E PER SEDILE UN MOTORE A SCOPPIO
Correvano gli anni ’80. Il tema autodromo scaldava gli animi, più o meno come oggi. Anzi, forse di più, con i due schieramenti – pro e contro – ben attivi.
La sponda autodromista – l’altra sponda, per noi sostenitori del vecchio Parco – organizza un convegno sul tema. La platea è tutta per il circuito, e per la sua permanenza a vita sotto i cieli monsciaschi. E con la platea, anche la teoria dei relatori, moderatore compreso. La sequenza degli interventi è risaputa agiografia ed ecumenico panegirico, condito dei più triti stereotipi. “Gloria e lustro per il territorio”, “Tradizione sportiva”, “L’immagine di Monza nel mondo” “Monza nota nel mondo per….”, fino alle ammorbanti note su un indotto tuttora da dimostrare.
Ma ci vuole – tributo alla, anzi maldestro conato di una par condicio ancora là da venire – anche un intervento dall’altro versante.
“E adesso sentiamo la voce di una persona contraria….”, annuncia il moderatore. Sul palco viene chiamato Virginio Bettini. Da Nova Milanese, il personaggio è gloria locale: docente universitario e uno dei massimi esperti al mondo di ecologia urbana; nel cv, anche un mandato come parlamentare europeo. Tra i primi lavori svolti, proprio un saggio sulla decadenza del nostro Parco e sulla presenza devastante della pista.
Da buon brianzolo, il Bettini mica le manda a dire. E a schiettezza di favella, aggiunge anche una faccia tosta che va oltre la chutzpah ebraica. E che lo spinse ad avvicinare una Sharon Stone d’annata in un ristorante californiano. Ricavandone, il giorno dopo, un invito a pranzo a casa della summenzionata diva. “Purtroppo, c’era anche marito”, commenterà gustosamente il nostro.
Il moderatore annuncia il nome del Bettini e la sua qualifica come esponente verde. Dai convenuti partono bordate di fischi e insulti. Il conduttore prova a calmare la canea per 2-3 volte. Niente da fare: in ogni occasione sono improperi, che coinvolgono anche la malcapitata genitrice dell’ecologista.
Alla fine, il pubblico si calma. Il Bettini mica perde imperturbabilità. “Dirò solo poche parole”, esordisce il prof. Che così prosegue “Voi siete il portato della civiltà contadina cui han messo sotto il fondoschiena” – il vocabolo usato sarebbe un poco meno castigato – “un motore a scoppio”.
La frase non fa in tempo ad arrivare al suo capolinea. Dalla folla si alzano in tanti, e inferociti. L’inseguimento termina fuori dalla sala. Dove il Bettini troverà la propria macchina in fiamme.
Mani mica tanto anonime gli faranno pervenire una vettura nuova di zecca il giorno dopo, a compensare danni ed offese.
Matteo Barattieri
Correvano gli anni ’80. Il tema autodromo scaldava gli animi, più o meno come oggi. Anzi, forse di più, con i due schieramenti – pro e contro – ben attivi.
La sponda autodromista – l’altra sponda, per noi sostenitori del vecchio Parco – organizza un convegno sul tema. La platea è tutta per il circuito, e per la sua permanenza a vita sotto i cieli monsciaschi. E con la platea, anche la teoria dei relatori, moderatore compreso. La sequenza degli interventi è risaputa agiografia ed ecumenico panegirico, condito dei più triti stereotipi. “Gloria e lustro per il territorio”, “Tradizione sportiva”, “L’immagine di Monza nel mondo” “Monza nota nel mondo per….”, fino alle ammorbanti note su un indotto tuttora da dimostrare.
Ma ci vuole – tributo alla, anzi maldestro conato di una par condicio ancora là da venire – anche un intervento dall’altro versante.
“E adesso sentiamo la voce di una persona contraria….”, annuncia il moderatore. Sul palco viene chiamato Virginio Bettini. Da Nova Milanese, il personaggio è gloria locale: docente universitario e uno dei massimi esperti al mondo di ecologia urbana; nel cv, anche un mandato come parlamentare europeo. Tra i primi lavori svolti, proprio un saggio sulla decadenza del nostro Parco e sulla presenza devastante della pista.
Da buon brianzolo, il Bettini mica le manda a dire. E a schiettezza di favella, aggiunge anche una faccia tosta che va oltre la chutzpah ebraica. E che lo spinse ad avvicinare una Sharon Stone d’annata in un ristorante californiano. Ricavandone, il giorno dopo, un invito a pranzo a casa della summenzionata diva. “Purtroppo, c’era anche marito”, commenterà gustosamente il nostro.
Il moderatore annuncia il nome del Bettini e la sua qualifica come esponente verde. Dai convenuti partono bordate di fischi e insulti. Il conduttore prova a calmare la canea per 2-3 volte. Niente da fare: in ogni occasione sono improperi, che coinvolgono anche la malcapitata genitrice dell’ecologista.
Alla fine, il pubblico si calma. Il Bettini mica perde imperturbabilità. “Dirò solo poche parole”, esordisce il prof. Che così prosegue “Voi siete il portato della civiltà contadina cui han messo sotto il fondoschiena” – il vocabolo usato sarebbe un poco meno castigato – “un motore a scoppio”.
La frase non fa in tempo ad arrivare al suo capolinea. Dalla folla si alzano in tanti, e inferociti. L’inseguimento termina fuori dalla sala. Dove il Bettini troverà la propria macchina in fiamme.
Mani mica tanto anonime gli faranno pervenire una vettura nuova di zecca il giorno dopo, a compensare danni ed offese.
Matteo Barattieri
Grande persona Virginio Bettini!
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