sabato 13 giugno 2020

9 giugno 2020: e la Pelucca riprese a scorrere


Piogge sostenute, nella prima fase di questo giugno 2020.
Stai a vedere che....
Qualcuno se lo chiede sulle classiche pagine Facebook monzesi, anzi sulla sempre attiva Sei di Monza se...

Sei di Monza se... ti domandi se la Pelucca si è riattivata. E la nostra Roggia non ha mancato l'appuntamento.

E' il 9 giugno, la brava Carola Besana - con lei la altrettanto brava Bruna Rovelli: una coppia  di frequentatrici del Parco molto attiva tra il Ponte dei Bertoli e la Fasanera - segnala: la Roggia è in azione. L'acqua scorre per un brevissimo tratto a valle della citata Fasanera, da tempo ristorante.

E la nostra Carola ci mette anche una foto, per completare la documentazione



un grazie alle nostre due segnalatrici

saluti
Matteo Barattieri - Comitato per il Parco

lunedì 8 giugno 2020

I murun fa(seva)nn l'üga ovvero gelsi al Parco



La mappa (figura 1, carta del Brenna, foglio Carate, circa 1850) mostra un tipico paesaggio della pianura lombarda ancora visibile molti decenni fa.
Siamo nell'allora Comune di Cascina Aliprandi, successivamente unito a Lissone. La freccia indica il simbolo cartografico della vite. 

Come si può notare - ad esempio, nella zona cerchiata -, i filari di vite sono intervallati da altri filari. Si tratta della tipica piantata padana. Gelso (murun nella nostra favella lombarda) e vite: ci spiegano gli esperti che il gelso favoriva il sostegno dei tralci. Non solo, l'annuale sgamollo dei gelsi per recuperare le foglie per il baco da seta, evitava alle piante di vite di soffrire per l'ombreggiatura degli alberi vicini. Ne guadagnava la maturazione dell'uva. E ne guadagnava l'economia locale. E, anche, la nostra parlata che si riempiva di termini, detti e motti. Su tutti, il classico "A Milan, anca i murun fan l'üga". Oppure il termine pelabrocch, che deriva proprio dal lavoro di pelatura dei rami per ricavarne le foglie, date ai bachi come cibo, operazione facilmente eseguibile da chiunque.

La piantata padana non poteva mancare nel nostro Parco.
L'area interessata era il Prato del Mirabello. La troviamo sulla solita mappa del Brenna (figura 2). Esistono anche delle foto che raffigurano questa forma di coltivazione sul citato Prato; oggi, la piantata padana è ormai quasi scomparsa: sopravvive come relitto. Tanti nel nostro territorio si dedicavano alla bachicoltura, molti per arrotondare. Tra questi, mia nonna, a San Giorgio (Biassono).
E come relitti e testimonianza del passato sono ancora visibili diversi gelsi sul territorio della nostra Brianza. Anche al Parco: abbiamo diverse piante, alcune vetuste. 



Un giro nel Parco ci permette di trovare dei gelsi. Si concentrano proprio nella zona tra la Cascina Frutteto e l'area di Villa Mirabello.
Le mappe mostrano le località

Figura 3. Siamo alla Cascina Casalta. Qui abbiamo forse il più bell'esemplare del Parco. Poco distante, un breve filare.


Alla Cascina San Fedele, ci accolgono, entrando, due gelsi. Nella zona della casa del custode, abbiamo altri 3 alberi (figura 4). Uno ha l'aria particolarmente vissuta: mostra anche una cavità che non ha mancato di interessare le anatre mandarine, come papabile sito per nidificare.


La Cascina Frutteto (figura 5) presenta parecchi gelsi. Sul lato est, a ridosso dell'edificio, abbiamo 6 piante: 4 sono disposte a formare un filare orientato NS; le altre due sono poste a lato del filare, su due parti opposte.
Nel giardino a nord della Cascina, un gelso solitario.
Sul lato ovest, abbiamo un totale di 11 alberi. Per la cronaca: 1 filare da 3 piante, 1 filare da 4 piante, 2 alberi accoppiati su una sorta di arco di circonferenza, 1 albero isolato, 2 alberi accoppiati


Il ripristino di parte del Frutteto Matematico ha portato anche alla messa a dimora di piante di gelso, lungo il viale di accesso alla Cascina Frutteto (figura 6). Analizziamo con ordine. 
Partendo dalla Cascina, abbiamo 3 piante, verosimilmente residui di un vecchio filare: una è più vecchia delle altre. Il viale è bordato, su entrambi i lati, da un filare di gelsi. In tutto, fanno 28 piante per lato. Non ho misurato il sesto di impianto, ovvero la distanza da pianta a pianta. I due filari presentano delle discontinuità. Dopo la coppia di piante numero 17, abbiamo uno iato: manca una pianta su entrambi i lati. La coppia di piante numero 26, è seguita da una piantina secca sul lato ovest; sul lato est, pianta mancante.
Curiosa la coppia di piante numero 25: sul lato ovest non abbiamo un normale gelso, ma un gelso da carta.
Le piante dei due filari non sono coetanee: alcuni alberi sono molto probabilmente stati sostituiti nel tempo, per ragioni intuibili.
Non è finita. Il lavoro di sistemazione della Collinetta di Vedano - completato nel 2006 - ha visto la messa a dimora di 4 gelsi in cima al citato rilievo (figura 7). La salita viene premiata, nella stagione gusta, dai gustosi frutti della pianta. Non faranno più l'uva ma i nostri gelsi danno ancora qualche soddisfazione.


Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

martedì 2 giugno 2020

Sentieri (quasi) selvaggi al Parco



Dice: "la natura si è presa i suoi spazi, durante la pandemia". E giù con cronache che parlano di selvatici fotografati in contesti che più antropici non si può. In realtà, non si tratta di situazioni poi così anomale, come spiegato da tanti. Anzi: ci sarebbe invece da preoccuparsi nel non vedere circolare, è un esempio, le volpi per strade e ritagli di verde cittadini.
Curiosamente, poi, animali (leggasi cinghiali) prima citati come indicatori di degrado urbano divengono, improvvisamente, segnali (positivi) di una fauna che riesce a ritrovare i propri cicli grazie alla segregazione forzata cui si è sottoposto il genere umano. 

Per il Parco, come detto, la situazione delle popolazioni animali è rimasta alla fine quella usuale, tra presenze e, ahinoi, ormai croniche e preoccupanti assenze. Se si vuole cercare tracce di un blocco che ha tenuto lontani i tanti frequentatori del nostro Parco, occorre scegliere altri dettagli. E magari munirsi di taccuino e macchina fotografica.

Dal mio quaderno di campo, ricavo alcuni appunti, la data è il 23-5-2020:
"Note sullo stato dei sentieri":
- Sentiero posto a nord di Cascina Frutteto



Il settore ovest, nel primo tratto venendo da Viale dei Tigli, è ancora abbastanza visibile. Poi viene coperto dall'erba. Il settore est è invece ormai invisibile: il tracciato è sparito, coperto dal prato. Parallele al percorso storico, nel settore orientale, si hanno 2-3 tracce nel prato.

- Sentiero dalla Casalta alla zona della Fasanera

Il mio quaderno di campo è laconico: "sentiero sparito". L'erba lo ha cancellato. Come mostrato dalla figura, la piattaforma OpenStreetMap non riporta la parte del tracciato che arriva al Viale di Vedano.


- Sentiero parallelo alla recinzione del golf, in zona Fasanera
Percorso non riportato sulla piattaforma OpenStreetMap: è stato aggiunto, georeferenziato, dal sottoscritto su questa mappa. Il percorso è sparito, inghiottito dal prato.


Al pari degli altri due citati sopra, anche questo sentiero è un classico.

Sentieri classici, appunto, ben sedimentati nel vissuto dei frequentatori del nostro Parco. E la memoria (storica?) può giocare un ruolo decisivo, e - perchè no? - inatteso. Medito di lanciare una sorta di campagna, al grido - sommesso, anziché no - "ripristiniamo i sentieri del Parco". Non è necessario. Come avrebbe registrato pochi giorni dopo il taccuino.

Il 25-5-2020, il percorso a nord della Frutteto risulta già riattivato. Escursionisti, ciclisti, gente col cane: in tanti han contribuito a ridare vita al tracciato. Non solo; nel settore orientale, si hanno, per un tratto, due sentieri paralleli: uno è il sentiero storico, l'altro è di più recente formazione.
Il 27-5-2020, il sentiero che collega la Casalta alla zona della Fasanera è di nuovo ben riconoscibile: "si segue bene, anche se per gran parte inerbito".

Fenomeno interessante: alle indagini cartografiche andrebbe aggiunto qualche lavoro di socio-antropologia spicciola. L'affezione per il vecchio Parco passa anche per la frequentazione ripetuta e quasi compulsiva dei suoi sentieri

Rimane ancora da riattivare il sentiero parallelo alla recinzione del golf. E, con esso, anche il sentiero che corre a nord della Cascina San Fedele. Quest'ultimo, in data 25-5-2020, risulta "per gran parte appena riconoscibile: si è trasformato in una semplice traccia".



Matteo Barattieri - Comitato Parco di Monza