domenica 26 gennaio 2014

26 gennaio 2014 - Un merlo palombaro al Parco di Monza



foto: Massimo Brigo

23 gennaio 2014. Merlo acquaiolo: prima segnalazione per il Parco di Monza. La specie doveva alla fin fine apparire anche nel nostro Parco, viste le osservazioni recenti (inverno 2012-2013 le più fresche) nella zona di Canonica. Fin qui le scarne note, da addetti ai lavori. Professionisti e dilettanti, tecnici e praticoni: i soggetti del settore – quelli addentro alle segrete cose, per dirla con l’Alighieri – costituiscono comunque una nicchia. È il caso quindi di rendere edotto anche il resto del popolo.
Il merlo palombaro, dunque: il nome fa riferimento al colore scuro di buona parte del manto. In realtà, le affinità tra merlo acquaiolo e merlo si fermano qui. Come mostra la foto – scattata in condizioni non propriamente ottimali sul Lambro nel nostro Parco – il petto dell’acquaiolo è candido. Autore dell’istantanea è Massimo Brigo che, insieme a Italo Magatti, mette anche la firma sull’osservazione. Animale spettacolare e affascinante: passa la sua esistenza lungo i corsi d’acqua, anzi dentro i fiumi, tanto da costruire i suoi nidi anche dietro le cascate. Per nutrirsi, si immerge, e qui viene il bello: sotto la superficie, il nostro non nuota propriamente ma si sposta muovendo le ali come se fosse in volo. Gli occhi sono ben aperti, grazie ad una membrana trasparente che li protegge. E che permette all’animale di individuare le prede, in genere piccoli insetti e larve, e anche piccoli pesci.

Va da sé che la specie gradisce acque trasparenti e di qualità decente. Un piccolo segnale di ulteriori miglioramenti per il nostro Lambro? Possiamo dire di sì. Certo, tornare alle glorie di qualche decennio fa è impossibile, troppi gli abitanti localizzati lungo un fiume dalle portate purtroppo modeste e quindi non proporzionate alla popolazione del bacino. Ma godiamoci comunque la notizia.
Potrebbe nidificare? Si chiederà qualcuno. In realtà, l’areale di nidificazione italiano della specie è soprattutto confinato agli ambiti montani, ovvero a quelle zone dove è più facile trovare acque ancora in buone condizioni. Nel nostro caso, possiamo parlare di una presenza invernale: durante la stagione fredda, il palombaro si porta regolarmente più in basso, tanto da essere facilmente visto sulle rive del lago più bello del mondo, il Lario. Va ricordato però che in Lombardia nidifica anche nelle lande pedemontane, ad esempio sull’Adda a sud di Lecco.
Chissà, sarebbe un colpaccio per il nostro Parco.

Un grazie a Italo e Massimo per la segnalazione.

Matteo Barattieri

lunedì 13 gennaio 2014

10 gennaio 2014 - Uno sciame di gabbiani e altre storie ovvero conteggio acquatici svernanti (IWC) 2014


Gennaio anzi, più o meno, metà gennaio: appuntamento fisso per tanti binocoli, in Italia e nel mondo. La sigla di riferimento è sempre quella: IWC (International Waterbird Census). L’acronimo fa riferimento ad un conteggio che coinvolge a livello generale migliaia di rilevatori (più di 15mila), appassionati e universitari, dilettanti e professionisti. Il censimento si svolge dal 1967 – ormai siamo a oltre 25mila località in più di 100 paesi –, con lo scopo di ottenere una fotografia della situazione degli uccelli acquatici. Oltre che per le intuibili ricadute a livello scientifico e conservazionistico, i dati sono importanti, ahinoi, per determinare le quote di individui abbattili per le specie cacciabili.




E il nostro Parco? C’è, c’è. Dal 2002, le zone acquatiche del gioiello monzese sono inserite nella rete mondiale: Laghetto della Villa Reale, Laghetto della Valle dei Sospiri, tratto di Lambro. Anatre, gallinelle, gabbiani, aironi: negli anni si sono snocciolati dati e cifre. Il periodo prescelto è sempre il cuore di gennaio (per il 2014, esempio, tra il 10 e il 26): è la fase dell’anno in cui gli uccelli tendono a limitare i propri movimenti.

Il 10 gennaio, la mattina, parto, come consuetudine, dal Laghetto. Avere qualche ora libera in settimana è, in questo caso, ottima risorsa. Di solito, è la domenica e il sabato che i visitatori affezionati alle nostre papere si dirigono verso il Laghetto; dare da mangiare ai pennuti potrebbe essere anche una cosa carina, ma rende il compito di noi censitori più complesso. Le anatre si ammassano e si agitano: il conteggio diviene più difficile.

Dice: ma quanti acquatici vuoi ci siano al Parco di Monza? Non siamo mica al Delta del Po, o sui nostri laghi. Corretto. Ma la mania di perfezione diventa in questi ambiti fattore decisivo. E poi è il Parco, eterna passione del sottoscritto: un dato naturalistico in casa propria deve essere raccolto al meglio. È sfida di nervi, prima di tutto: non sbagliare un numero, evitare di far involare le anatre (lungo il Lambro, questo timore accompagna l’attività fino alla fine), non trascurare fino al più nascosto angolo.


Al Laghetto, dunque. Uno sciame di gabbiani comuni si muove a pendolo sopra lo specchio d’acqua. Saranno almeno 200, penso. Lascia stare le stime: armati di sana pazienza e conta. Mica semplice: si muovono di continuo, malnati. Alla fine, l’ipotesi di partenza non era campata per aria: il totale fa 204. Numero da primato per il nostro Parco. Come molti sanno, dalla metà degli anni 2000, la specie ha fatto la sua comparsa nella nostra città; si tratta di normali movimenti stagionali e periodici che caratterizzano questo gruppo di uccelli, ma ne riparleremo. Sui taccuini dei conteggi svernanti, il gabbiano comune viene invece registrato solo dal 2012.

gabbiano comune

Da tenere d’occhio sono le coloratissime mandarine. La popolazione monzese, ebbene sì, è per numeri una delle maggiori d’Italia. Tanto per dare un’idea, le acque del Parco ospitano ogni anno il 90% e oltre delle mandarine svernanti in Lombardia. Il numero finale si ferma a 21 (tra laghetti e fiume). I fasti del 2007 (48 individui) sono lontani.


anatra mandarina

Ed ora, il fiume Lambro. Passo felpato, andatura calma. Se si involano le papere, è un dramma: significa rischiare conteggi doppi. Ogni anno, mi scopro a lanciare messaggi ai nostri pennuti: brave, state ferme…non muovetevi… e compagnia cantante. Un’incognita è anche rappresentata da corridori e ciclisti che si muovono lungo le sponde. Ma le anatre, e gli uccelli in genere, temono di più il cambio repentino di ritmo, a dire il vero.



Poca roba in giro, come confermeranno i conteggi dell’11 gennaio tra Lario e Laghi Briantei. Il totale dei germani reali (l’anatra più nota e comune) si ferma a 83, battendo i primati negativi del 2011 e 2013 (rispettivamente 119 e 120). Ci sono poi le anatre germanate: si tratta dei germani coi colori pasticciati, risultato di incroci voluti dagli umani: sono 7 in tutto.
Un solo airone cenerino, 2 cormorani, 8 gallinelle d’acqua. E poi il cigno, le oche domestiche (4), le anatre domestiche (4), le curiose oche cignoidi (2) del Laghetto della Villa Reale.
A breve, entro la data di consegna dei dati, il tutto si trasformerà in numeri, aridi e freddi ma minga tropp. Per la gioia di Violetta Longoni (Università di Pavia, coordinatrice lombarda per l’IWC). Per il vostro censitore, il ricordo di belle ore trascorse al Parco, con il sottile ingrediente del brivido e della (in questi casi sacrosanta) tensione.



Matteo Barattieri