Ci scrive Daniela:
Ciao,trovo che le protezioni blu intorno alle piantine messe a dimora (vedi "Un po' di confusione: botta e risposta sui lavori al Parco", del 24 aprile n.d.r.), essendo cosi' ben visibili, servano anche ad evitare di calpestare, magari inavvertitamente, gli alberelli.Sono invece piuttosto perplessa in relazione alla ringhiera in ferro che e' stata posta alla sommita' della collinetta del belvedere, dove sono stati abbattuti alcuni cedri. Mi sembra davvero brutta e fuori luogo. A cosa dovrebbe servire? Se ne vedono sempre di piu' anche in citta' in posizioni che, spesso, non presentano alcun pericolo. Dubito infatti che vi siano aspiranti suicidi dalla collinetta. Avete ulteriori informazioni?Grazie. CiaoDaniela CentemeriLe richieste di Daniela offrono lo spunto per parlare brevemente
di due importanti opere in fase di realizzazione nella zona del parco a sud di viale Cavriga.
La prima, il ripristino della collinetta del belvedere, è consistita fondamentalmente nel ripristino della visuale prospettica del viale Mirabello dalla collinetta prospicente il laghetto della Valle dei Sospiri (a fianco, il viale Mirabello visto dal "nuovo" belvedere). Per fare ciò sono stati abbattuti alcuni cedri sul declivio nord della collinetta, e sono state effettuate potature dei filari che costeggiano il tratto iniziale del viale Mirabello. A corredo dell'opera, sono stati realizzati lavori di semina del terreno alla base del belvedere, e la famigerata ringhiera che ne circonda la sommità, forse ispirata alle stampe del Sanquirico (?). Dal punto di vista ambientale (l'asse portante del nostro blog), non ho nulla da obiettare sui lavori condotti. L'abbattimento di pochi cedri, essenze non autoctone e dall'interazione irrilevante con l'ambiente circostante, e la realizzazione della ringhiera poco aggiungono e poco tolgono al valore del sito.
Ad altre sensibilità la parola sul tema del senso estetico, filologico, ecc...
Più delicato a mio avviso il secondo intervento, condotto presso il rondò del cedro del Libano, nell'area ex facoltà di Agraria. In questo caso, il disegno originario del Parco prevedeva che dal rondò si dipartissero dieci viali, con aperture prospettiche sugli ambienti cir
costanti. Nel tempo, la scarsa frequentazione e la diversa "destinazione d'uso" hanno determinato la scomparsa di alcuni dei viali ad pera della vegetazione. L'intera zona dell'ex-agraria ha assunto connotazioni
"selvagge" che hanno favorito la biodiversità locale. L'area è stata poi oggetto di drastici interventi di riqualificazione con i finanziamenti della L.R. 40/95 (riduzione delle boschine, apertura di una nuova porta su via Lecco, ricostituzione di viali, piantumazione del filare di ippocastani, ecc) che hanno - ahimè - banalizzato il territorio dal punto di vista naturalistico.
L'ultimo atto è l'apertura degli ultimi 4 viali sul rondò del cedro (a fianco, in blu nella cartina). Opere, sia chiaro, ineccepibili e ben gestite dal punto di vista progettuale e realizzativo, probabilmente preziose per chi conserva l'idea di un ripristino filologico del Parco (anche se mi sembrano sempre più palesi le incongruenze tra l'obiettivo del ripristino filologico e gli ingombranti anacronismi di inizio XX secolo), ma che più di un rammarico lasciano a chi vede nel parco una potenziale risorsa per specie animali e vegetali che il territorio circostante non è più in grado di
sostenere.
Alcuni anni fa conducemmo un censimento della popolazione di picchio rosso minore, specie non a rischio ma localizzata e di difficile studio. Uno dei (pochi) territori rilevati era proprio nell'area degli ultimi interventi. Che ne sarà stato?
A fianco, due dei quattro nuovi viali, sul lato meridionale del rondò del cedro (foto A.Confalonieri)