi ha allevato la prole  sulla torre di controllo della RAI, struttura che agli occhi dei nostri volatili può certamente richiamare un campanile o una torre.
La sua presenza arricchisce la non trascurabile popolazione di rapaci del parco in cui domina l’allocco, elusivo ospite notturno la cui popolazione risulta decisamente consistente.
Edo Melzi

martedì 4 settembre 2012

Caccia: le vergogne francesi...

Ricevo dal bollettino del CABS (associazione internazionale antibracconaggio)
sembra quasi peggio che da noi (Brescia, isole campane, Calabria.....ecc....)
la cosa incredibile è che la polizia tutela i delinquenti....


NEWSLETTER n°6 - 2012

Gentili soci, volontari e simpatizzanti,
ieri, 2 settembre, si è concluso il secondo campo del CABS per la protezione degli ortolani in Francia. Abbiamo ampliato enormemente la portata della nostra azione. Talmente tanto che i cacciatori hanno iniziato a spararci addosso e inseguirci, bloccarci, bucare le gomme delle auto. La Gendarmeria ci ha avvisato più volte che se proseguivamo con la nostra azione (legale), ci avrebbero messo in galera per "interruzione di bracconaggio". Alla fine il prefetto ci ha rilasciato un foglio di via perché non più in grado di proteggerci dai cacciatori.
Nostra unica colpa è stato non accettare che una specie protetta venisse bracconata!!! Leggete di più al


Mentre un video sulle operazioni lo trovate qui:

venerdì 31 agosto 2012

Agosto 2012 - Nell'etere balie nere e scoiattoli



Sottofondo classicamente agostano, il suono dei richiami delle balie nere – qui sotto trovate una foto di Gaetano “Gaenava” Nava, scattata alla Vasca Volano (Agrate Brianza) – riempie l’aria. Ma quante sono? Un eventuale contatore, solo per il nostro Parco, potrebbe arrivare a fine scala. La seconda metà dell’estate è per questa specie periodo di migrazione: i loro trasferimenti verso i luoghi di svernamento interessano anche le nostre lande.





Nei giorni 24 e 25 agosto 2012 sono al Parco; mi muovo presto, già alle 6.15 varco i cancelli, aperti ben prima dell’orario canonico (nessun problema: gli addetti al servizio tendono spesso ad anticipare i tempi).

Una tappa è per me un classico: l’area a nord della Cascina Frutteto, settore che riecheggia, invero alla lontana, ambienti agricoli. Nel passato, qui, non sono mancate osservazioni e sbinocolate molto gradite. C’è mica solo il binocolo: ho con me il registratore. Ebbene sì: ci sono quelli che la macchina digitale sempre a portata, e quelli che alla ricerca di immagini e istantanee preferiscono le immersioni tra tracce sonore e mp3. Il sottoscritto appartiene alla seconda schiera.
Capitolo ricchissimo di spunti, il mondo dei suoni: per gli appassionati di fauna, comunicazioni acustiche ovvero canti e richiami.

Il registratore ha tante proprietà. Non è solo un mezzo per catturare vibrazioni dell’etere. Nossignori: obbliga anche ad aumentare la concentrazione. Non si tratta solo di individuare l’oggetto da trasformare in bit di memoria: mentre l’apparecchio è in funzione, ci accorgiamo di captare, con le nostre orecchie, dettagli e sonorità che forse avremmo altrimenti trascurato. Ci torneremo, forse, sulle pagine del blog.

Ma torniamo alle protagoniste di oggi, le nostre balie nere. In migrazione non è che abbiano un repertorio di grande respiro; insomma, sempre il classico breve richiamo, monosillabico e insistente. Basta trascorrere un poco di tempo col registratore in azione: si apre un universo. Quella che segue è una piccola antologia.
Si consiglia di ascoltare a volume alto.

Ecco il classico tik (come viene descritto dalle guide). In alcune parti della registrazione si odono due esemplari. Lo chiameremo suono 339 (dal numero della traccia).

339 copia primi 15 secondi versmp3 by MatteoB



Il relativo sonogramma è riportato qui sotto: si tratta di un grafico che ha sull’asse orizzontale il tempo (in secondi) e su quello verticale le frequenze ovvero le vibrazioni dell’aria causate dal suono (l’unità di misura è in questo caso il kHz (kiloHertz). Si consiglia di ingrandire l’immagine e di guardarla mentre si ascolta la traccia sonora.

Si consiglia di ingrandire i sonogrammi, e di guardarli ascoltando la traccia audio.





Le strisce verticali più spesse rappresentano i vari richiami; in alcune parti del grafico ne troviamo due vicine: corrispondono ai richiami di due individui. I più attenti avranno notato la presenza di tre regioni scure. Sono localizzate rispettivamente tra 11,0 e 11,5 secondi, tra 12,0 e 12,5 secondi e tra 12,5 e 13,0 secondi. Di cosa si tratta? Lo vedremo più avanti: si tratta di un suono simile ad un ronzio.


In questa traccia, un altro esemplare: il richiamo è differente dal tipico tik visto sopra; è un suono quasi bisillabico. Lo chiameremo suono 340.

340 copia primi 10 secondi versmp3 by MatteoB



Il sonogramma ci mostra i richiami: sono le quattro strisce verticali più marcate. Al secondo numero 9 appare una banda verticale più ampia: corrisponde ad un richiamo simile a un ronzio. Interessante questo suono: confesso che se il registratore non avesse obbligato ad un poco di attenzione in più non lo avrei colto.

Ulteriore inciso. Il lavoro al pc (sotto trovate riferimenti) permette a sua volta di individuare sonorità, sia attraverso il banale riascolto, sia attraverso la visione dei sonogrammi.





Questo suono invece (lo chiameremo 344) è più secco, ricorda il richiamo del picchio rosso maggiore.


344 copia primi 8 secondi by MatteoB



L’impronta sul sonogramma (riportato qui sotto) è marcatamente diversa da quanto visto finora.
Le linee verticali raggiungono frequenze più alte. 






Richiami diversi o richiami di individui diversi? Si tratta di richiami differenti emessi da individui differenti.
Eccoli assieme: 339 e 344. E controlliamo il sonogramma: il 344 è ben riconoscibile: le strisce verticali che toccano frequenze più alte. La prima parte della traccia sonora mostra il 339: ad accompagnare il richiamo il ronzio individuato sopra.


343 copia primi 19 secondi by MatteoB





Il mondo è fatto di massimi e minimi sistemi. Concediamoci qualche istante di minimalismo, le nugae di catulliana memoria. Questa registrazione contiene, al secondo 4,00, un suono che ricorda il verso di contatto di un silvide: ad emetterlo è sempre la nostra balia nera; purtroppo la registrazione non rende giustizia all’emissione sonore. Proseguendo nell’ascolto della traccia, l’orecchio individua facilmente più ronzii, visibili sul sonogramma.



351 copia primi 18 secondi by MatteoB





L’universo delle balie nere ci mostra dunque una bella varietà di richiami. Il mio quaderno di campo per questa uscita recita così:

“””””””””””””””””””
Vari tipi di richiami di balie:
- Classico tek
- Suono più prolungato, quasi bisillabico
- Suono secco (simile al richiamo di un picchio)
- Ronzio
- Suono simile al verso di contatto di un silvide
- Suono parente dei tuit dei fringillidi (non rilevato nelle registrazioni)
“””””””””””””””””””””




Correva il luglio del 2007 (credo): come sempre, ero impegnato con i campi estivi su in Valle Aurina/Ahrntal (Sudtirolo). Con un gruppo (più o meno accuratamente selezionato) avevo trascorso una nottata poco sotto la cima del Monte Lupo/Wolfeskofel, in una baracca un tempo usata da cacciatori. La mattina, un suono lugubre, proprio sotto la mia testa: roba da film dell’orrore. Uno scoiattolo piazzato tra i rami di un albero. Da allora, uno degli obbiettivi, appena avessi posseduto un buon registratore, sarebbe divenuta la cattura di una traccia sonora di questo aniumale.

L’occasione si presenta proprio il 24 agosto. Mentre ero intento a seguire le balie, strani rumori provenivano dagli aceri. Uno scoiattolo rosso, pensa te. A perfetta distanza dai microfoni.

Anche in questo caso in campionario non è dei più poveri.
A fare da sfondo, va da sé, le nostre balie (e qualche altro volatile).

Qui distinguiamo un lamento iniziale, una serie di gemiti soffocati e una latrato simile ad uno sbuffo, accompagnati dal picchiettare delle unghie sul tronco di un acero.



Red squirrel sciurus vulgaris Scoiattolo rosso Parco di Monza Park of Monza August 24th 2012 24 agosto 2012 (era file316 copia minuti 2 00 3 00 non trattati) by MatteoB




Qui distinguiamo due latrati simili a sbuffi e un gemito soffocato, oltre al picchiettare delle unghie.
Il sonogramma relativo a questa ultima traccia è più sotto.


316 copia minuti 1 35 1 50 non trattativersmp3 by MatteoB





Alla prossima.

Matteo Barattieri

giovedì 30 agosto 2012

Agosto 2012 - Siccità

Edo ci invia questo scritto.Una sua breve pagina di diario. Come sempre, lo ringraziamo.


Non ricordo di aver mai visto il parco così secco e riarso come nel pomeriggio di domenica 26 agosto.
Forse solo durante l’interminabile estate del 2003 si potevano cogliere panorami simili, di tipo algerino.
I prati sono infatti desolatamente gialli e, nei luoghi di più intenso calpestio, come alla cascina del sole, l’erba è stata completamente divorata dalla terra e dalla polvere.
Due mesi di mancanza pressoché assoluta di precipitazioni hanno lasciato il segno: non solo i prati soffrono per la mancanza d’acqua, ma anche gli alberi danno segni di stress climatico: in alcuni punti del parco le foglie appaiono prematuramente ingiallite e il vento particolarmente sostenuto di questa domenica solleva vortici di terriccio e nugoli di foglie secche.
In questa aridità scorgo un’isola di verde inaspettato: alla cascina del sole, ai piedi di un alberello, un’ape visita diligentemente un gruppo di minuscoli fiorellini azzurri che vegetano su un tappeto di erba sorprendentemente rigogliosa: probabilmente l’ombra regalata dalla pur non folta chioma ha garantito un sufficiente riparo.
Oggi comunque la temperatura è relativamente gradevole ed il caldo decisamente più sopportabile.
Il parco attende la pioggia che, secondo le previsioni, non dovrebbe tardare troppo.

Edo

sabato 7 luglio 2012

Abbiamo caricato nella sezione fotografica altre immagini scattate da Mario, questa volta relative alle numerose fioriture che si sono susseguite nel Parco. Dai bucaneve ai crochi, dai ciliegi agli anemoni, la tavolozza dei colori della natura non ci fa mancare nulla.


domenica 10 giugno 2012

Gli storni nel bambù - aprile 2012


Ormai un classico, durante le uscite notturne al Parco, negli anni. Eh sì, tra Notti della Civetta e affini, siamo passati diverse volte dal Laghetto della Villa Reale. Lungo la sponda rivolta verso la Torretta c’è una corta fascia a bambù. Ogni volta, passandoci vicino, il canneto prende  vita; si anima di rumori di ali, che sbattono tra le fronde. In alcune occasioni, quando questa fascia di vegetazione era appena più folta, l’intero gruppo di piante si muoveva ondeggiando, come un piccolo mare verde. Cosa ci sarà lì dentro? La domanda è ovvia conseguenza: curiosamente, si udivano solo rumori di ali; nessun verso. Non di rado, sagome scure sono apparse dal folto, ma al buio. Saran mica loro? La forma ricorda quella del merlo, ma questa specie non ha l’abitudine di radunarsi in dormitori notturni. Quest’ultima espressione indica un fenomeno comune a molte specie di uccelli: radunarsi per la notte assolve più funzioni: protezione e difesa da freddo e da eventuali nemici, possibilità di scambiarsi informazioni.
Torniamo al nostro canneto e ai suoi frequentatori notturni. L’ipotesi più probabile è che siano loro: gli storni. Occorre verifica. Una sera d’aprile mi porto in zona, a ridosso del tramonto. Crepuscolo, alba: due momenti della giornata in cui gli uccelli sono particolarmente attivi: canti e richiami riempiono l’aria. E si sentono: merli, capinere, picchi; dal Laghetto, paperame vario.
Mancano loro: i frequentatori notturni del bambù. Intorno alle 19.15 – ora solare, ovviamente, in natura l’ora legale non esiste – si odono i primi suoni dei nostri protagonisti. Si avvicinano al piccolo canneto, senza ancora addentrarvisi. Quando si inoltrano nel fitto del bambù, lo fanno piombando dall’alto: la prudenza non è mai troppa.
I richiami sono inconfondibili: sono loro, gli storni. La foto, di Edoardo Viganò, ne mostra uno, con le picchiettature tipiche dell’abito invernale.


Il 26 aprile provo ad effettuare qualche registrazione, durante una delle uscite notturne, protagonista una delle classi terze dell’Oggioni di Villasanta. Il risultato non è malvagio.

Certo, lo sbattere d’ali non manca di inquietare. Un orecchio attento può cogliere anche qualche brevissimo richiamo.

Matteo Barattieri

sabato 2 giugno 2012

E il Laghetto dei Sospiri si fece plastico – Le Prime SA del Frisi ripensano un angolo del Parco

(Immagini realizzate dalle classi partecipanti)

Una volta tanto partirei dal finale, a dispetto di una mia classica idiosincrasia per conclusioni e punti di arrivo: per abito mentale, mi trovo sempre a preferire il durante, il procedere e il divenire.
Ma i ragazzi e le ragazze delle classi prime SA del Liceo Frisi di Monza meritano questo e altro. E ricevere complimenti da un ex-zucchino come il sottoscritto non è roba da poco. Gli apprezzamenti per il lavoro svolto vanno naturalmente estesi alle docenti coinvolte, su tutte la coordinatrice del progetto, prof.ssa Manara.
Veniamo al sodo. I lavori svolti da studenti e studentesse sono roba di sicura qualità. Su tutti, verrebbe da dire, i plastici della 1A, realizzati in pochissimo tempo e con mezzi recuperati alla buona. 




Ma sarebbe far torto alle altri due classi che han partecipato al progetto svolto da Centro Ecostudi in collaborazione con l’Ufficio Ecologia del Comune di Monza nel corso di quest’anno scolastico. Le presentazioni han fatto tutte, indistintamente, la loro porca figura. Mica solo per finezze e ritocchi grafici. Nossignori: stimolati ad analizzare con sguardo attento e atteggiamento critico e propositivo la zona del Laghetto della Valle dei Sospiri, i partecipanti e le partecipanti hanno prodotto interessanti ipotesi di interventi e dato vita a vivaci dibattiti.

Tra marzo e aprile 2012 l’area suddetta si è fatta scenario di misurazioni e osservazioni di campo. Obbiettivo: comporre una fotografia dell’esistente per individuare possibili progetti di riqualificazione. Dotati di bindella e sezione della CTR (Carta Tecnica Regionale), i nostri han percorso le sponde del Laghetto e il tratto di Roggia Pelucca posto a valle dello stesso e riempito dalle sue acque. Le cronache narrano di misurazioni e altri dati presi con cura ai limiti del maniacale: profondità, larghezza dell’alveo, presenza di materiali in acqua, andamento della corrente, situazione delle sponde, condizioni dei manufatti… Gli aspetti biologici? Rimandati al prossimo anno, essendo il progetto di durata biennale e non prevedendo il programma didattico delle prime tali argomenti. Il taccuino registra anche una partecipazione corale, cui nessuno si è sottratto. 




L’area di interesse, credo, è sufficientemente nota a frequentatori e paladini del nostro Parco. Vi si accede da uno degli ingressi più romantici: il cancelletto delle Grazie Vecchie, luogo amato da sportivi e non solo. Il Laghetto della Valle dei Sospiri riceve le acque che escono dal più famoso specchio abitato da cigni e affini, nei Giardini della Villa Reale. A valle del Laghetto si trova una chiusa che forma una cascata; qualche ardimentoso ha tentato, con successo, di misurarne la portata. 



L’acqua va così a riempire, per un tratto, una Roggia, la Pelucca: si ha un ecosistema di grande pregio, che ospita la Rana di Lataste, anfibio endemico dell’area padana e ormai confinato in pochi siti. Varrebbe la pena, a proposito, di verificare l’effettiva consistenza della popolazione del Parco, che ha il suo unico luogo di presenza proprio qui. Ma queste sono altre storie. 


Sulle mappe (sotto un esempio) vengono via via riportati i punti di osservazione e misurazione. L’elaborazione dei dati viene svolta anche attraverso grafici.


Il Laghetto non manca di ispirare soluzioni curiose e improvvisate per effettuare le misurazioni: lunghi rami raccattati nella boscaglia permettono di ottenere la profondità dello specchio d’acqua…

….oppure di valutare la situazione della Roggia.


L’argine artificiale merita a sua volta adeguata attenzione.





La fase 2 prevede la stesura di proposte di intervento. Le annotazione delle tre prime (1A, 1B, 1C) non mancano di tratti comuni. La sistemazione degli argini e delle sponde, in alcuni punti un poco malandati, su tutti. Non basta: la discussione verte anche sulla possibilità di rendere più naturali le rive, spunto sicuramente interessante.
La presenza di qualche rifiuto suscita lamenti, anche se bottiglie e affini sono invero poca roba. Nasce l’idea di dar vita a giornate di pulizia dell’area aperte ai cittadini. C’è anche chi si spinge oltre: organizzare un gruppo di volontari che si prenda a cuore questa parte del nostro Parco. Non  male, non male. 




Molto gettonata la staccionata del Laghetto, che risente di anagrafe e vicende meteorologiche: tutti sono concordi sulla necessità di aggiustare i tratti in disordine.

Il dibattito si vivacizza sulla sorte complessiva del sito. Luogo a vocazione più spiccatamente naturalistica oppure angolo più marcatamente dedicato a visitatori e a svaghi a carattere culturale e paesaggistico? La chiosa dello scrivente puntualizza come la prima ipotesi sia più adeguata alla situazione complessiva del Parco e al valore dell’area. E occorre, va da sé, fare i conti con le disponibilità finanziarie.
Andando nel dettaglio, si discute anche di possibili misure che vadano a toccare alcuni aspetti idraulici: accelerare la corrente o lasciare la situazione attuale? La presenza di importanti emergenze faunistiche (vedi sopra) fa propendere, nota sempre dello scrivente, per un mantenimento dello status quo, ma è giusto registrare come qualcuno suggerisca di far correre maggiormente le acque nella Roggia per garantire una più adeguata ossigenazione ed evitare l’accumulo di detriti.
C’è anche chi si spinge oltre e vorrebbe il recupero della piccola chiusa posta sulla riva della Pelucca, per portare acqua al vicino prato. L’ipotesi ha, al momento, poca possibilità di attuazione – destinare fondi al progetto significa dirottarli da altre situazioni di maggiore urgenza e aumentare le portate in gioco ha ulteriore incidenza economica –  ma non manca di fascino.

La chiusura è dedicata ancora ai plastici della 1A. L’appuntamento è per il prossimo anno scolastico, quando le attività saranno dedicate ad aspetti biologici. Con i ringraziamenti d'obbligo per docenti e alunni/e.



Matteo Barattieri

domenica 20 maggio 2012

Un nuovo occhio sul Parco di Monza

Pubblichiamo, nella sezione fotografica dedicata agli animali del Parco, alcune belle immagini scattate da Mario Cerchiai, pensionato amante della fotografia che ci scrive di avere da poco iniziato a cimentarsi in immagini di flora e fauna del Parco di Monza. Le foto sono davvero belle, e invitiamo Mario a continuare a mandarci le sue immagini, e di coltivare la sua (e la nostra) passione per il nostro Parco.
Complimenti

giovedì 5 aprile 2012

Sulle rive del Lambro: l'Oasi Ambientale di Legambiente a Piazza Castello con le parole degli alunni


Sulle rive del Lambro

Divaghiamo, divaghiamo… Per dirla con l’Edo Melzi, ricordiamo che il Lambro è il fiume che passa attraverso il Parco. Occuparsi di Lambro ha in ogni caso significato all’interno del blog. E a trattare del nostro fiume sono state diverse classi di Monza, impegnate in un progetto coordinato e finanziato dall’Ufficio Ecologia del Comune di Monza, e realizzato da Centro Ecostudi. Scenario delle uscite: l’Oasi Ambientale di Legambiente di Piazza Castello, a Monza. Il progetto didattico ha avuto proprio nell’uscita sul territorio il suo momento centrale; gli alunni hanno raccolto dati e osservazioni, successivamente ordinati e organizzati in relazioni che hanno toccato vari aspetti della piccola area protetta monzese, la cui nascita si deve ad un’idea di Atos Scandellari, presidente del circolo locale di Legambiente.

I testi che seguono sono stati redatti di alcune delle classi che hanno operato durante il presente anno scolastico. Le foto sono opera di alunni della 1°C della Secondaria di Primo Grado “Leonardo Da Vinci”.



La 1°C della Secondaria di Primo Grado "Leonardo Da Vinci" di Monza

Nella foto: il ponte ferroviario sul Lambretto visto dalla confluenza Lambro - Lambretto

Dove si trova

L’Oasi si trova in Piazza Castello a Monza, vicino al Binario 7 e alla Rinascente. Bisogna attraversare un parcheggio per accedere all’Oasi da un cancello. Normalmente è chiuso, in quel caso rivolgersi a Legambiente o a Matteo Barattieri (3494308028).

Descrizione

All’Oasi di Piazza Castello troviamo un luogo accogliente, con molta fauna e flora.

All’ingresso si intravede un ponticello che collega ad un’”isola”, circondata dal Lambro; sulla destra, sulla riva del fiume, c’era un tempo un mulino, del quale è rimasto solo l’edificio.

Più a monte, è presente una vecchia scalinata, sulla quale è incisa una data: 1739. Sono anche presenti altre incisioni, delle quali non si conosce il significato.

Il Lambretto e il Lambro formano una cascata. Qui l’acqua è inquinata; infatti ci sono pochi animali acquatici (invertebrati). Alle spalle si trova la ferrovia.

Sull’isola è stato costruito un capanno per le osservazioni ornitologiche: il luogo favorisce la sosta di volatili che approfittano dell’acqua per bere e fare il bagno.

Tanto tempo fa c’era una fabbrica tessile, che utilizzava l’acqua del Lambro.

Infine, dal Lambretto partiva un tempo un sistema di rogge, situato a ridosso della fabbrica. Più a sud, nella zona della Cascinazza un importante reticolo di canali e rogge, derivati dal Lambro, veniva utilizzato per scopi agricoli.

Attività e divieti

Per andare all’Oasi di Piazza Castello bisogna vestirsi in modo comodo; è consigliabile mettere scarpe da ginnastica. Volendo attraversare il Lambro bisogna usare degli stivali o portare un cambio, perché si rischia di bagnarsi.

Per l’organizzazione dell’escursione è necessario portare: una macchina fotografica, un barattolino di plastica con cui osservare gli animali, e, infine, una mappa.

Entrando nell’Oasi si può percorrere un ponte che permette di arrivare all’isola; esplorandola si possono trovare cosa molto interessanti come la cascata che si è formata grazie alla confluenza del Lambro con il Lambretto. Spostando lo sguardo possiamo vedere un manufatto a forma di scalinata; oltre al Lambro troviamo una roggia abbandonata.

Animali e piante

Nel Lambro o vicino al fiume ci sono molte specie animali.

Chironomidi. Sono insetti che somigliano alle zanzare. Le loro larve somigliano a dei veri e vivono nelle acque dei fiumi; la grande quantità di emoglobina permette loro di respirare.

Sanguisughe. Le sanguisughe hanno la capacità di cambiare facilmente la forma del loro corpo gonfiandosi quando sono piene. Passano molto tempo sotto rocce e sassi VERIFICA. Si nutrono di sangue o di piccoli animali.

Tricotteri. I tricotteri somigliano a delle farfalle solo che hanno un paio di ali in più. Vivono vicino alle zone d’acqua, mentre le larve compiono il loro sviluppo in condizioni subacquee all’interno di conchiglie costruite con rametti e altro materiale, che servono a proteggersi da pesci o altri predatori.

Lombrichi. I lombrichi hanno un corpo cilindrico rivestito da una pellicola. Vivono sottoterra e si nutrono di resti vegetali. Così come le sanguisughe, appartengono alla famiglia degli anellidi.

Piante. All’Oasi di Piazza Castello si possono trovare diversi tipi di alberi tra cui:

- Salici. Sono tra le specie più importanti che crescono lungo i corsi d’acqua.

- Pioppi. Tra le piante più tipiche del paesaggi lombardo.

- Ontani. Piante tipiche delle zone umide; hanno forma conica.

- Bambù. Piante a forma cilindrica, molto strette e lunghe.




Una fabbrica dismessa su sponda sinistra del Lambro.
Il ponte pedonale all'ingresso dell'Oasi.


La 1°B della Secondaria di Primo Grado "Leonardo da Vinci" di Monza

Perché è stata creata l’Oasi e a chi è stata affidata

L’Oasi è stata creata dal circolo locale di Legambiente, per proteggere un angolo di Monza: territorio, flora e fauna. L’associazione la gestisce. L’Oasi è nata nel 2005.

Le sanguisughe

Le sanguisughe sono degli invertebrati, fanno parte degli anellidi. Sono costituite da tanti anelli; si muovono accorciandosi e allungandosi. Hanno due ventose; nell’estremità più sottile si trovala bocca. Presentano una cuticola, ovvero una pelle elastica e robusta che serve a respirare. Si trovano in luoghi umidi e sotto le rocce. Sono carnivore, si nutrono di sangue e piccoli insetti.

Sono provviste di: tubo digerente, apparato respiratorio, un vaso e un cuore primitivo, sistema nervoso, sistema escretore (formato da tanti tubicini), sistema muscolare (formato da fibre), apparato respiratorio, apparato riproduttivo (riproduzione per via sessuata).

Piante

All’Oasi abbiamo visto varietà di piante. Tra queste, l’ontano, tipico delle zone umide. Ne esistono varie specie; tutte hanno in comune: frutti (piccole pigne verdi), amenti maschili (allungati) e femminili (più piccoli e ovali). I salici sono tra gli alberi più importanti delle zone d’acqua; crescono lungo le rive dei fiumi e dei laghi. I pioppi sono tipici alberi della pianura padana; hanno fiori penduli. I frutti liberano semi lanuginosi. Vengono piantati in filari.

Esaminiamo le acque

Il pH

Mettiamo 10 ml di acqua in una provetta. Mettiamo poi 5 gocce di reagente. Tappiamo la provetta e agitiamo. Quando il liquido ha raggiunto una colorazione uniforme, si confronta con la scala cromatica.

Il risultato per l’acqua del Lambro è stato 7.2 (acqua quasi neutra)

Per l’acqua della Roggia della Villa Reale: 8.0 (basica)

Acqua del Lambretto: 8.4 (acqua basica)

Il KH

Mettiamo 5 ml nella provetta. Aggiungiamo 1 goccia di reagente, tappiamo e agitiamo. Continuiamo così, aggiungendo una goccia alla volta, finché l’acqua non diventa gialla. Dividiamo il numero di gocce per 2, e otteniamo così il KH.

Risultato per l’acqua del Lambro: 12.

Acqua della Roggia della Villa Reale: 9.

Acqua del Lambretto: 11.


La mappa realizzata dalla 1°B.

I manufatti
Appena entrati, si può intravvedere un piccolo ponticello usato per raggiungere l'altra sponda del Lambro. Proseguendo possiamo osservare il letto del Lambro, e già si sente lo scroscio della cascata poco distante.
Il Lambretto confluisce nel Lambro. Proseguiamo con il nostro percorso: si arriva ad una traversa. Si tratta di un'opera in pietra, sulla quale è incisa una data: 1739.

Attività da svolgere
Entrati all'Oasi, abbiamo visto molti animali, come le capre, gli uccelli, e, nell'acqua, le sanguisughe.
Noi avevamo il compito di raccogliere tutto ciò che era diverso dal solito, per esempio le piante gelate o le sanguisughe. Quando ci siamo seduti su giganteschi blocchi di Ceppo Lombardo abbiamo notato che c'era una data: 1739. Una pozza d'acqua era ghiacciata: abbiamo spaccato la lastra di ghiaccio, e abbiamo notato che era spessa più di 2 cm. Abbiamo poi notato la cascata e il ponte ferroviario.
Abbiamo portato:
- stivali di gomma
- scarpe, pantaloni, maglietta e calze di ricambio
- giaccone pesante, sciarpa, cappello e guanti
- quaderno
- contenitore di plastica
- macchina fotografica
- zainetto con merenda


I divieti
- lasciare rifiuti in giro
- buttare cose nel Lambro
- entrare nelle fabbriche dismesse
- strappare foglie e germogli dalle piante
- uccidere gli animali
- non inquinare


L'Oasi è importante non solo dal punto di vista paesaggistico ma anche storico e ambientale. E' un luogo gradevole, presenta manufatti del 1700. La presenza di un'area chiusa e protetta può favorire la sosta dei volatili. Per tutti questi motivi è importante che chi visita l'Oasi si comporti in modo rispettoso.


Interviste ai nostri compagni
La gita è stata bella e ci torneremmo volentieri. Ma faceva freddo. Abbiamo imparato dove si trovano le sanguisughe e che genere di insetti vivono nel fiume.
Per migliorare il luogo bisognerebbe mantenerlo pulito. Ci vorrebbero più animali: cigni, oche, papere...
Non ci sono piaciute le troppe bottiglie e lattine; a volte l'acqua del Lambro aveva della schiuma.


La classe 1°C della Secondaria di Primo Grado "Anna Frank" di Monza

Il paesaggio

In questa gita abbiamo visto:

Diramazione del Lambro: Lambretto

Pozze ghiacciate

Ponte

Canne di bambù

Pezzi di legno

Ferrovia

Scalinata con data incisa (1739)

Capanno

Diversi tipi di alberi

Ghiaccio

Fabbrica

Mulino

Case vecchie

Sanguisughe

Massi

Cascata. A valle della ferrovia c’è una cascata artificiale; ha un piccolo dislivello, ed è artificiale: le sponde sono in cemento.


Animali trovati nel Lambro

Sanguisughe. Sono molto simili a dei vermi e sono di colore marrone. Hanno delle ventose davanti e dietro che utilizzano per muoversi. Una delle due ventose è in corrispondenza della bocca e aiuta a succhiare il sangue. Le abbiamo cercate all’Oasi. Per trovarle, abbiamo dovuto alzare dei sassi immersi nell’acqua. Abbiamo provato a metterle in barattoli, prendendole con le mani. Io e i miei compagni le abbiamo portate a casa nostra, anche se dopo un po’ alcuni le hanno liberate di nuovo. Un mio amico ne ha 3 e ,e sta tenendo sotto osservazione per capire i loro comportamenti.

Pesci. Una pozza si era ghiacciata e sotto la lastra di ghiaccio abbiamo intravisto pesci di varie specie: pesci rossi, barbi….

Ci sono poi altri animali. I chironomidi: si tratta di insetti molto simili alle zanzare, dalle quali si differenziano per la presenza di un torace gibboso e, nel maschio, di antenne poiumate. I tricotteri presentano somiglianze con le farfalle, dalle quali si differenziano per le ali, presenti in 2 paia, porive di scaglie e per l’assenza della spirotromba (un lungo tubo arrotolato).

Elementi antropici

All’interno dell’Oasi ci sono elementi antropici, quali: la scalinat,a fatta in materiale resistente, sulla quale è incisa una data: 1739.

La scalinata veniva usata come sbarramento per regolare il flusso delle acque.

Altro elemento è il ponte, costruito in materiale resistente, utilizzato per passare da una sponda all’altra. Un altro ponte è invece riservato alla ferrovia.

In questa zona passava il vecchio confine di Monza, di cui sembra siano tracce alcune strutture un mattoni.

Le attività

Esplorazione dell’Oasi, fotografare, cercare le opere antropiche, cercare animali, analizzare campioni di acqua, osservare l’ambiente, raccogliere dati.

Siamo partiti da scuola alle 8.00, siamo arrivati davanti all’Oasi verso le 8.30 e ci siamo cambiati le scarpe. Siamo entrati e ci hanno diviso in gruppi per svolgere le attività: cercare gli animali, cercare elementi antropici, fare la piantina dell’Oasi. Per cercare gli animali, bisogna entrare in acqua e alzare i sassi: così si possono trovare le sanguisughe. Però ci abbiamo messo un po’. Abbiamo trovato una data incisa: 1739.

Noi ci poniamo molte domande:

1) Perché nel Lambro ci sono pochi pesci?

2) Cosa rappresenta l’associazione Legambiente?

3) Perché nel fiume ci sono le sanguisughe e non i coccodrilli?


La mappa della 1°C (Anna Frank)


La cascata artificiale a valle della confluenza Lambro - Lambretto
La traversa di epoca austriaca.


La classe 5°B della Primaria "Tacoli" di Monza

Cronaca: visita all’Oasi lungo il Lambro

Chi? Gli alunni della classe 5°B della Scuola Tacoli.

Quando? Venerdì 27 gennaio 2012.

Dove? All’Oasi di Piazza Castello lungo il Lambro.

Che cosa? Progetto di Educazione Ambientale – Acque a Monza: un percorso di ecologia alla scoperta del nostro territorio.

Perché? Per conoscere una zona della nostra città non accessibile a tutti.

Noi alunni della classe 5°B della Scuola Tacoli siamo andati, venerdì 27 gennaio 2012, a visitare l’Oasi di Piazza Castello lungo il Lambro.

Le nostre insegnanti hanno aderito ad un progetto di Educazione Ambientale (Acque a Monza: un percorso di ecologia alla scoperta del nostro territorio. Siamo andati così a conoscere una zona della nostra città non accessibile a tutti. Il terreno in questa zona è costituito da materiali di origine alluvionale, depositati nel tempo dal fiume.

Nel 1739 (la data è indicata su uno dei gradoni) gli Austriaci hanno costruito uno sbarramento a gradoni per governare il corso del Lambro. Questi gradoni sono fatti con un materiale molto antico: il Ceppo Lombardo, una delle rocce tipiche della nostra regione. Si tratta di una roccia fluvioglaciale, formata cioè dai corsi d’acqua che si originavano dai ghiacciai. I ciottoli sono pressati in una massa di argilla e sabbia.

All’Oasi, il Lambro e il Lambretto si riuniscono dando forma ad un’isola. L’isola è ricoperta da una vegetazione tipica delle zone d’acqua: salici, ontani, pioppi..

Siamo poi andati ad esplorare le rive del fiume, trovando, dove l’acqua era più ferma, le sanguisughe attaccate ai ciottoli. Dove la corrente è più forte abbiamo osservato larve di tricotteri.



La mappa realizzata dalla 5°B (Tacoli, Monza)
La fabbrica dismessa