domenica 23 novembre 2008

Nel mondo degli insetti: lo Scarabeo Rinoceronte

Pubblichiamo con molto piacere a partire da oggi, una rubrica, a cura di Marco Cuconati, sugli insetti più interessanti che è possibile osservare nel Parco di Monza. Ringraziamo ancora una volta Marco per la preziosa collaborazione, e lasciamo senza ulteriori indugi la parola allo Scarabeo Rinoceronte.








Oryctes nasicornis (Linnaeus, 1758)

(Scarabeo rinoceronte)

Dimensioni: 25-40 mm
Foto da: http://zoology.fns.uniba.sk/poznavacka/Insecta2.htm


Lo scarabeo rinoceronte è un coleottero che appartiene alla famiglia dei Dinastidi, che comprende tra i suoi rappresentanti alcuni dei coleorrììteri più grandi del mondo, come il Dynastes hercules, lungo fino a 18 cm diffuso nell’America meridionale
Il nostro, più modestamente, arriva a 4 cm, ma con ciò rimane un grosso coleottero della nostra fauna con elitre chiare e lucide bruno-marrone, testa e torace più scuri. Il maschio, inconfondibile, presenta robuste protuberanze sul torace ed un lungo corno sul capo, ridotto ad un piccolo tubercolo nella femmina.

Le larve sono biancastre con zampe e capo arancioni e corpo piegato a C, come quelle di un maggiolino, ma più grandi. Si sviluppano nel terreno nutrendosi di radici oppure nei tronchi marcescenti di salici, querce, faggi e altre latifoglie. Il ciclo di sviluppo richiede circa 15 mesi.
Distribuzione e habitat: lo Scarabeo rinoceronte è presente nell’Italia continentale ed isole. Si rinviene spesso al suolo o lo si osserva mentre vola al crepuscolo, nei boschi e nei parchi. Di notte è spesso attratto dalle luci artificiali.
Periodo di attività: gli adulti si osservano da maggio ad agosto, poi muoiono. Durante la loro breve vita si nutrono di linfa che fuoriesce dalle ferite accidentali dei tronchi.

Nel Parco di Monza non è raro rinvenirlo nel periodo adatto, anche se spesso si tratta di esemplari morti, schiacciati o resti del pasto di qualche predatore
Lo scarabeo rinoceronte è un bel caso di dimorfismo sessuale, cioè di differenza tra nella morfologia tra il maschio e la femmina non direttamente legata alla funzione riproduttiva.

domenica 16 novembre 2008

26 ottobre e 16 novembre 2008: echi di autunno al Parco



Foto: Gaetano Nava, Matteo Barattieri



Un paio di uscite autunnali nel nostro Parco.



Il 26 ottobre percorro un itinerario, partendo dalla zona della Valle dei Sospiri. Autunno: stagione sempre invitante per muoversi nelle nostre lande.

Per non perdere le vecchie abitudini, decido di fare contestuamente, per dirla in burocratese, una sorta di transetto. In parole povere: percorrendo i sentieri, segnerò le specie di uccelli incontrate.




E' pieno di pettirossi: qui un esemplare fotografato alla Vasca Volano (Agrate Brianza, MI) da Gaetano Nava.



Si fan sentire dappertutto: ai pettirossi che abitano il Parco per tutto l'anno, si aggiungono in questo periodo esemplari che vengono dalle montagne e che trascorreranno qui l'inverno.


L'autunno porta mica solo un po' di pettirossi: proprio qui alla Valle dei Sospiri trovo 3 tordi bottacci. I tordi attraversano, in migrazione, il nostro Parco nel periodo ottobre-novembre. Si muovono, piuttosto irrequieti come da tradizione, tra i rami degli alberi, nelle parti alte. Nel periodo ottobre-novembre di quest'anno è stato registrato un sostenuto passaggio di tordi nel nostro paese.


Sbinocolando tra gli alberi, trovo anche un bel buco di picchio.


Dal Ponte delle Catene punto il binocolo verso il Lambro: a monte si vedono 6 anatre mandarine. Più tardi ne vedrò passare 15-20 in volo da queste parti.

Attraversato il Ponte, mi porto nel Prato Mapello; è quel prato localizzato a ridosso della sponda sinistra del fiume. Dedico un poco di tempo alle piantumazioni che recentemente hanno interessato anche questa parte di Parco.

Le piantine sembrano in buone condizioni. Una breve carrellata:


qui un pioppo....


...qui un acero.




Arrivo poi in zona Pineta. Anche qui le nuove piantumazione sembrano godere di discreta salute.



Oggi 16 novembre ho tagliato il Parco da San Giorgio alla zona di Cascina Frutteto. Niente di particolare sul fronte ornitofauna, ma alcuni dettagli meritano due righe.


Poco distante dalla recinzione del golf, area Pelucca, su un sentierino trovo, a poca distanza l'una dall'altra, ue borre. Sono state schiacciate e disgregate dal passaggio di pedoni e, soprattutto, ciclisti. Ma le loro fattezze sono ancora ben visibili.





Viste le dimensioni e l'aspetto untuoso, sono con buona probabilità di allocco. Le ossicine visibili sono di micromammiferi (topolini e affini).


In zona Fasanera (oggi Ristorante Saint Georges Premiere) sbinocolo tra gli alberi. Il ciuffo di platani che vedete nella foto e i retrostanti alberi che fanno da cornice al ristorante erano usi ospitare colombacci svernanti, di solito 15-20. Oggi, niente. Negli ultimi 2-3 anni, in effetti, il contingente di colombacci autunnali e invernali è andato assottigliandosi.



Nei prati antistanti la vecchia Fasanera provo a cercare la presenza di tordi: niente da segnalare.


Mi sposto nella zona della Frutteto. Qui, nei boschi, era un classico osservare in questo periodo tordi, cesene, e qualche frosone. Per il momento dobbiamo aspettare: il caldo di queste settimane incide anche sui movimenti dei migratori. In uno dei boschi di questa parte di Parco, trovo però un gradito dettaglio. Le foto mostrano un paio di giovani piantine di carpino.


























Interessante, anzi: corna di satanasso! Per dirla alla Carson e soci. Il carpino costituisce, insieme alla quercia, la specie base dei nostri boschi padani. Purtroppo, entrambe le essenze soffrono da parecchio tempo: malattie, disturbi antropici, inquinamento, presenza di specie esotiche importate dall'uomo...... Le gravi condizioni dei boschi rendono loro la vita difficile. Riuscire a rinnovarsi - ovvero dar vita spontaneamente a nuove piante - è per loro impresa non facile. Vedere qualche nuovo virgulto è sempre spettacolo gradito.