martedì 8 dicembre 2009

La danza del codibugnolo

E' spesso arduo, quando il lavoro chiama, tenere aggiornato questo blog. Per fortuna, qualche amico nostro e del parco ci da una mano. E' ancora una volta Edo a venirci in soccorso con qualche annotazione sul codibugnolo. Uccello simpatico e leggiadro, ha tra l'altro il merito e l'onore di chiudere un capolavoro della letteratura italiana quale "Il barone rampante" di Italo Calvino.
La parola a Edo.

La danza del codibugnolo
Mi è capitato più volte, in diversi luoghi del parco, di osservare un grazioso uccellino dalla coda sorprendentemente lunga e dal piumaggio caratterizzato da una sfumatura rosata: appare in continua attività e lo si vede saltellare di continuo sui rami e tra le fronde, quasi sempre in piccoli gruppi. (vedi foto accanto, di Gaetano Nava).
Nel parco è relativamente comune e non è difficile sorprenderlo nelle sue leggere peregrinazioni fra i rami, che lo rendono simile ad un danzatore in miniatura. Nella stagione invernale i gruppetti, o bande, di codibugnoli (questo è il nome del nostro simpatico amico) si uniscono frequentemente ad altre cince, rivelando una spiccata socialità.
Il nome scientifico - Aegithalos caudatus - contiene un significativo riferimento proprio alla inconfondibile coda, mentre il comportamento non è molto diverso da q uello delle altre cince, alla cui famiglia, i paridi, il codibugnolo appartiene.

Il capolavoro del nostro uccellino è il suo straordinario nido (foto Chiarante) che viene costruito in cespugli o all’intersezione di rami: si tratta di una sorta di palla dalla forma ovale, con un buco che funge da porta d’ingresso. All’interno è interamente foderato con licheni.
Peccato però che questo accogliente rifugio risulti anche piuttosto appariscente e venga frequentemente depredato dalle cornacchie che non esitano a divorare uov a e nidiacei.
Un prezzo alto da pagare per il nostro leggiadro danzatore, che rivela anche sorprendenti capacità ingegneristiche.

Edo Melzi

sabato 29 agosto 2009

Anatre mimetiche

Terminate le fatiche della stagione riproduttiva, le anatre sono chiamate ad un ultimo sforzo prima di affrontare l’inverno. Si tratta della muta, che in questi uccelli è completa – ovvero interessa la totalità delle penne remiganti e timoniere - e rende per alcuni giorni gli individui incapaci di volare. Il processo è energeticamente dispendioso; la temperatura corporea sale in questo periodo, causando a questi animali una vera e propria febbre che li indebolisce notevolmente. Dando un’occhiata al Lambro, in questi giorni, noterete l’apparente assenza di maschi di germano, le uniche anatre autoctone presenti nel parco. Niente paura, non sono spariti, sono proprio sotto i vostri occhi. Perduto l’abito nuziale (capo verde brillante, corpo bianco, grigio e nero con specchio alare blu-violaceo), hanno acquisito una colorazione più spenta, detta anche “eclissale”, simile a quella delle femmine, che consente loro di aumentare il proprio mimetismo stando maggiormente al riparo dai potenziali predatori.

mercoledì 26 agosto 2009

19 agosto: il ritorno della balia nera

Insieme ai primi canti del fringuello, che a Monza cominciano incerti ma puntuali nella seconda decade di febbraio, il passaggio migratorio autunnale – si fa per dire, visto che siamo in pieno agosto - delle balie nere è ormai diventato un mio solido punto di riferimento. Anno dopo anno, con matematica certezza, le balie fanno qui sosta per alcuni giorni, con particolare fedeltà alla zona dell’ex facoltà di agraria, pasturando freneticamente per costituire le riserve di grasso necessarie al viaggio verso i quartieri di svernamento. Curiosa annotazione, la migrazione di questa specie è di tipo circolare (le rotte seguite in primavera sono più orientali di quelle autunnali) e tendenzialmente differenziata tra i due sessi ed i giovani. Femmine e giovani sono i soggetti che con maggiore frequenza sembrano scegliere il parco come tappa di un viaggio di ritorno che li vede percorrere, quotidianamente, tragitti di circa 70 (ma con punte superiori a 500km). Mi avvalgo ancora una volta, a commento dei miei appunti, di una immagine catturata da Gaetano Nava presso la Vasca Volano di Agrate Brianza.

lunedì 24 agosto 2009

Osservazioni d'agosto fra bosco e fiume

Ricevo e volentieri pubblico queste note scritte da Edo relative ad una sua uscita al Parco nei giorni scorsi.

22/08/2009
Erba gialla in estensione e terreno secco rivelano con efficacia il caldo canicolare di questo scorcio d’agosto.
Nonostante ciò, nel bosco dei picchi, si sente il richiamo ed il ritmico tambureggiare del rosso maggiore.
Mentre, col binocolo, tento di individuarlo, un folletto ocra con splendida coda transita agile da un albero all’altro fra le chiome più alte del bosco.
Nella piccola bocca serra deciso una grossa ghianda o comunque qualcosa che le assomiglia molto. In un attimo si sottrae alla vista, mentre io avrei desiderato osservarlo ancora a lungo.
Picchi e scoiattoli animano questo bosco e si rivelano regolarmente all’osservatore attento e rispettoso che, in silenzio, abbia la pazienza di perlustrare i rami e le chiome degli alberi.
Poco dopo - sono le 17.15- e in un’altra zona del parco( siamo sulla riva del Lambro, appena a valle del ponte cieco), un’intraprendente gallinella d’acqua allontana decisa una cornacchia grigia che ha osato avvicinarsi troppo. Un folto gruppo di questi corvidi ha preso possesso dell’isolotto sassoso subito a valle del ponte.
Un’altra gallinella nuota in prossimità della riva sinistra: bella la livrea nera con becco rosso fiammeggiante.
Cornacchie e gallinelle vengono messe in fuga da alcuni ciclisti che transitano sul ponte, recentemente rimesso a nuovo.
Visto che la zona appare interessante dal punto di vista naturalistico sarebbe importante mantenerne la naturalità, magari posizionando un capanno per l’osservazione dell’avifauna: era un progetto di cui si era parlato con l’assessore Pollastri, negli ultimi tempi della giunta Faglia.
Uscendo dal parco mi fermo a leggere le interessantissime tabelle illustrative tratte dal bel volume di Matteo Barattieri e Marta Villa “Sentieri nel Parco”. Un modo intelligente per far scoprire le caratteristiche di questo grande parco d’Europa.
Edo Melzi

venerdì 21 agosto 2009

Il piccolo re dei pescatori

Sollecitato da Edo, che ne fa menzione nelle sue scorribande per il parco a caccia di gallinelle d’acqua, spendo volentieri qualche parola su un coloratissimo uccello che vive in stretto rapporto con l’acqua. Si tratta del martin pescatore (Alcedo atthis è il suo nome scientifico), la freccia di colore blu e azzurro brillante che, anticipata da un caratteristico sibilo, possiamo osservare sfrecciare in volo teso lungo il Lambro e la roggia dei Molini Asciutti. I toni del blu interessano in realtà il capo e il dorso dell'animale, che è arancione nelle parti inferiori del corpo e presenta striature arancioni e bianche sotto l'occhio, il becco e sul collo.
Uccello predatore legato ad ambienti acquatici, il martin pescatore trascorre buona parte del suo tempo appollaiato su un posatoio a picco sulla porzione di specchio d’acqua compreso nel suo territorio, scrutando fino ad alcuni decimetri di profondità il passaggio di piccoli pesci (generalmente tra i 3-7cm di lunghezza). Individuato l’obiettivo, il nostro si tuffa a colpo sicuro in acqua, afferra la preda con il becco e riemerge per tornare al punto di partenza, dove si sistema il pasto inghiottendolo intero a partire dalla testa. Una tecnica di caccia alternativa consiste nel ricercare attivamente le prede in volo, fermandosi ripetutamente a mezz’aria attraverso il cosiddetto “spirito santo”, per poter meglio scrutare la situazione sotto il pelo dell’acqua.
Come nel caso del gruccione, un suo parente prossimo, il martin pescatore realizza il nido scavando con il becco una galleria al termine della quale viene collocata la camera di cova. Solitamente il nido, o meglio la tana, viene scavato lungo le sponde di corsi d’acqua, stagni o bacini lacustri, con una pendenza tale da salvaguardare la camera di cova in caso di pioggia o di innalzamento del livello dell’acqua. Curioso particolare, il “martino” non ha particolare cura nella pulizia del nido durante la cova e l’allevamento dei piccoli. Si crea presto, quindi, al suo interno, un ambiente maleodorante che dissuade generalmente possibili predatori dall’avventurarsi al suo interno.

Venendo alla realtà del Parco, il martin pescatore può essere avvistato principalmente lungo il Lambro, a nord del viale Cavriga, e la roggia dei Molini Asciutti. La sua presenza, pur interessante perché indice di una buona qualità delle acque, non è sicuro indizio di nidificazione. Questa è stata tuttavia rilevata, lungo la sponda sinistra del Lambro poco dopo il suo ingresso nel Parco, da Alberto Erba nel 1996 e nel 1997, con individuazione del nido e osservazione dei piccoli su posatoi nelle sue vicinanze.
Il primo piano di un bel maschio è stato realizzato dal mitico Gaetano Nava, appassionato fotografo naturalista frequentatore della Vasca Volano di Agrate Brianza.
Inoltre, consiglio vivamente una visita al sito olandese http://www.beleefdelente.nl/ che ospita le riprese di webcam collocate all’interno o in prossimità di nidi di alcuni uccelli locali. Tra questi, anche il martin pescatore (Ijsvogel, in olandese). Ciccando sull’immagine, verrete trasferiti alla pagina a lui dedicata, dove potrete osservare le riprese in tempo reale ed alcuni filmati relativi ai momenti salienti della stagione.

Per gli appassionati dell’argomento, anche la mitologia ha riservato un posto al martin pescatore. Secondo i greci Alcione, figlia di Eolo e moglie di Ceice, ebbe l’ardire un giorno paragonare il marito a Zeus. Il re degli dei, indignato, causò la morte di Ceice in mare, scatenandogli contro una tempesta. Alcione, intuita la tragedia, lo seguì per la disperazione, annegandosi. Gli dei ebbero però pietà della coppia, trasformando Ceice in smergo e Alcione in martin pescatore. Ma Alcione faceva il nido in riva al mare e le onde lo distruggevano. Mosso a pietà, Zeus ordinò ai venti di acquietarsi nei sette giorni che precedono e seguono il solstizio d'inverno, in modo da consentire il compimento della cova. Sono appunto "i giorni dell'alcione", che non conoscono tempesta.

mercoledì 19 agosto 2009

Un crocevia di scoiattoli

Una giornata di metà agosto orribilmente calda e afosa può essere efficacemente combattuta con una passeggiata al parco. Basta percorrere per poche centinaia di metri il viale dei tigli, poi buttarsi a destra al limitare del boschetto “dei picchi”, giungere al crocevia con il filare di alberi che segnano il tracciato della vecchia roggia del Principe, sedersi e aspettare. Una volta entrati a far parte del paesaggio, gli scoiattoli perdono apparentemente la naturale diffidenza verso l’uomo e cominciano a dare spettacolo correndo indaffaratissimi per terra e per rami. Ieri mattina ne ho contati non meno di sei nel raggio di poche decine di metri, particolarmente attratti dal noce che sta proprio all’inizio del filare. Due, in particolare, dopo aver trascorso svariati minuti ad esaminare le noci cadute a terra, tenendo serrata la prescelta in bocca si danno alla fuga per nasconderla nelle dispense disseminate lungo il territorio. Un terzo, maggiormente dedito alla vita arboricola, si spinge fino alla punta dei rami del noce selezionando uno ad uno i frutti appesi, alla ricerca dei migliori.
Ad un certo punto, in questo continuo andirivieni due scoiattoli si trovano a tu per tu e si danno ad un inseguimento tanto rapido quanto rumoroso, sparendo lungo il filare che conduce alla cascina Frutteto.
È impressionante, nel generale silenzio che ci regala il parco in questi giorni, ascoltare la palpabile e quasi impertinente esuberanza di questi animali, che si manifestano con il continuo rosicchiare di noci e ghiande, con il metallico affondo degli artigli sulla corteccia del noce, con lo scuotimento dei rami su cui atterrano pesantemente dopo aver spiccato un salto.

lunedì 20 luglio 2009

Canapino al Parco

Cari amici,
vi metto a parte di una simpatica quanto insolita osservazione fatta al parco un paio di mesi or sono. La cosa risale infatti alla mattina del lontano 15 giugno allorquando, intento a stendere una relazione, realizzo che l'insistente canto che da almeno mezz'ora proveniva dalla siepe perimetrale a nord della cascina Frutteto è quello di un canapino (vedi foto di Emanuele Stival). Abbandonata la scrivania e impugnato il binocolo esco a "caccia" della preda che, per inciso, non risulta segnalata nel Parco nè a me nè all'amico Matteo Barattieri. Ebbene, dopo un quarto d'ora di appostamento, finalmente per un istante il vocifero quanto elusivo animale campeggia al disopra della siepe, lasciandomi appena il tempo di inquadrarlo e di vederlo sparire nel folto della vegetazione.
Nei giorni successivi ho approfondito l'osservazione, appurando che gli esemplari presenti erano almeno 3 e che la massima attività canora si concentrave tra le 8 e le 11.
L'ultimo contatto risale al 3 giugno, dopo il quale cala il silenzio sul piacevole incontro.
A presto!

venerdì 3 luglio 2009

formiche in marcia

Vi riporto un interessante appunto su una osservazione della mitica Enrica (Picchio Verde):

nel prato dietro la Scuola di Agraria , mentre si svolgeva una lezione di QI CONG, una sera di giugno, siamo state distratte da un esercito di formiche che, in marcia da est a ovest, ha attraversato la zona da noi occupata. Il tentativo di capire da dove fossero partite è stato vano:la fiumana si perdeva ben oltre una decina di metri nell'erba.Preso nota abbiamo continuato la nostra lezione di QI CONG, se non chè dopo una decina di minuti "l'esercito" faceva ritorno, sempre in fila compatte per una larghezza di circa cm.10, ognuna portando un granellino bianco. Niente poteva distrarle dalla loro missione e sono passate imperturbate sui nostri materassini mettendo in evidenza la compostezza dei ranghi. Uno spettacolo sicuramente inusuale. Per me è stata la prima volta. Hanno dimostrato che quando ci si prefigge un certo risultato con la volontà si può fare.Sul loro cammino hanno trovato degli ostacoli innaturali (noi con i nostri materassini) ma la determinazione le ha fatte continuare.
La natura insegna sempre.

sabato 20 giugno 2009

Cantiere nel Parco: molto rumore per nulla




di Matteo Barattieri

Non pochi hanno chiesto informazioni e spiegazioni sul cantiere attivo da qualche tempo nel Parco di Monza, non lontano dalla Montagnetta di Vedano, nell'area ex-ippodromo. Alcuni hanno addirittura sollevato vivaci proteste, accompagnate da classici ritornelli quali i sempiterni “…ai miei tempi il Parco era un’altra cosa…” oppure “…una volta questo non succedeva…”, e via andare. È il caso di fornire alcune spiegazioni. I lavori sono collocati dove un tempo si trovavano due edifici collegati al complesso del fu ippodromo. Negli anni, i manufatti hanno subito un degrado sempre più accentuato. Intendiamoci: il sottoscritto è completamente contrario a qualsiasi ricostruzione e riattivazione dell’ippodromo, che toglierebbe ulteriore spazio ai cittadini e brutterebbe ulteriormente il malcapitato Parco. Esistono però soluzioni per recuperare edifici in modo compatibile con lo scenario circostante e con le esigenze dei cittadini, e nel rispetto delle ricchezze naturalistiche del nostro polmone verde.

Nel 1999 venne ipotizzato un recupero di queste strutture per farne un punto ristoro; l’incarico venne affidato allo Studio Tre di Agrate Brianza. Successivamente, sotto la Giunta Faglia, il progetto è stato rivisto. Punto forte della nuova e definitiva versione è la creazione di uno spazio coperto e chiuso a disposizione degli sportivi, dei tanti sportivi che praticano attività fisica nel Parco, che qui troveranno uno spogliatoio con annesse docce. Una parte di questo piccolo complesso ospiterà servizi igienici, altra importante esigenza per i tanti frequentatori del Parco. La restante parte diverrà invece un piccolo punto ristoro, più contenuto nelle dimensioni rispetto al progetto originario e gestito direttamente dal custode di spogliatoio e servizi igienici.

La ricostruzione degli edifici rispetterà al millimetro le loro dimensioni originarie. In buona sostanza, non verrà aggiunto nuovo cemento al Parco, come da disposizioni di legge. Disposizioni, si sa, puntualmente non rispettate quando si tratta di autodromo, con la scusa, ogni volta, che si tratta di “opere amovibili”.
Non è tutto: il progettista, l’architetto Luigi Villa da Agrate (dello studio sopra citato), si è preoccupato di rispettare gli alberi presenti in zona, che non saranno toccati. La strada di servizio tracciata nel bosco a ridosso del cantiere – destinata a sparire con il termine dei lavori – è stata disegnata senza abbattere o danneggiare nessun albero.

I tanti cittadini preoccupati possono dunque tranquillizzarsi. Da parte mia, ritengo questo un ottimo intervento: la realizzazione di strutture utili per gli sportivi viene incontro ad un’esigenza sempre più sentita. Parentesi personale: da sportivo del Parco continuerò però a cambiarmi all’aria aperta o a raggiungerne i prati già con la divisa adatta. La tradizione (ormai trentennale) è la tradizione e poi un pizzico di spontanea rudezza non guasta mai.

Venendo a cose più contingenti, vorrei invece puntare l’attenzione su un altro aspetto della questione. A mio avviso ci si dovrebbe chiedere sin da ora se l’Amministrazione Comunale ha già individuato un gestore che si prenderà carico della struttura o, almeno, che tempi si prevedono prima che il nuovo complesso sia pienamente attivo. Non vorrei che, tagliato il nastro, si dovesse assistere a situazioni come quella dell’ex-allevamento del Dosso, che, riqualificato ormai da tempo, langue abbandonato alla mercé di teppisti e affini. Come capita spesso, il problema non è dar vita a bei progetti di sistemazione ma garantire gestione e manutenzione successive.

domenica 31 maggio 2009

Maggio 2009 - La grande migrazione della Vanessa del Cardo



Lo so, le foto non sono delle migliori. Diciamo pure che fanno schifo. Del resto, il sottoscritto non ha particolare dimestichezza con obbiettivi e inquadrature. Neppure mi interessa averla; l’istantanea è per me mero strumento, funzionale a documentare. Meglio lasciar fare ad altri, nel solco del più classico “ogni ofelee ul so mestee”.

Le immagini che trovate qui sono state scattate il 24 maggio in Valle della Nava, su a Casatenovo. Gli scorsi giorni l’intera area padana, più o meno, è stata investita da una grande migrazione di farfalle. Il fronte è molto ampio, dal Vercellese fino a Trieste. I più attenti avranno forse notato, su prati e aiuole, la presenza di questi animali. Si tratta della Vanessa del Cardo (Vanessa cardui). Alcuni esperti spiegano che una migrazione di così grande portata non si vedeva da decenni. Dopo essere nate in Nord Africa, le farfalle prendono la via dell’Europa.
Qualcuno ha provato a fare una stima. Il numero degli esemplari che sono passati è da vertigini: si arriva a diversi milioni al giorno. Nel corso della settimana appena trascorsa il fenomeno si è a poco a poco attenuato.
Il fenomeno non sorprenda. La natura sa il fatto suo, come dice Barry Commoner nel suo “Il cerchio da chiudere”, libro-manifesto dell’ambientalismo. Riprodursi in Africa per poi portarsi in Europa permette di utilizzare due diverse aree dove procurarsi il cibo, senza intasare un solo spazio.

Appuntamento per il prossimo anno? Chissà….

Un grazie a Paul Tout e a Giacomo Assandri della lista EBN – Italia per le preziosi informazioni.

Matteo Barattieri

Maggio 2009 - Il bosco di maggio

Edo ci ha inviato questo suo contributo. Il "bosco dei picchi" di cui parla si trova a nord di Cascina Frutteto, sede della Scuola di Agraria del Parco di Monza. Il nome è stato coniato da Alberto Confalonieri. Un grazie a Edo.

Il bosco di maggio

di Edo Melzi

ORE: 17.55- 18.20

Arrivo al bosco dei picchi e mi dirigo al solito punto di osservazione ( una sorta di piccola radura situata al centro del bosco).
Nel grande prato che separa la cascina Frutteto dall’area boschiva faccio alzare in volo folti gruppi di storni che cercano il cibo tra l’erba tagliata di fresco.
Stupisce il rigoglio della vegetazione, favorito dalle abbondanti precipitazioni invernali e dalle frequenti piogge primaverili.
L’aria profuma di erba e di fiori e giunge a folate l’inconfondibile odore dell’aglio ursino in piena fioritura.
Le foglie sui rami rendono più difficoltosa l’osservazione degli uccelli, ma si sente nitidamente il richiamo del picchio rosso maggiore, comune in questo bosco.
Si odono inoltre una sorprendente varietà di canti e richiami appartenenti a diverse specie di uccelli che non riesco ad individuare.
Il picchio rosso maggiore si fa anche vedere: accade quando seguo il sentiero oltre la radura, fino a giungere in prossimità di un grosso tronco divelto che ostruisce il sentiero.
Il simpatico uccello si invola da un tronco e si dirige verso il limitare del bosco.
Scorgo poi un altro esemplare, bellissimo, che si posa in alto su un tronco, in prossimità della biforcazione di tre rami.
Si distingue chiaramente la bella livrea bianco- nera.

Edo

domenica 22 marzo 2009

14 e 21 marzo 2009 - Notti da civette



Il prologo
Ogni due anni, dal 2005. L’intervallo di tempo ha la lunghezza di un amen ma tanto è bastato per creare una tradizione. La Notte della Civetta edizione italiana è alla sua terza puntata, ma ha ormai acquisito rango di rito e appuntamento fisso. E ha i suoi bei primati. Uno è tutto monsciaco. Monza si è portata a casa nel 2005 e nel 2007 il primo posto per numero di iscritti. Alla faccia di più o meno sincere professioni di modestia e di un volare basso, che dovrebbe accompagnare il nostro cammino in questa valle di lacrime, non ho pudori nel dire che tengo, e maledettamente, al primato. Wharoliano quarto d’ora di celebrità? Spirito di competizione? Non direi. Più precisamente, siamo dalle parti di una miscela – fate voi le dosi – di italico campanilismo e di affetto per il nostro Parco. “Anche quest’anno vuoi puntare al primato?”, chiede Alberto, con l’ironia mica tanto sottintesa della domanda retorica. La preparazione dell’evento viene pompata come si deve, utilizzando tutti i canali possibili. Non basta raccogliere quante più adesioni, bisogna anche dotarsi di adeguate risorse e strutture. La Scuola di Agraria, co-organizzatrice della serata, non può mica ospitare 150 e passa individui, per impenetrabilità dei corpi e normative sulla sicurezza. “Semplice: non tutti assisteranno alla presentazione”, è la mia lapidaria risposta. Per guide e accompagnatori di supporto provvederanno i nostri contatti e un pizzico di buona sorte.
In pochi giorni la lista si riempie. È una teoria senza soluzione di continuità di messaggi nella casella di posta elettronica. Poche, per fortuna, le chiamate al telefono. Morale: a circa una decina di giorni siamo al completo. Era prevedibile e previsto, ordinaria amministrazione, ma sa diss: ci sarà una data supplementare per il 21 marzo. Stessa ora, stessa porta (del Parco).
I tentativi di prenotazioni non smettono.


“Hell war der Mond…..
…und die Nacht voll Schatten.“ Le parole vengono direttamente dalla versione teutonica della canzone più nota, nell’originale, come Moonlight Shadow. Un riferimento come un altro alla magia della notte? Non solo, non solo. “Non mi hai inserito nel tuo gruppo…”, lamenta L., con la quale intercorrono da qualche tempo rapporti di lavoro. “Altre colleghe invece sì”. Preferenze? Nossignori: nello stendere gli elenchi ho seguito pari pari, e con solerzia degna di mezzemaniche, la sequenza di iscrizione. Ogni regola vuole però le sue brave eccezioni. Tra gli iscritti un gruppo mi attrae da subito: comprende triestini di nascita e tugnitt – ovvero “tedeschi” per chi non mastica il nostro vernacolo – di nascita e di nome. Ognuno ha le proprie debolezze: la mia passione per la Germania è arcinota. Il gruppetto finisce seduta stante nel mio gruppo, a dispetto della sequenza di cui sopra. E Trieste? L’alabarda c’entra: alla città giuliana sono legato per vari motivi, primi fra tutti Bruno e Maria Grazia, persone care e grandi amici del nostro Parco. Bruno ci ha lasciato – perdita per sempre incolmabile – qualche anno fa. Sarebbe contento, molto contento di essere qui e di vedere così tante persone questa sera. Gli dedico un pensiero.

14 marzo: la prima puntata
Serata gradevole, temperatura favorevole, assenza di vento. Le note di cronaca prefigurano una serata che meglio di così….
Una breve riunione tra noi guide (io, Alberto Confalonieri, Dante Spinelli, Mariella Nicastro, Checco Ornaghi, Andrea Galimberti) e accompagnatori definisce gli ultimi dettagli. Siamo in tanti, quasi una ventina. Ogni timore residuo di Alberto svanisce. Già, ma sorge un problema. Qualcuno dovrà rimanere qui a presidiare la Cascina Frutteto. Dove trovare la faccia tosta per chiederlo? E a chi? Nessun problema, qualcuno del Comitato Parco si offre senza esitazione. Vecchio Comitato, il tuo spirito non è mutato, da quando anni fa ti abbiamo fondato.
Arrivano quasi tutti puntuali: gli avvisi, scritti con piglio deciso, han colto nel segno. Controllo ogni singola persona, che si trova a declinare le proprie generalità.

Rispondete “presente”
Adoro gli elenchi, di qualsiasi tipo: ingredienti dei prodotti, liste di specie di uccelli di una zona, fino alle formazioni storiche del calcio che fu. Ricordo ancora con piacere un’amica che, conoscendo la mia passione, mi regalò, per il mio compleanno, l’orario delle ferrovie per di più in edizione, disemm inscì, di lusso. Gli elenchi di nomi e, soprattutto, cognomi aggiungono alla musicalità del succedersi di parole anche la magia di mondi vicini e lontani. Irresistibile per me associare ad ogni cognome possibili provenienze geografiche e, da buon campanilista, appassionarmi di fronte a provenienze indiscutibilmente autoctone, abitudine derivata dal grande Gioann Brera. Nei giorni si sono venute formando le liste dei vari gruppi. E il momento dell’appello, non solo mera formalità burocratica, si colora di sottile piacere. Più prosaicamente, “par da vess a suldà”. Avessimo attribuito un numero a ciascuno e l’aria fosse permeata di olio canforato, parrebbe invece una chiama da spogliatoio della pedata. Ci sono quasi tutti gli iscritti, davvero pochi quelli che han marcato visita.
Possiamo dare inizio alle danze.


Ubi maior…
Da qualche giorno non si accettano più iscrizioni per stasera, con buona pace, ma minga tropp, di tutti. L’imbucato di turno c’è sempre, in ogni occasione che si rispetti. Nella fattispecie, si tratta dell’Assessore al Parco Pierfranco Maffè con famiglia. “ubi maior…” con quel che segue. A completare il tono di ufficialità provvede Corrado Beretta, dell’Amministrazione Parco. Le condizioni fisiche del nostro non sarebbero ottimali, ma Corrado non ha voluto mancare: lo ringraziamo, e un grazie va a tutta l’inossidabile ciurma che opera alla Cascina Fontana, Dirigente Fabio Berti in prima fila.


Dante e Mariella aprono. Ma esiste il buio?
I primi due gruppi levan gli ormeggi. Dante si dirige verso il Mirabello, seguendo le proprie orme di due anni fa. Mariella prende la direzione di Viale dei Tigli. Chi è pratico di Parco potrebbe eccepire: il Viale suddetto costeggia la mura, ne potrebbe derivare disturbo legato al traffico. Ipotesi corretta ma poco o per niente suffragata dai dati di campo. Vedremo…
Gli altri 3 gruppi, guide rispettivamente il sottoscritto, Alberto e l’accoppiata Checco e Andrea, si incamminano verso la Cascina Frutteto per la classica presentazione su civette e compagnia cantante. Si accendono parecchie torce ma, sorpresa, non poche vengono smorzate dopo un breve tratto. Ogni volta succede. Va bene civette e gufi, ma mi sa tanto che la vera scoperta di queste serate sia un’altra. Per farla breve, il buio in natura non esiste, signori, grotte, spelonche, abissi marini e foreste fitte esclusi. Certo, le luci della città danno il loro bel contributo, ma in realtà non fanno che aggiungersi.


Nel silenzio della notte
I nostri 3 gruppi lasciano la Cascina Frutteto. Il Checco mi diffida dall’inviare i richiami appena giunti sul Cavriga. Rovineremmo il loro operare, e rischieremmo tremende rappresaglie. Rintuzzo qualsivoglia idea malsana.
Mica servono i richiami: dopo poche decine di metri su Viale Cavriga, parte un concerto. È canto spontaneo, per dirla con gergo da censitori. Una femmina di allocco, una civetta. Musica e bei ricordi. L’allocco: una delle prime, anzi, la prima specie di cui mi sono occupato, e proprio qui nel Parco. Tre lustri fa: serate invernali col Marco e la Nadia. E tanti piccoli episodi, tra i quali un minuto di raccoglimento, percorrendo proprio Viale Cavriga, per un allocco trovato morto da Nadia qualche giorno prima.
Bando alla nostalgia. In tanti anni di uscite non mi è mai capitato un gruppo di persone così motivate. Il silenzio è da rituale religioso e non da scampagnata, ancorché pseudoscientifica, del sabato sera. Non s’ode un respiro, persino i bambini desistono dal premere il pulsante delle torce. Si aggiunge, pare, un’altra civetta, mentre ne approfitto per qualche spiegazione, accolta con molto interesse dalla combriccola.
Alcuni sono quasi invasati, e si allontanano di qualche metro per cogliere i rumori dei rapaci. Altri avvistano su un albero quello che pare un allocco.
All’altezza della Cernuschi, invio finalmente la sequenza di richiami della civetta. Sfidando ogni scaramanzia, spiego che qui, lo scorso anno, avevamo censito 3 maschi. Arrivano delle risposte. Allunghiamo il passo, e riproviamo qualche centinaio di metri più in là. Puntuale, la conferma: fanno 3 cantori, maschi, in contemporanea. E nelle stesse posizioni, più o meno, della primavera 2008. Sul prato che costeggia il Viale scorgo una sagoma a quattro zampe. Non sono l’unico. L’animale sparisce e ne sentiamo i passi tra le foglie secche dalla parte opposta del Viale. Volpe? Così pare. Perfettamente in linea con le mie osservazioni. Ebbene sì. Se girate il Parco quando c’è neve in giro, troverete proprio da queste bande, per dirla con gli orobici, le piste del canide. Anche gli animali sono abitudinari.
Ripieghiamo verso Porta Monza. Qualcuno, con prole assonnata, aveva già guadagnato l’uscita, dove Corrado si è piazzato per far da usciere.
Incrocio gli altri. Tempo di conteggi. Mariella: 4 civette e 1 allocco. Alberto: 3 femmine di allocco, 2 maschi di allocco, 1 civetta + germani e cornacchie. Checco e Andrea: 1 civetta 1-2 allocchi, 2 germani reali, 2-3 colombacci. Il mio bilancio: 4-5 civette, 2 allocchi femmina, 1 allocco maschio, e 1 (probabile) volpe. E Dante? Poco o niente. I partecipanti? Il pallottoliere arriva a 151, cui vanno aggiunti alcuni, una decina, inseriti come accompagnatori di supporto.
E, come si dice in questi casi, stiamo già lavorando per la serata del 21.



21 marzo: il ritorno
La settimana fila via liscia, con qualche interrogativo. Chi diavolo ha sparso la voce che il 21 ci sarà un’altra serata? Non siamo sui ritmi di 10 giorni fa ma poco ci manca. Questa volta i posti sono meno. Saremo tre guide. A me a ad Alberto si aggiunge Corrado Zanini da Verona, anzi Bussolengo, che ha risposto al mio appello lanciato in rete. Ringraziarlo è il minimo.
Pare incredibile ma riusciamo a inserire tutti, o quasi, quelli che han fatto richiesta. Saranno oltre un centinaio.
Le Guardie Ecologiche del Parco Valle Lambro sono tra noi anche questa sera, come da Ordine di Servizio. La loro presenza è preziosa stasera, visto che lo scaligero non conosce il Parco. Corrado Beretta è ancora sul posto, con lui arriverà anche Fabio Berti, Dirigente dell’Amministrazione Parco.
L’adrenalina, va da sé, era maggiore settimana scorsa. Si rischia, pensa te, di sfociare nell’ordinaria amministrazione. Da un lato è un buon segno, significa che la macchina è oliata alla bisogna.
Dopo gli irrinunciabili appelli e presentazioni in aula alla Frutteto, ogni gruppo prende la sua strada. Io ripeto il giro di settimana scorsa, Alberto rinnova il suo classico percorso tra Cascina del Sole e Valle dei Sospiri. Corrado (Zanini) è sul Viale dei Tigli.
Ci accoglie subito un canto spontaneo di civetta. Nessun allocco, però, farà udire la sua voce.
Ormai è una costante: anche questa sera il gruppo è davvero motivato e silenzioso. Alberto mi ha fatto notare la stessa cosa per i suoi.
Alla Cernuschi tento il colpo gobbo. Risentiremo il terzetto? Niente da fare. “Forse il freddo incide?” Ipotizza qualcuno. Chissà. Ci spostiamo su Viale Mirabello: una civetta in lontananza. Provo a lanciare il richiamo dell’allocco, contravvenendo alle disposizioni che ci eravamo prefissi. Nessuna risposta. Beh, alla fine è istruttivo anche questo. Il gruppo imparerà che non sempre riesce bene. Ma il bilancio non fa poi così schifo: 2 civette. E qualche cornacchia. Va meglio ad Alberto: 4 femmine di allocco, 2 femmine di allocco e 1 civetta. Corrado fa pari e patta: 1 civetta e 1 maschio di allocco. Totale partecipanti: 96.

Il gruppetto targato Osnago, capitanato da Barbara Ripamonti e precettato per il servizio d‘ordine, converge con noi guide alla Frutteto. Meritano una breve appendice tra borre e penne. Per la serie “manca, celo…celo, manca”, io e Corrado da Bussolengo ci scambiamo borre: per due di gufo comune gliene cedo una di barbagianni.

Archiviamo la Notte della Civetta 2009. Credo che da domani mi mancheranno i tanti messaggi nella casella di posta elettronica…..
Un grazie a tutti/e.
Qui trovate il brano “Nacht voll Schatten”, versione tedesca di Moonlight Shadow, con la bella voce di Juliane Werding.
http://www.youtube.com/watch?v=fhk0BgHlO84



Matteo Barattieri

sabato 14 marzo 2009

14 marzo 2009 - Verso la Notte della Civetta 2009




Foto: Edoardo Viganò
Tutto pronto per questa sera. Una valanga di iscrizioni, al solito, ha contraddistinto le due passate settimane. In tanti, tantissimi hanno chiesto di partecipare. Abbiamo in tutto 210 iscrizioni confermate, che ci hanno obbligati a replicare settimana prossima, il 21 marzo. E 20 - 30 persone sono in lista di attesa, pronte ad approfittare di eventuali rinunce. E anche oggi, altre telefonate e messaggi di posta elettronica.

La Notte della Civetta viene organizzata in Europa ogni due anni, a metà marzo. I partecipanti avranno la possibilità durante le escursioni di ascoltare i rapaci notturni, la piccola civetta in primo luogo.

I 150 partecipanti di questa sera saranno divisi in gruppi e potranno anche assistere ad una presentazione con immagini presso la Scuola di Agraria del Parco di Monza, coorganizzatrice per l'edizione monsciasca insieme a Centro Ecostudi ONLUS e Comitato per il Parco di Monza. A livello nazionale coordinano l'iniziativa il Gruppo Italiano Civette e EBN (Euro Bird Net) Italia.

Un giorno qualcuno dovrà spiegarmi il segreto di tanto successo. Mi sono occupato direttamente della raccolta di iscrizioni, e ho potuto così dedicarmi ad una sorta di bassa socio-antropologia. In un ideale taccuino figurano frasi quali: "...non c'è più posto?..dai, faccia il bravo, vengo coi bambini....". "...mi devi inserire per la data del 14, non ci sono storie....". Alcuni sono arrivati alla referenze, facendo il nome di miei conoscenti e amici..... Robb da matt: non si è arrivati al sempiterno "lei non sa chi sono io" per un ghell.

Le civette nel Parco di Monza sono tante. Fino a qualche tempo fa pensavamo ci fossero 3-4 coppie. Nossignori; il censimento svolto dal sottoscritto e da Alberto Confalonieri lo scorso anno ha dato dei risultati interessanti: 18-19 maschi cantori. Ad ogni maschio corrisponde un territorio, ovvero una coppia. Mica male per un territorio molto boscoso: la civetta non ama molto questo tipo di ambiente.

A stasera....



domenica 18 gennaio 2009



La neve si scioglie, prima sui viali e quindi, lentamente, nei prati. Prosegue quindi per molti animali un periodo difficile nel quale procacciarsi il cibo è cosa ardua. Gli scoiattoli sono tra questi; non andando in letargo, sono particolarmente attivi in queste settimane (e il visitatore mediamente attento non avrà molte difficoltà ad individuarne un po' ovunque) alla ricerca delle scorte alimentari accumulate nei mesi si abbondanza in dispense che poi, spesso dimenticate, costituiscono un importante sistema di disseminazione per le specie vegetali dei cui frutti questi animali si nutrono.
Susanna ha catturato una bella immagine di due dinamici individui avventuratisi direttamente sul manto nevoso. Buona fortuna!

lunedì 12 gennaio 2009

Foto curiose


Ieri mattina, durante una passeggiata non lontano da Porta Monza, la combinazione di neve e sole mi ha reso particolarmente facile l'osservazione di animali che, da soli o in gruppo, erano all'affannosa ricerca di alimenti. Vi propongo due immagini, la prima relativa a due curiose cinciarelle, la seconda che ritrae un codibugnolo (di un gruppo formato da almeno una dozzina di esemplari) intento a prelevare gli essudati zuccherini di una pianta. Pettirossi, cardellini, merli e fringuelli si contavano poi a dozzine, impressione derivante probabilmente dal fatto che i poveretti si concentravano nelle zone parzialmente libere dal manto nevoso. In fervente attività anche picchi rossi e scoiattoli.

giovedì 8 gennaio 2009

24 dicembre 2008 Visitatori invernali - La sorte del bosco bagnato

Un piccolo passo indietro...

NB
La foto del lucherino è di Edoardo Viganò di Villasanta. Edoardo è un grande fotografo naturalista: molte sue istantanee, come quella qui pubblicata, sono state scattate proprio al Parco.

Ci saranno? Non ci saranno? L’inverno porta al Parco alcuni visitatori ormai tradizionali. Tra questi, il lucherino.

(Foto: Edoardo Viganò)

Un’occhiata all’immagine ci permette di collocare immediatamente la specie nel gruppo dei fringuelli. Il lucherino è specie dell’Europa centrale e nord-orientale. In Lombardia occupa le aree montane. È d’inverno che fa capolino nelle nostre lande. I movimenti migratori e le presenze in qualità di svernante possono essere fluttuanti negli anni. Nel nostro Parco è invece molto regolare, per numero e per abitudini. Già le abitudini. Il lucherino è, nel periodo iemale, tipicamente legato alle piante di ontano, di cui gradisce le piccole pigne.
Nel Parco, il bellissimo fringillide ha invece imparato a gustarsi i frutti del liquidambar, pianta esotica di origine americana. Il Viale Pineta, nel tratto che parte dal Rondò dei Tulipiferi (altra essenza esotica), è bordato da sui due lati da un filare di liquidambar. Se vuoi trovare i lucherini devi andare da queste parti.
Puntuali, eccoli qui; “4-5”, recita il mio quaderno di campo. Sull’asfalto del Viale sono ben visibili le tracce della loro presenza e della loro attività.



Un frutto di liquidambar: evidenti i fori lasciati dai volatili (con i lucherini ci sono anche cardellini e fringuelli).

Su questa foglia di liquidambar si vedono dei frammenti di vegetali: il lavoro dei becchi fa cadere queste briciole. Si vede anche un escremento. Ovviamente raccolgo questo campione, feci comprese. I naturalisti sono spesso un po’ coprofili; e necrofili, va aggiunto. Ma queste sono altre storie.

E il bosco bagnato della settimana prima (18 dicembre 2008)? L’acqua è ormai rientrata nell’alveo della Molinara, e il bosco si sta asciugando.


Ecco la Molinara di nuovo al suo posto.


Il tratto che parte dal Lambro (vedi articolo relativo al 18 dicembre 2008) è ancora attivo, poi a poco a poco si svuoterà...
Su un sponda si vedono i depositi lasciati dalle acque.
Qui invece, una curiosa forma di erosione.

Da ultimo, chi è l’anima sensibile che ha costruito queste mangiatoie? Nel bosco che costeggia il Lambro a valle del Ponte dei Bertoli, sponda sinistra, ne ho contate tre.

mercoledì 7 gennaio 2009

6 gennaio 2009 Sotto la neve

Foto: Alessandra Riva


Alessandra ci ha inviato qualche istantanea scattata il 6 gennaio 2009 nei Giardini della Villa Reale e non solo.

I soggetti? Dai, sono dei classici... Vi lasciamo questa galleria fotografica senza commenti, può essere divertente provare a riconoscere i luoghi inquadrati.







un grazie ad Ale, ed un invito ai nostri lettori: mandate vostre immagini!

sabato 3 gennaio 2009

Capodanno sotto la neve


La provvidenziale nevicata della notte di San Silvestro ci regala un capodanno spettacolare, per il nostro Parco. Pochi intrepidi, trascinati dal proprio cane o animati dalla necessità di smaltire la stanchezza della bisboccia notturna, hanno sfidato il freddo ricevendo quale ricompensa una serie di panorami mozzafiato. Per la fauna, a dire il vero, la neve costituisce un ulteriore impedimento per la ricerca del cibo. Un doveroso omaggio agli animali, quindi, attraverso queste due foto che ho scattato ad un pettirosso pensieroso e ad un altrettanto riflessivo gheppio. Ho caricato anche, nella sezione "luoghi" alcune suggestive immagini raccolte l'altroieri che sempre più mi fanno pensare che la ricerca delle emozioni spesso non richiede lunghi e costosi viaggi in paesi esotici!