È un rapace di piccole
dimensioni, grazioso e pressoché ubiquitario: lo si trova infatti dal livello
del mare fin oltre i duemila metri di quota dove caccia sorvolando le praterie
alpine.
È anche estremamente comune e
osservarlo non è impresa impossibile.
Si tratta del gheppio (Falco
tinnunculus), il cui nome scientifico richiama probabilmente il richiamo tipico
della specie, una sorta di “TI-TI-TI”: che tintinna… appunto.
È chiamato per lo più falchetto,
proprio per le dimensioni ridotte che gli permettono di cacciare prede come
micromammiferi, grossi insetti, piccoli uccelli.
La tecnica di caccia è assai
originale e inconfondibile e viene detta dello “spirito santo”: il gheppio
rimane immobile, ad una certa altezza dal suolo, battendo ritmicamente le ali e
scrutando il terreno: una volta individuata la preda si lancia su di essa.
Il nostro piccolo predone
riesce a colonizzare anche le grandi città. Pare infatti abbia nidificato sia a
Roma che a Milano e in questi centri sceglie preferibilmente edifici storici.
Ed è proprio l’abitudine di
svolgere in siti del genere le operazioni riproduttive che lo ha portato, nel
parco di Monza, a scegliere un luogo assai inconsueto per collocarvi il nido:
dal 2001 al 2003 una coppia di gheppi ha allevato la prole sulla torre di controllo della RAI, struttura
che agli occhi dei nostri volatili può certamente richiamare un campanile o una
torre.
La sua presenza arricchisce
la non trascurabile popolazione di rapaci del parco in cui domina l’allocco,
elusivo ospite notturno la cui popolazione risulta decisamente consistente.
Edo Melzi