di Matteo Barattieri
Non pochi hanno chiesto informazioni e spiegazioni sul cantiere attivo da qualche tempo nel Parco di Monza, non lontano dalla Montagnetta di Vedano, nell'area ex-ippodromo. Alcuni hanno addirittura sollevato vivaci proteste, accompagnate da classici ritornelli quali i sempiterni “…ai miei tempi il Parco era un’altra cosa…” oppure “…una volta questo non succedeva…”, e via andare. È il caso di fornire alcune spiegazioni. I lavori sono collocati dove un tempo si trovavano due edifici collegati al complesso del fu ippodromo. Negli anni, i manufatti hanno subito un degrado sempre più accentuato. Intendiamoci: il sottoscritto è completamente contrario a qualsiasi ricostruzione e riattivazione dell’ippodromo, che toglierebbe ulteriore spazio ai cittadini e brutterebbe ulteriormente il malcapitato Parco. Esistono però soluzioni per recuperare edifici in modo compatibile con lo scenario circostante e con le esigenze dei cittadini, e nel rispetto delle ricchezze naturalistiche del nostro polmone verde.
Nel 1999 venne ipotizzato un recupero di queste strutture per farne un punto ristoro; l’incarico venne affidato allo Studio Tre di Agrate Brianza. Successivamente, sotto la Giunta Faglia, il progetto è stato rivisto. Punto forte della nuova e definitiva versione è la creazione di uno spazio coperto e chiuso a disposizione degli sportivi, dei tanti sportivi che praticano attività fisica nel Parco, che qui troveranno uno spogliatoio con annesse docce. Una parte di questo piccolo complesso ospiterà servizi igienici, altra importante esigenza per i tanti frequentatori del Parco. La restante parte diverrà invece un piccolo punto ristoro, più contenuto nelle dimensioni rispetto al progetto originario e gestito direttamente dal custode di spogliatoio e servizi igienici.
La ricostruzione degli edifici rispetterà al millimetro le loro dimensioni originarie. In buona sostanza, non verrà aggiunto nuovo cemento al Parco, come da disposizioni di legge. Disposizioni, si sa, puntualmente non rispettate quando si tratta di autodromo, con la scusa, ogni volta, che si tratta di “opere amovibili”.
Non è tutto: il progettista, l’architetto Luigi Villa da Agrate (dello studio sopra citato), si è preoccupato di rispettare gli alberi presenti in zona, che non saranno toccati. La strada di servizio tracciata nel bosco a ridosso del cantiere – destinata a sparire con il termine dei lavori – è stata disegnata senza abbattere o danneggiare nessun albero.
I tanti cittadini preoccupati possono dunque tranquillizzarsi. Da parte mia, ritengo questo un ottimo intervento: la realizzazione di strutture utili per gli sportivi viene incontro ad un’esigenza sempre più sentita. Parentesi personale: da sportivo del Parco continuerò però a cambiarmi all’aria aperta o a raggiungerne i prati già con la divisa adatta. La tradizione (ormai trentennale) è la tradizione e poi un pizzico di spontanea rudezza non guasta mai.
Venendo a cose più contingenti, vorrei invece puntare l’attenzione su un altro aspetto della questione. A mio avviso ci si dovrebbe chiedere sin da ora se l’Amministrazione Comunale ha già individuato un gestore che si prenderà carico della struttura o, almeno, che tempi si prevedono prima che il nuovo complesso sia pienamente attivo. Non vorrei che, tagliato il nastro, si dovesse assistere a situazioni come quella dell’ex-allevamento del Dosso, che, riqualificato ormai da tempo, langue abbandonato alla mercé di teppisti e affini. Come capita spesso, il problema non è dar vita a bei progetti di sistemazione ma garantire gestione e manutenzione successive.
Non pochi hanno chiesto informazioni e spiegazioni sul cantiere attivo da qualche tempo nel Parco di Monza, non lontano dalla Montagnetta di Vedano, nell'area ex-ippodromo. Alcuni hanno addirittura sollevato vivaci proteste, accompagnate da classici ritornelli quali i sempiterni “…ai miei tempi il Parco era un’altra cosa…” oppure “…una volta questo non succedeva…”, e via andare. È il caso di fornire alcune spiegazioni. I lavori sono collocati dove un tempo si trovavano due edifici collegati al complesso del fu ippodromo. Negli anni, i manufatti hanno subito un degrado sempre più accentuato. Intendiamoci: il sottoscritto è completamente contrario a qualsiasi ricostruzione e riattivazione dell’ippodromo, che toglierebbe ulteriore spazio ai cittadini e brutterebbe ulteriormente il malcapitato Parco. Esistono però soluzioni per recuperare edifici in modo compatibile con lo scenario circostante e con le esigenze dei cittadini, e nel rispetto delle ricchezze naturalistiche del nostro polmone verde.
Nel 1999 venne ipotizzato un recupero di queste strutture per farne un punto ristoro; l’incarico venne affidato allo Studio Tre di Agrate Brianza. Successivamente, sotto la Giunta Faglia, il progetto è stato rivisto. Punto forte della nuova e definitiva versione è la creazione di uno spazio coperto e chiuso a disposizione degli sportivi, dei tanti sportivi che praticano attività fisica nel Parco, che qui troveranno uno spogliatoio con annesse docce. Una parte di questo piccolo complesso ospiterà servizi igienici, altra importante esigenza per i tanti frequentatori del Parco. La restante parte diverrà invece un piccolo punto ristoro, più contenuto nelle dimensioni rispetto al progetto originario e gestito direttamente dal custode di spogliatoio e servizi igienici.
La ricostruzione degli edifici rispetterà al millimetro le loro dimensioni originarie. In buona sostanza, non verrà aggiunto nuovo cemento al Parco, come da disposizioni di legge. Disposizioni, si sa, puntualmente non rispettate quando si tratta di autodromo, con la scusa, ogni volta, che si tratta di “opere amovibili”.
Non è tutto: il progettista, l’architetto Luigi Villa da Agrate (dello studio sopra citato), si è preoccupato di rispettare gli alberi presenti in zona, che non saranno toccati. La strada di servizio tracciata nel bosco a ridosso del cantiere – destinata a sparire con il termine dei lavori – è stata disegnata senza abbattere o danneggiare nessun albero.
I tanti cittadini preoccupati possono dunque tranquillizzarsi. Da parte mia, ritengo questo un ottimo intervento: la realizzazione di strutture utili per gli sportivi viene incontro ad un’esigenza sempre più sentita. Parentesi personale: da sportivo del Parco continuerò però a cambiarmi all’aria aperta o a raggiungerne i prati già con la divisa adatta. La tradizione (ormai trentennale) è la tradizione e poi un pizzico di spontanea rudezza non guasta mai.
Venendo a cose più contingenti, vorrei invece puntare l’attenzione su un altro aspetto della questione. A mio avviso ci si dovrebbe chiedere sin da ora se l’Amministrazione Comunale ha già individuato un gestore che si prenderà carico della struttura o, almeno, che tempi si prevedono prima che il nuovo complesso sia pienamente attivo. Non vorrei che, tagliato il nastro, si dovesse assistere a situazioni come quella dell’ex-allevamento del Dosso, che, riqualificato ormai da tempo, langue abbandonato alla mercé di teppisti e affini. Come capita spesso, il problema non è dar vita a bei progetti di sistemazione ma garantire gestione e manutenzione successive.
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