sabato 31 ottobre 2020

Tra vecchie dimore e graditi ritorni: picchi neri e piccoli aironi


25 ottobre 2020. Legno morto, alberi a terra, alberi spezzati: visioni magari non propriamente gradite ai più, soprattutto se poco addentro alla materia, ma da sempre affascinanti per il naturalista. Il giro di oggi non offre molto al binocolo del sottoscritto. In altri lidi, nella nostra Lombardia, girano invece interessanti specie migratrici. Chi si contenta... Ovvero, declinata in altra maniera, se decidi di far da vedetta in un luogo, devi beccarti anche le giornate di magra. Del resto, siam mica su al Pian di Spagna, dove le osservazioni di rilievo sono connotato settimanale se non quotidiano. 

In un bosco, in cerca di una vecchia conoscenza: l'albero secco e morto, dove l'amato picchio nero ha nidificato nel 2019. L'albero ci sarebbe ancora. Ma il destino carogna si è fatto beffe della nobiltà dell'inquilino. E del valore, tra il cronachistico e lo statistico, della nidificazione: la seconda di sempre in provincia di Monza e Brianza e la prima per il nostro Parco. La pianta è a terra, crollata. Talmente secca da non riuscire nemmeno a travolgere il sottobosco: il tronco - acero di monte, per completare il quadro - è letteralmente appoggiato su cespugli e alberi bassi che un tempo lo bordavano. E talmente secca da essersi anche rotta per l'impatto col suolo, come neanche un bicchiere che precipita su un pavimento. Pregusto già la possibilità di mettere le mani nel vecchio nido: una cavità. Idea sciagurata. Dimenticavo che da tempo il sito aveva cambiato inquilini: un bel nido di calabroni. 



Faccio tempo ad allontanarmi. Qualche calabrone è ancora in piena attività. E il picchio nero? Nessun problema: la natura sa il fatto suo, per dirla col grande Barry Commoner. Mica gandulott il nostro picchio. La specie cambia ogni anno il sito di nidificazione: mossa saggia per prevenire le azioni di malintenzionati soggetti. In ogni caso, la presenza dei calabroni avrebbe pensato a rintuzzare desideri riproduttivi del piciforme. Che se la canta, intanto, poco lontano.

La stagione fredda (si fa per dire) è accompagnata dall'arrivo regolare di qualche ospite. Il 17 ottobre ecco il primo gabbiano comune, almeno per il sottoscritto. Il 28 ottobre, la specie sarà ben rappresentata sulle acque del Laghetto della Villa Reale. Nessun conteggio ufficiale per il momento. Per quello, dobbiamo aspettare il mese di gennaio, per il censimento delle specie di uccelli acquatici in ogni dove sul Pianeta. 

Un conteggio invece viene dedicato agli aironi guardabuoi. 


Siamo ad oggi, 31 ottobre. In settimana, il 29 ottobre, un po' di individui (circa 50) han becchettato sul prato dell'ex-ippodromo (Mirabello, che dir si voglia). A segnalarli, l'Italo Magatti da Monza. La specie - chi ha qualche primavera in più se lo ricorderà - era un tempo tipicamente africana. Il nome deriva dall'abitudine di farsi scarrozzare sulla groppa di qualche bovino o altri animali simili. Lo scopo è intuibile: avere un punto panoramico da dove scrutare i prati ed individuare le prede, insetti e altri piccoli animali. Dagli anni '80, la specie ha raggiunto la nostra penisola. In Lombardia, nidificano nella Bassa e nella zona del Ticino. Con l'autunno e l'inverno raggiungono anche le nostre lande: tra le altre, l'area di Agrate Brianza, Caponago, Pessano con Bornago. Lo scorso anno, prime segnalazioni anche per il nostro Parco. Oggi, tutto esaurito al comunale ma sa diseva 'na voeulta. Il conteggio arriva a 111 individui. Misti a cornacchie grigie ed aironi cenerini, questi ultimi parenti stretti del più piccolo guardabuoi. I prati concimati in questi giorni sono molto attraenti: il letame della Cascina Molini di San Giorgio porta qui insetti e affini. Scene da Bassa Padana, insomma: memoria di un passato e - perchè no? - di un presente agricolo per il nostro Parco. E la vaca la maja, appunto. 


Matteo Barattieri

Comitato per il Parco di Monza