giovedì 31 dicembre 2020

Lupo nel Parco di Montevecchia e della Val Curone

 Una notizia bomba, direi.

Confermato: lupo nel Parco Regionale di Montevecchia e della Val Curone.
Del resto, da tempo è presente nel Comasco.
Chissà che non arrivi anche da noi.


Matteo Barattieri

Il Martino al Parco ovvero la Croisette è niente al confronto

FOTO DI MASSIMO RIZZOLI
Correva - più o meno - la seconda metà degli anni '80. Il martin pescatore (torna a) fa(r) capolino lungo la Valle del Lambro. A immortalarlo in istantanee, il Molteni, fotografo in quel di Triuggio.
Fece epoca, in qualche modo: il Vecchio Fiume che si prendeva rivincite e dava segni di una rinascita.


Per fotografarlo, appostamenti e lunghe attese.
Pare secoli fa. "Qui ho visto il martin pescatore", commentava qualche giorno fa un, quasi impertinente, fanciullo dai vialetti dei Giardini della Villa Reale. Il nostro (il summenzionato martino, non il bimbo) si mostra ormai da qualche settimana tra la Roggia dei Giardini e la Valle dei Sospiri. E lo scenario assume toni che neanche la Croisette dei momenti d'oro. Stelle e stelline del cinema non riuscirebbero ad attirare così tanti fotografi. E siccome le cose van fatte bene, maschio e femmina: ebbene sì.

Fin qui la cronaca spicciola, da tabloid d'Oltremanica. Ma ga voeur un poo da sciensa. La prima nidificazione accertata della specie nel Parco di Monza rimonta alla metà degli anni '90, grazie all'Alberto Erba da Villasanta, che la segnalò all'epoca. Il volatile frequenta regolarmente il Parco, e va inserito nella lista dei nidificanti.
Non è nuovo nemmeno del Laghetto della Villa Reale e dintorni. Ma così sfacciatamente visibile non era mai capitato. 
Nota finale. Mi sa che rimarrò l'unico a non averlo fotografato. Snobismo? No: minga bonn. Meglio che a scattare immagini sia chi è capace, come il nostro Massimo Rizzoli che ci ha speso tempo. Il risultato è ben visibile nel montaggio che lo stesso Massimo in arte Mafolo ci ha regalato.
Lunga vita al Martino. E al Vecchio Lambro.
A dirla tutta, un paio di foto al martino le avevo scattate qualche anno fa, più che altro per sperimentare le potenzialità della mia macchina digitale. Ma sul martino avrei una piccola sorpresa. Prossimamente sugli schermi, i nostri, non quelli della citata Cannes.

Matteo Barattieri

martedì 29 dicembre 2020

Atlante Europeo degli Uccelli Nidificanti: ci siamo anche noi

Fresco di stampa. L'EBBA: European Breeding Bird Atlas è appena uscito.
Seconda edizione. Aggiornato con gli ultimi dati.



Ci siamo anche noi. Anche la nostra provincia di Monza e Brianza. Ebbene sì: le osservazioni che abbiamo raccolto negli anni scorsi, inserite poi sulla piattaforma Ornitho, sono finite nella banca dati europea.

Una piccola soddisfazione. E un grazie per gli altri che han collaborato col sottoscritto. 
Il Parco di Monza, va però detto, non venne considerato dai rilevamenti. La metodologia seguita prevedeva di suddividere il territorio in un reticolo formato da celle. Tra le celle, il sistema ne sceglieva alcune prefissandole in maniera casuale. Poco male: l'importante è aver contribuito all'operazione. 
Un grazie va anche a quel simpatico svizzero che all'anagrafe fa Roberto Lardelli, coordinatore di Ornitho, e tutti quelli che han lavorato a questo splendido volume.

Se vi interessa ordinarlo, potete andare qui

Matteo Barattieri

A proposito di borre (parte prima)


Argomento di grande interesse, credo. Dedichiamogli qualche nota.

Pallottole formate da peli, penne, piume, parti di scheletri, resti di insetti e altro materiale: così vengono generalmente descritte le borre. A produrle, molte specie di uccelli, soprattutto i rapaci, che espellono in questo modo, attraverso il becco, ciò che risulta indigeribile. Questi reperti hanno un loro pubblico di appassionati collezionisti. Non solo, hanno anche una funzione scientifica: ci permettono di conoscere la dieta di molte specie, e di ricavare così importanti dati ecologici. In non pochi casi, costituiscono una modalità per raccogliere informazioni sui piccoli mammiferi (arvicole e toporagni, ad esempio) presenti in un’area.



Le borre dei rapaci notturni e diurni presentano alcune differenze – vedi foto: confronto tra una borra di allocco e una di sparviere –. Le borre dei notturni (gufi, civette e affini) hanno aspetto più untuoso, sono più solide e presentano numerose ossa intere. I rapaci diurni (falchi, poiane, aquile…) hanno un apparto digerente più potente, riescono quindi a digerire gran parte di quello che ingoiano: nelle loro borre, il contenuto di ossa sarà inferiore.
Ad emettere questi interessanti reperti non sono solo i rapaci. Anche uccelli insettivori o trampolieri, ad esempio, producono questi rigetti. 

Le borre mostrate sono state raccolte negli anni scorsi nel nostro Parco. Chiedo venia: quando ho scattato la foto non ho riportato sulla immagine la data di rinvenimento del reperto. Anche perchè l'immagine serviva per una pubblicazione per l'allora PLIS del Molgora.

Matteo Barattieri







 


lunedì 28 dicembre 2020

28 dicembre 2020 - Sotto la neve

Ha cominciato ieri notte. E ha proseguito per buona parte della mattina.

Giro di ricognizione in mattinata. Obbiettivi: oltre a verificare le condizioni generali, anche cercare tracce nella neve.
Tracce? Come era prevedibile, oggi gli animali si muovono molto poco. Le uniche impronte nella neve sono di esseri umani e di cani. Andrà meglio domani e nei giorni successivi.








La coltre di neve è piuttosto compatta.
Il carico di massa nevosa fa piegare alcune piante. Nella zona delle sorgenti della Roggia Pelucca, la stradina che taglia il boschetto è interrotta dalle piante incurvate dal peso della neve: immagine sempre suggestiva.


Volatili silenziosi. E anche gli scoiattoli sono poco o per niente attivi.
Il taccuino registra che il Laghetto della Valle dei Sospiri è ghiacciato in superficie: una lastra di ghiaccio non omogenea e continua, e, soprattutto, marcia e molle.  

Una quercia rossa lungo Viale Cavriga è caduta sotto il peso della neve, travolgendo la branca di un platano. Gli operai della ditta che in carico una serie di servizi di manutenzione sono subito al lavoro: tronco e branca saranno tagliati in pezzi per facilitare le rimozione.

 
Piste nella neve. L'invito a seguirle è tutt'uno con l'idea che ne potrebbero derivare percorsi stabili per questa e per le prossime giornate. Percorsi che si faranno legami, ad unire chi si troverà a passare a a sfruttare l'operato di chi quelle piste ha aperto per primo. E c'è anche il piacere di creare nuovi passaggi attraverso il manto bianco. Chi ha detto che la neve è solo veloci discese lungo un pendio?

Matteo Barattieri


giovedì 24 dicembre 2020

Una gita fuori porta ovvero occhi aperti: possibili visitatori da molto lontano, dalla Siberia

FOTO: MARIO MAINO

22 dicembre 2020

La scoperta risale a due giorni prima: roba che scatena il mondo del binocolo. 
Marco Sozzi da Milano trova un luì scuro Phylloscopus fuscatus in quel del Lago di Olginate, sponda di Calolziocorte.
Il piccolo volatile abita regioni remote: dalla Siberia alla Cina. Per svernare, utilizza normalmente quartieri collocati nel sud-est asiatico.
Ma gli uccelli, si dice, hanno le ali: vanno quindi, conseguenza inevitabile, dove vogliono, più o meno. Correnti sbarazzine possono fare deviare anche i migratori più tradizionalisti verso luoghi altri.

Il citato luì scuro non è da meno. In Europa, si registrano da sempre osservazioni della specie. Pochi, ma si registrano. Anche in Italia, ma i numeri sono molto contenuti: Dal 1950 al 2010, solo 5 osservazioni confermate da speciali commissioni dedicate alle rarità.
Nell'ultimo decennio, le osservazioni sono state di più: 14, stando alla banca dati di Ornitho. Un aumento delle presenze? Forse, più gente in giro dotata di specola e equipaggiamento tecnico sempre più sofisticato: il tutto abbinato a conoscenze ed esperienza in materia via via più affinate.
In questo finale del 2020, abbiamo 4 segnalazioni per l'Italia. Da accidentale (ovvero molto molto occasionale) la specie potrebbe venire considerata migratrice irregolare per il Bel Paese.

Dice: e questa roba cosa c'entra col Parco di Monza? C'entra, c'entra. Per prima cosa, dalla nostra Monza siamo in due del mucchio selvaggio che frequenta il Parco ad affrontare la trasferta nel Lecchese: oltre al sottoscritto - l'occasione è di quelle da non mancare, e la celebro con una bella pedalata - c'è anche Mario Maino, che ha riscaldato come si deve la digitale. E i risultati si vedono: basta una occhiata alle istantanee.







Ottimo lavoro, come sempre, quello del nostro Mario.
Il martedì 22 dicembre non siamo in tantissimi sulla riva del Lago di Olginate: il giorno prima erano invece in circa una trentina a contendersi le angolazioni più felici. 
La postazione è anche molto comoda: chi ha detto che il birdwatching è fatto di sacrifici fisici e di sofferenze atletiche? Il piccolo molo, posto tra il Lavello e la località Pascolo raccoglie una comitiva compostasi spontaneamente e alla spicciolata. Ritrovo il Claudio Crespi: al solito irrequieto, ci lascia dopo non molto tempo. Dalla residenza in quel di Casatenovo, sbuca l'Alfio Sala: si rivivono le nostre avventure in Val della Nava. E via via altri del CROS Varenna, a fare estemporanei onori di casa.

Malnatt d'un luì scuro: si muove basso, tra la vegetazione. Lo vedo quasi subito col binocolo. Ottima cosa: la crocetta sul nome della specie è assicurata per la mia lista personale. Mentre gli altri dan di digitale, monto l'apparecchiatura per registrare i richiami di un volatile piuttosto collaborativo: richiama spesso e volentieri il nostro, e con belle sequenze che pescano dal repertorio classico, come farebbe,  per andare sul sicuro, qualsiasi cantante allo scopo di solleticare palato ed orecchie di seguaci incalliti e non solo.
La vicina strada vomita rumori senza soluzione di continuità. "va be', proverò a ripulire le tracce", spiego agli incuriositi, ed improvvisati compari. Mal che vada, rimane un documento storico.
Il piccolo siberiano si muove per salti tra i rami e non usa svolazzi e simili. Non di rado, è sul terreno. Tutti aspetti che lo caratterizzano rispetto ad altri componenti del gruppo dei luì; gruppo che offre sempre belle soddisfazioni - e non pochi grattacapi - al mondo del birdwatching.
Il becco sottile del pennuto cerca minuti insetti tra rami, foglie e terreno. La colorazione scura di dorso e ali fa onore al nome del nostro amico.

Qualche registrazione non è venuta male, alla fine. Sottoposta ad appropriate ripuliture, questa fa la sua porca figura.


Questo il sonogramma relativo.


Diradatasi la folla sulla riva, passo anche io a seguire le avventure del pennuto. Il tramonto si avvicina: la sana pedalata di ritorno non è solo felice coronamento della giornata. 
Il pensiero va alla nostra landa monsciasca: tenete d'occhio cespugli e simili, soprattutto vicino all'acqua, ragazzi. Chissà che un giorno questa rarità non si faccia viva anche da noi.
E le foto di Mario sono più che ottima guida per il riconoscimento.

Matteo Barattieri

lunedì 14 dicembre 2020

7-13 dicembre 2020 - Una settimana al Parco

 
E la Pelucca riprese la sua attività. La Roggia è in azione già dalla settimana precedente, in effetti, viste le piogge. La mappa riporta il punto in cui arriva l'acqua nell'asta principale il giorno 7 dicembre 2020.



La zona del circuito rimane ancora chiusa al pubblico, dopo il rally. La manifestazione motoristica non è che abbia poi avuto particolare eco sulla stampa nazionale, è giusto ricordarlo. In ogni caso, ancora il 12 dicembre la zona dell'autodromo era inaccessibile.

Villa Reale. Ancora nessuna dichiarazione da parte del Consorzio e del Sindaco che ne è presidente. L'ultimatum di Nuova Villa Reale - che chiede 8 milioni al Consorzio come sorta di compensazione per i danni economici dovuti, secondo la società citata, a carenze del Consorzio medesimo - scadrà tra pochi giorni. In Regione, Marco Fumagalli (consigliere regionale 5Stelle) ha presentato un ordine del giorno in cui chiede che la Villa Reale venga presa in gestione da una mano pubblica (leggi Consorzio). Il 18 dicembre, l'ordine del giorno verrà votato.

Intanto, i nostri fotografi proseguono a scattare istantanee al martin pescatore. Mentre i Guardiani della Villa Reale (Park Angels) han preso servizio da qualche giorno. Per la precisione dal 4 dicembre.

Matteo Barattieri

martedì 8 dicembre 2020

La pratica e la grammatica, e lo scoiattolo grigio, ovvero elaborazioni di autodidatta

Le mappe non hanno nessuna pretesa: premessa imprescindibile.

I dati di presenza dello scoiattolo grigio (specie infestante) sono stati raccolti durante giri di ricognizione in bici nel periodo novembre-dicembre 2020.

Non sono un mammologo (studioso di mammiferi) esperto. Le indagini su questo gruppo animale van condotte secondo precisi protocolli, va da sè. Ma i dati sono comunque corretti, e puntualmente registrati sulla piattaforma Ornitho - fantastico strumento per caricare e condividere dati a livello nazionale ed europeo -, attraverso, in questo caso l'applicazione Naturalist.




Le due mappe sono state ottenute con QGIS. Abbiamo, in un caso, tutte le osservazioni, per il periodo considerato; nell'altro caso, le osservazioni sono divise per data. Si nota una presenza pressoché ubiquitaria della specie, diffusa su tutto il Parco. Nota: l'area del circuito non è stata frequentata, se non molto parzialmente nel periodo in oggetto. L'altra mappa mostra i punti colorati diversamente a seconda della data di osservazione. Si nota una regolarità della specie nel frequentare alcune aree. Anche qui, una chiosa: i percorsi fatti in bici non son sempre stati gli stessi. L'ho detto, mica è una operazione scientifica coi crismi.

E la pratica? E la grammatica? Traversie da autodidatta. Sull'uso dei GIS (programmi per elaborare dati cartografici) mi sono istruito, appunto, col fai da te più classico. Già, ma il documento - coi dati della specie in oggetto - caricato su GIS, secondo modalità consolidata, mica girava. Possibile? Picchia di qui, picchia di là, viene fuori la soluzione. L'applicazione Naturalist usata per registrare i dati connota i dati medesimi con un carattere per niente gradito a zio QGIS: il simbolo di grado °, malnatt d'un simbolo. Insomma, una questione di grammatica. E di pratica.

Matteo Barattieri 

7 dicembre 2020 Tracce...

 
7 dicembre 2020. 
Giro di ricognizione.
Tracce di picchio nero: buchi in un tronco a terra.
Una spiumata: penne di colombaccio, molto probabilmente predato da un allocco.



Matteo Barattieri







7 dicembre 2020 E la Pelucca tornò a buttare

7 dicembre 2020 
E la Pelucca riprese a buttare. Le piogge di questi giorni fanno il loro lavoro.
Sulla mappa, il punto in cui arriva l'acqua oggi nell'asta principale. Anche l'altro ramo della Roggia presenta acqua per un breve tratto, ma non raggiunge la confluenza con l'asta principale. 




Matteo Barattieri









domenica 6 dicembre 2020

Il forno fantasma ovvero la Sentinella va al Molino


"Ci vediamo tra un po', caro Parco", così la nostra Carola Besana. Residente, ahilei, in quel di Villasanta, la Carola non poteva più oltrepassare la mura, valendosi dei canonici cancelli, e nelle ore di regolare apertura. "Rigore è quando arbitro fischia", diceva il grande Vujadin Boskov. Nella fattispecie, l'arbitro è il Presidente del Consiglio. Il DPCM impone di non uscire dai confini del proprio comune. 
E il Parco è, per la sua intera superficie, sotto Monza.

Un DPCM ha valenza nazionale (e globale). Mica può prevedere una casistica geograficamente localizzata. Vai a sapere che su una area verde così estesa e di così grande valore ricreativo si affacciano ben 4 comuni. Ma vale l'assioma del citato Boskov. 
Nella settimana tra il 15 e il 20 novembre, però, esce un pronunciamento della Locale, che ha valore, parziale, di liberi tutti. Gli abitanti degli altri 3 comuni, oltre a Monza, che si affacciano sul Parco potranno entrarvi, fatte salve tutte le altre norme covid.

Liberi tutti, anche la Carola, che, oltre che bravissima guida ai monumenti del nostro territorio, è anche attenta sentinella tra prati e sentieri del Parco. Una sentinella del quotidiano.

E cosa ti scopre la nostra? Il 20 novembre, nota i segni di strutture nella zona basale - e posta verso Settentrione - della torre che svetta sul Molino del Cantone. Spiegano, i sacri testi, che trattasi di torre medievale originaria, parte di un complesso difensivo che passava di qui, poi integrata quale rovina - a rispettare principi estetici del Romanticismo - al Molino. 

"Un forno, qui ci doveva essere un forno", sentenzia la villasantese per residenza. Alla base della torre, si vedono i fantasmi di quello che poteva benissimo essere un forno. Ga voeur 'na quej futugrafia, penso subito. La nostra amica non ha provveduto.

Il 21 novembre, vado in loco. Sul quaderno di campo, vengono vergate alcune note:
"...si vede una cornice esterna... una vecchia porta (elemento architettonico originario n.d.r.)?... si vedono i fantasmi di due archi... uno superiore e l'altro posto inferiormente...".
L'arco posizionato inferiormente è, in qualche modo inscritto nell'altro più ampio.
Le foto mostrano la situazione. Su una di esse sono state riportate delle indicazioni.






Il passo successivo? Be', indagare. Con la Locale impegnata con le emergenze covid toccherà al sottoscritto e alla Sentinella (il maiuscolo è d'obbligo) Carola brancolare nel buio. E alla Sentinella vanno automatici ringraziamenti. 

Matteo Barattieri

30 novembre - 6 dicembre 2020 Una settimana al Parco

 
La copertina spetta, diritto acquisito, alla neve. Non propriamente Generale Inverno. Ma la contenuta spolverata, immediatamente smorzata nelle sue intenzioni dalla pioggia, ha fatto la sua parte.
La data è il 2 dicembre. Qualcuno dei nostri fotografi ga mett la sciresa (per gli allofoni, "mette la ciliegina" su una torta ideale).

Massimo Rizzoli (Mafolo, in arte) conferma la sua affezione per il Laghetto. Assenti ormai cronici i cigni, è un gabbiano comune a far la sua porca figura. L'istantanea è un gioiellino.


Werner Klopf mostra le caratteristiche della nevicata: fiocchi grossi ovvero poche speranze, commenterebbe l'appassionato fondista che è in noi e che spera di rinnovare fasti sciistici del passato.


Anche l'immagine di Werner è stata scattata al Laghetto. E stimola la memoria del sottoscritto a riprendere belle storie di neve, e di neve monsciasca. Ma sa diss? Presto, su questi schermi.

Venendo a cose meno poetiche, è la settimana del rally. La manifestazione sportiva ha carattere internazionale. Un comunicato dell'autodromo ricorda come la gara abbia i crismi dell'ecosostenibilità, parola che vuol dire tutto e niente. Metteranno a dimora, quelli dell'autodromo un centinaio di piante nel Parco. Peccato, però, che si dimentichino che i boschi e le altre aree verdi della zona loro data in concessione non siano propriamente un modello di buona gestione. Gestione che spetta, per contratto, proprio ad ACI Sias, che ha in affitto il circuito.

E la Villa Reale? L'uscita di Navarra - presidente dell'ente privato (Nuova Villa Reale) che aveva in gestione il corpo centrale della Villa e che ha chiesto la rescissione del contratto col Consorzio Parco - di settimana scorsa non ha avuto seguito. 
Navarra, ricordiamo, ha lanciato l'ultimatum: entro 15 giorni, il Consorzio Parco e Villa Reale deve versare a Nuova Villa Reale 8 milioni e rotti, quale sorta di compensazione per i danni economici subiti dalla citata società, e dovuti a carenze del Consorzio. Poi, a gennaio, Nuova Villa Reale restituirà le chiavi della Reggia: la rescissione del contratto, chiesta da Navarra un anno fa, sarà compiuta. Il Cittadino (settimanale monzese) dedica due pagine ben fatte al tema. Scopriamo così una sentenza dell'ORAC (Organismo Regionale per le Attività di Controllo, una sorta di ANAC, versione regionale e lombarda) che a novembre stabiliva che il Consorzio deve trovare le risorse economiche per dare a Navarra quanto richiesto. Tali risorse potranno essere reperite tra gli enti che compongono il Consorzio. La Regione, si scopre, avrebbe stanziato 4 milioni di euro.  
La partita è ancora aperta. Al momento, nessuna dichiarazione da parte del Conorzio e del suo presidente, il sindaco di Monza.

Matteo Barattieri

3 dicembre 2020 Tracce nella neve

2 dicembre 2020: nevica. Ma paghiamo ovvio tributo ai mutamenti climatici.
Scende neve umida, che si fa subito nevischio e, in parte, pioggia.

Qualche obiettivo, sicuro come l'oro, si sarà scatenato al Parco. Impegni mi impediscono di essere della partita. Nessuna velleità fotografica, intendemass, per il sottoscritto. Neve, nella fattispecie, significa la possibilità di cercare tracce sul terreno: impronte e piste, e magari altro.

Il 3 dicembre, una puntata in loco.
Al solito, facciamo parlare il taccuino di campo, immancabile compagno di avventure, integrato dalla matita, che - come da copione impresso nella mente dalle giornate universitarie del tempo che fu - è unico strumento di scrittura ammissibile ("la matita scrive sempre: pioggia, neve (appunto n.d.r.), o sole che sia").



Ecco il taccuino:
"il manto di neve è molto discontinuo... è presente solo nei settori ad esposizione favorevole... è comunque poco spesso (1-3 cm) e non è compatto ma irregolare, con aspetto cariato, ed è interrotto da ciuffi e fili d'erba..."
Cercare impronte? Le condizioni non sono tra le migliori, considerato anche il poco tempo a disposizione, ma uno si adatta. 
E una pista, ancorché irregolare e frammentaria, salta fuori.

L'area: un punto classico di passaggio per mammiferi di taglia medio-grande.
Siamo lungo la Roggia Pelucca, appena a sud del Molino del Cantone: la zona è circoscritta con una linea blu.


Le tracce non sono proprio immediatamente visibili. Sul campo, aggiungo, devo muovermi con la massima attenzione, per non danneggiare eventuali impronte o altre testimonianze. Per farla breve, siamo tra la scientifica da film poliziesco ed una applicazione - sui generis, ne convengo - del principio di Heisenberg. Le figure sono accompagnate dalle opportune chiose. 



Ma la presenza della neve solleciterebbe anche memorie del passato. Ma queste, al solito, sono altre storie.

Matteo Barattieri