domenica 7 settembre 2008

Di come i soldi potrebbero essere meglio spesi...



Ieri, 6 settembre, ho dedicato un paio d’ore, nel primo pomeriggio, ad un giro nel Parco, nella zone dell’ex-facoltà di Agraria.
Abbiamo già avuto modo di commentare i profondi cambiamenti dell’area a causa dei lavori di “riqualificazione”. Non era stato però affrontato il tema, a me particolarmente caro, dello spreco di risorse economiche causato dalla scelta di alberare con giovani ippocastani la direttrice che va dalla nuova entrata di Villasanta al ponte delle catene, in nome ripristino filologico dell’area (ovvero, riproporre esattamente il disegno originale del Parco).
Già ai tempi degli interventi (si era alla fine degli anni ’90) gli ippocastani subivano, in Italia come nel resto d’Europa, l’attacco di parassiti minatori degli apparati fogliari, che causavano il precoce disseccamento delle foglie e l’arresto dei processi di crescita delle piante. Una malattia causata da un piccolo lepidottero di origine balcanica, la Cameraria ohridella, privo di predatori naturali e, quindi, di qualsiasi meccanismo di contenimento delle popolazioni. La patologia non uccide le piante adulte ma, impedendo i processi fotosintetici, impedisce la crescita ed indebolisce le giovani essenze. Risultato? Lo vedete con i vostri occhi nelle due immagini che pubblichiamo, che ritraggono un apparato fogliare compromesso dalla malattia, ed il triste scenario di uno stitico viale per il quale, a distanza di un decennio, ci saremmo potuti legittimamente aspettare miglior sorte.
Per approfondimenti, pubblichiamo a fianco (nella sezione “Archivio articoli”) l’estratto di una dispensa realizzata dal Comitato per il Parco (www.parcomonza.org) in occasione di un recente incontro (novembre 2007) con la cittadinanza organizzato sul tema delle principali fitopatologie che affliggono il Parco. Un riconoscimento a chi ha lanciato il primo allarme, ahimè inascoltato…

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