domenica 22 marzo 2009

14 e 21 marzo 2009 - Notti da civette



Il prologo
Ogni due anni, dal 2005. L’intervallo di tempo ha la lunghezza di un amen ma tanto è bastato per creare una tradizione. La Notte della Civetta edizione italiana è alla sua terza puntata, ma ha ormai acquisito rango di rito e appuntamento fisso. E ha i suoi bei primati. Uno è tutto monsciaco. Monza si è portata a casa nel 2005 e nel 2007 il primo posto per numero di iscritti. Alla faccia di più o meno sincere professioni di modestia e di un volare basso, che dovrebbe accompagnare il nostro cammino in questa valle di lacrime, non ho pudori nel dire che tengo, e maledettamente, al primato. Wharoliano quarto d’ora di celebrità? Spirito di competizione? Non direi. Più precisamente, siamo dalle parti di una miscela – fate voi le dosi – di italico campanilismo e di affetto per il nostro Parco. “Anche quest’anno vuoi puntare al primato?”, chiede Alberto, con l’ironia mica tanto sottintesa della domanda retorica. La preparazione dell’evento viene pompata come si deve, utilizzando tutti i canali possibili. Non basta raccogliere quante più adesioni, bisogna anche dotarsi di adeguate risorse e strutture. La Scuola di Agraria, co-organizzatrice della serata, non può mica ospitare 150 e passa individui, per impenetrabilità dei corpi e normative sulla sicurezza. “Semplice: non tutti assisteranno alla presentazione”, è la mia lapidaria risposta. Per guide e accompagnatori di supporto provvederanno i nostri contatti e un pizzico di buona sorte.
In pochi giorni la lista si riempie. È una teoria senza soluzione di continuità di messaggi nella casella di posta elettronica. Poche, per fortuna, le chiamate al telefono. Morale: a circa una decina di giorni siamo al completo. Era prevedibile e previsto, ordinaria amministrazione, ma sa diss: ci sarà una data supplementare per il 21 marzo. Stessa ora, stessa porta (del Parco).
I tentativi di prenotazioni non smettono.


“Hell war der Mond…..
…und die Nacht voll Schatten.“ Le parole vengono direttamente dalla versione teutonica della canzone più nota, nell’originale, come Moonlight Shadow. Un riferimento come un altro alla magia della notte? Non solo, non solo. “Non mi hai inserito nel tuo gruppo…”, lamenta L., con la quale intercorrono da qualche tempo rapporti di lavoro. “Altre colleghe invece sì”. Preferenze? Nossignori: nello stendere gli elenchi ho seguito pari pari, e con solerzia degna di mezzemaniche, la sequenza di iscrizione. Ogni regola vuole però le sue brave eccezioni. Tra gli iscritti un gruppo mi attrae da subito: comprende triestini di nascita e tugnitt – ovvero “tedeschi” per chi non mastica il nostro vernacolo – di nascita e di nome. Ognuno ha le proprie debolezze: la mia passione per la Germania è arcinota. Il gruppetto finisce seduta stante nel mio gruppo, a dispetto della sequenza di cui sopra. E Trieste? L’alabarda c’entra: alla città giuliana sono legato per vari motivi, primi fra tutti Bruno e Maria Grazia, persone care e grandi amici del nostro Parco. Bruno ci ha lasciato – perdita per sempre incolmabile – qualche anno fa. Sarebbe contento, molto contento di essere qui e di vedere così tante persone questa sera. Gli dedico un pensiero.

14 marzo: la prima puntata
Serata gradevole, temperatura favorevole, assenza di vento. Le note di cronaca prefigurano una serata che meglio di così….
Una breve riunione tra noi guide (io, Alberto Confalonieri, Dante Spinelli, Mariella Nicastro, Checco Ornaghi, Andrea Galimberti) e accompagnatori definisce gli ultimi dettagli. Siamo in tanti, quasi una ventina. Ogni timore residuo di Alberto svanisce. Già, ma sorge un problema. Qualcuno dovrà rimanere qui a presidiare la Cascina Frutteto. Dove trovare la faccia tosta per chiederlo? E a chi? Nessun problema, qualcuno del Comitato Parco si offre senza esitazione. Vecchio Comitato, il tuo spirito non è mutato, da quando anni fa ti abbiamo fondato.
Arrivano quasi tutti puntuali: gli avvisi, scritti con piglio deciso, han colto nel segno. Controllo ogni singola persona, che si trova a declinare le proprie generalità.

Rispondete “presente”
Adoro gli elenchi, di qualsiasi tipo: ingredienti dei prodotti, liste di specie di uccelli di una zona, fino alle formazioni storiche del calcio che fu. Ricordo ancora con piacere un’amica che, conoscendo la mia passione, mi regalò, per il mio compleanno, l’orario delle ferrovie per di più in edizione, disemm inscì, di lusso. Gli elenchi di nomi e, soprattutto, cognomi aggiungono alla musicalità del succedersi di parole anche la magia di mondi vicini e lontani. Irresistibile per me associare ad ogni cognome possibili provenienze geografiche e, da buon campanilista, appassionarmi di fronte a provenienze indiscutibilmente autoctone, abitudine derivata dal grande Gioann Brera. Nei giorni si sono venute formando le liste dei vari gruppi. E il momento dell’appello, non solo mera formalità burocratica, si colora di sottile piacere. Più prosaicamente, “par da vess a suldà”. Avessimo attribuito un numero a ciascuno e l’aria fosse permeata di olio canforato, parrebbe invece una chiama da spogliatoio della pedata. Ci sono quasi tutti gli iscritti, davvero pochi quelli che han marcato visita.
Possiamo dare inizio alle danze.


Ubi maior…
Da qualche giorno non si accettano più iscrizioni per stasera, con buona pace, ma minga tropp, di tutti. L’imbucato di turno c’è sempre, in ogni occasione che si rispetti. Nella fattispecie, si tratta dell’Assessore al Parco Pierfranco Maffè con famiglia. “ubi maior…” con quel che segue. A completare il tono di ufficialità provvede Corrado Beretta, dell’Amministrazione Parco. Le condizioni fisiche del nostro non sarebbero ottimali, ma Corrado non ha voluto mancare: lo ringraziamo, e un grazie va a tutta l’inossidabile ciurma che opera alla Cascina Fontana, Dirigente Fabio Berti in prima fila.


Dante e Mariella aprono. Ma esiste il buio?
I primi due gruppi levan gli ormeggi. Dante si dirige verso il Mirabello, seguendo le proprie orme di due anni fa. Mariella prende la direzione di Viale dei Tigli. Chi è pratico di Parco potrebbe eccepire: il Viale suddetto costeggia la mura, ne potrebbe derivare disturbo legato al traffico. Ipotesi corretta ma poco o per niente suffragata dai dati di campo. Vedremo…
Gli altri 3 gruppi, guide rispettivamente il sottoscritto, Alberto e l’accoppiata Checco e Andrea, si incamminano verso la Cascina Frutteto per la classica presentazione su civette e compagnia cantante. Si accendono parecchie torce ma, sorpresa, non poche vengono smorzate dopo un breve tratto. Ogni volta succede. Va bene civette e gufi, ma mi sa tanto che la vera scoperta di queste serate sia un’altra. Per farla breve, il buio in natura non esiste, signori, grotte, spelonche, abissi marini e foreste fitte esclusi. Certo, le luci della città danno il loro bel contributo, ma in realtà non fanno che aggiungersi.


Nel silenzio della notte
I nostri 3 gruppi lasciano la Cascina Frutteto. Il Checco mi diffida dall’inviare i richiami appena giunti sul Cavriga. Rovineremmo il loro operare, e rischieremmo tremende rappresaglie. Rintuzzo qualsivoglia idea malsana.
Mica servono i richiami: dopo poche decine di metri su Viale Cavriga, parte un concerto. È canto spontaneo, per dirla con gergo da censitori. Una femmina di allocco, una civetta. Musica e bei ricordi. L’allocco: una delle prime, anzi, la prima specie di cui mi sono occupato, e proprio qui nel Parco. Tre lustri fa: serate invernali col Marco e la Nadia. E tanti piccoli episodi, tra i quali un minuto di raccoglimento, percorrendo proprio Viale Cavriga, per un allocco trovato morto da Nadia qualche giorno prima.
Bando alla nostalgia. In tanti anni di uscite non mi è mai capitato un gruppo di persone così motivate. Il silenzio è da rituale religioso e non da scampagnata, ancorché pseudoscientifica, del sabato sera. Non s’ode un respiro, persino i bambini desistono dal premere il pulsante delle torce. Si aggiunge, pare, un’altra civetta, mentre ne approfitto per qualche spiegazione, accolta con molto interesse dalla combriccola.
Alcuni sono quasi invasati, e si allontanano di qualche metro per cogliere i rumori dei rapaci. Altri avvistano su un albero quello che pare un allocco.
All’altezza della Cernuschi, invio finalmente la sequenza di richiami della civetta. Sfidando ogni scaramanzia, spiego che qui, lo scorso anno, avevamo censito 3 maschi. Arrivano delle risposte. Allunghiamo il passo, e riproviamo qualche centinaio di metri più in là. Puntuale, la conferma: fanno 3 cantori, maschi, in contemporanea. E nelle stesse posizioni, più o meno, della primavera 2008. Sul prato che costeggia il Viale scorgo una sagoma a quattro zampe. Non sono l’unico. L’animale sparisce e ne sentiamo i passi tra le foglie secche dalla parte opposta del Viale. Volpe? Così pare. Perfettamente in linea con le mie osservazioni. Ebbene sì. Se girate il Parco quando c’è neve in giro, troverete proprio da queste bande, per dirla con gli orobici, le piste del canide. Anche gli animali sono abitudinari.
Ripieghiamo verso Porta Monza. Qualcuno, con prole assonnata, aveva già guadagnato l’uscita, dove Corrado si è piazzato per far da usciere.
Incrocio gli altri. Tempo di conteggi. Mariella: 4 civette e 1 allocco. Alberto: 3 femmine di allocco, 2 maschi di allocco, 1 civetta + germani e cornacchie. Checco e Andrea: 1 civetta 1-2 allocchi, 2 germani reali, 2-3 colombacci. Il mio bilancio: 4-5 civette, 2 allocchi femmina, 1 allocco maschio, e 1 (probabile) volpe. E Dante? Poco o niente. I partecipanti? Il pallottoliere arriva a 151, cui vanno aggiunti alcuni, una decina, inseriti come accompagnatori di supporto.
E, come si dice in questi casi, stiamo già lavorando per la serata del 21.



21 marzo: il ritorno
La settimana fila via liscia, con qualche interrogativo. Chi diavolo ha sparso la voce che il 21 ci sarà un’altra serata? Non siamo sui ritmi di 10 giorni fa ma poco ci manca. Questa volta i posti sono meno. Saremo tre guide. A me a ad Alberto si aggiunge Corrado Zanini da Verona, anzi Bussolengo, che ha risposto al mio appello lanciato in rete. Ringraziarlo è il minimo.
Pare incredibile ma riusciamo a inserire tutti, o quasi, quelli che han fatto richiesta. Saranno oltre un centinaio.
Le Guardie Ecologiche del Parco Valle Lambro sono tra noi anche questa sera, come da Ordine di Servizio. La loro presenza è preziosa stasera, visto che lo scaligero non conosce il Parco. Corrado Beretta è ancora sul posto, con lui arriverà anche Fabio Berti, Dirigente dell’Amministrazione Parco.
L’adrenalina, va da sé, era maggiore settimana scorsa. Si rischia, pensa te, di sfociare nell’ordinaria amministrazione. Da un lato è un buon segno, significa che la macchina è oliata alla bisogna.
Dopo gli irrinunciabili appelli e presentazioni in aula alla Frutteto, ogni gruppo prende la sua strada. Io ripeto il giro di settimana scorsa, Alberto rinnova il suo classico percorso tra Cascina del Sole e Valle dei Sospiri. Corrado (Zanini) è sul Viale dei Tigli.
Ci accoglie subito un canto spontaneo di civetta. Nessun allocco, però, farà udire la sua voce.
Ormai è una costante: anche questa sera il gruppo è davvero motivato e silenzioso. Alberto mi ha fatto notare la stessa cosa per i suoi.
Alla Cernuschi tento il colpo gobbo. Risentiremo il terzetto? Niente da fare. “Forse il freddo incide?” Ipotizza qualcuno. Chissà. Ci spostiamo su Viale Mirabello: una civetta in lontananza. Provo a lanciare il richiamo dell’allocco, contravvenendo alle disposizioni che ci eravamo prefissi. Nessuna risposta. Beh, alla fine è istruttivo anche questo. Il gruppo imparerà che non sempre riesce bene. Ma il bilancio non fa poi così schifo: 2 civette. E qualche cornacchia. Va meglio ad Alberto: 4 femmine di allocco, 2 femmine di allocco e 1 civetta. Corrado fa pari e patta: 1 civetta e 1 maschio di allocco. Totale partecipanti: 96.

Il gruppetto targato Osnago, capitanato da Barbara Ripamonti e precettato per il servizio d‘ordine, converge con noi guide alla Frutteto. Meritano una breve appendice tra borre e penne. Per la serie “manca, celo…celo, manca”, io e Corrado da Bussolengo ci scambiamo borre: per due di gufo comune gliene cedo una di barbagianni.

Archiviamo la Notte della Civetta 2009. Credo che da domani mi mancheranno i tanti messaggi nella casella di posta elettronica…..
Un grazie a tutti/e.
Qui trovate il brano “Nacht voll Schatten”, versione tedesca di Moonlight Shadow, con la bella voce di Juliane Werding.
http://www.youtube.com/watch?v=fhk0BgHlO84



Matteo Barattieri

Nessun commento:

Posta un commento