lunedì 27 gennaio 2020

L'uomo che fermò i cannoni della NATO



Una storia, vera, che vuole essere di buon augurio per il nostro Comitato per il Parco.




Una tabella nel bosco presenta una insegna. La scritta recita: “San Francesco 1181 – 1226  Ecologo”. Non “santo” ma, appunto, “ecologo”.

Agosto 1995. La battaglia estiva in difesa degli alberi del Parco di Monza dai tagli nell’area del circuito non è andata così bene. I nostri eterni avversari si sono mossi con imprevedibile anticipo. Consolarsi fuori porta può aiutare. Mi telefona l’Alberto “Zangi” Zangirolami, colonna dell’allora WWF Lombardia, e in prima fila al nostro fianco. “Domani vieni a fare un giro nella zona del Parco della Brughiera? Lì, sì che pensano a proteggere il territorio…”. I giornali, giusto qualche giorno prima, annunciavano la nascita – per essere precisi, bisognerebbe parlare di definitiva costituzione dell’ente gestore, il Parco era già stato istituito un decennio prima – del Parco della Brughiera Briantea, a cavallo tra la provincia di Como e la allora provincia di Milano. Tra Lentate, Mariano Comense, Cabiate e Meda. Ci dirigiamo in quel di Cabiate. Mi aspetterei di camminare per boschi e sentieri. Nossignori: lo Zangi, parcheggiata la macchina, mi conduce al cancello di una villetta.

Ci accoglie Piero Ronzoni. La villetta, scopro quasi subito, è in realtà abitazione e bottega: la Brianza del fare, cui mann (con le mani). E delle aziende su base famigliare. “Sì, ma io vorrei visitare il Parco”, lamento tra me e me. Nel laboratorio del Piero, legno da intagliare, manufatti (sempre in legno) da rifinire e rifiniti, roba da restaurare. E attrezzi. Scalpelli, mazzuole, sgorbie, bedani, mazzuoli… Un’opera, mostra orgoglioso il nostro anfitrione, “l’è per ul cardinal Martini”. Ma, capriccio da artista, l’artigiano cabiatese mica è disponibile con chiunque. Se il potenziale cliente non è dei più graditi, il Ronzoni fa leva – sorta di Chiarugismo sui generis – sulle nocche consunte. “Ma foo cun chi man chì…” (come faccio con queste mani…).

Dall’abitazione laboratorio, attraversiamo un insospettabile giardino. Un cancello in metallo. Dall’altra parte, il regno del Piero. Eccolo il Parco Brughiera, nel settore cabiatese. Un dedalo di stradine e sentieri ci conduce per i boschi. Bosco fitto, percorso da canaloni. Per attraversarli, dei ponti anzi delle passerelle pedonali. In legno, va da sé. Ognuno con un suo nome e un numero di identificazione, e con cartelli che ricordano i divieti per bici e cavalli. Ore di lavoro per erigerli: opera del Ronzoni e degli altri volontari cabiatesi. “I robb g’hann da vess faa cuma disumm nümm”, (le cose devono essere fatte come diciamo noi), per dirla con motto che più brianzolo non si può. Le procedure canoniche saltate a piè pari: i summenzionati ponticelli non sarebbero propriamente autorizzati. Ma anatema colpisca in modo imperituro chi osa contestare qualsivoglia operazione al gruppo dei volontari. Operare direttamente sul campo: un modo di essere ambientalisti. Anzi verdi. Colore che può davvero tingere chiunque, mica solo una parte politica, che si attribuisce venature smeraldo da sempre. “Verd? A semm tütt verd!”, conciona secco il Piero. “Qui non hanno propriamente i concetti scientifici…”, fa da contraltare lo Zangi, sottovoce. E mi indica alcuni obbrobri vegetali: bambù, lauroceraso, e altre amenità. Le piantumazioni della squadra capitanata dal Ronzoni non seguono propriamente i dettami della fitosociologia e dell’ecologia delle aree forestali. Soprassediamo, per il momento.
Dei bidoni in plastica, tipico ammennicolo da orto, son piazzati in più punti. Raccolgono acqua in occasione delle piogge. Nelle notti di vento, il Piero fatica a prendere sonno. Anzi, rimane vigile: la paura di eventuali incendi boschivi domina. L’acqua dei bidoni è lì pronta per rintuzzare le eventuali fiamme.

Siamo tutti verdi: anche San Francesco lo era. Ante litteram: attribuire al santo il titolo di ecologo è tutt’uno con il bosco a lui dedicato. Nella Brianza inguaribilmente di Chiesa, il Ronzoni non manca di essere buon parrocchiano. Nella Parrocchia e nella Balena Bianca dei tempi. Ma lo spirito ambientalista non è propriamente gradito in casa DC. Creare un’area protetta anzi l’Area Protetta, ovvero il Parco della Brughiera: questo l’obiettivo del Piero e degli altri (pochi) pazzi visionari. La faccenda non è ben vista dai democristiani. Ne conseguono un paio di espulsioni dal partito, con successivi rientri. Il parroco – onda lunga del Cantico delle Creature – è invece a favore del Parco. E offre il suolo del sagrato per le raccolte firme. Gli avversari del Ronzoni e dei suoi compagni di avventure non demordono. “m’han anca stravaccaa ul taul in piazza…” (mi hanno anche rovesciato il tavolo in piazza). Siamo tra Rachel Carson e Guareschi. In effetti, le vicende assumono contorni guareschiani; in salsa brianzola però: le contese rimangono circoscritte in ambiti bianchi. Il rosso attecchisce poco tra Cabiate e il Lecchese.

Nasce il Parco. Non tutti i frequentatori del medesimo sono propriamente graditi a chi fa della tradizione vessillo inammainabile. “van in gir ca paran di fasan” (vanno in giro che sembrano dei fagiani), sacramenta il Ronzoni, riferendosi a ciclisti attrezzati di tutto punto.

Ma ci sono frequentatori estemporanei e totalmente inattesi. Una mattina, del trambusto inusuale richiama l’attenzione del nostro. “s’hii dree fà?!” (cosa fate?), grida il Piero. Nei boschi vicino a casa – sacrilegio, sommo sacrilegio – si muove una truppa militare. “…questi chì hinn i mè busch” (questi sono i miei boschi!). Esercitazione della NATO, nientemeno. Internet, forse, in embrione. Facebook e social lontani da qualsivoglia immaginazione. Si può solo confidare, all’epoca, nell’appoggio del Quarto Potere. Il Piero chiama un amico cronista, che scatta una serie di istantanee. L’ufficiale, disorientato, ordina inatteso dietrofront. Pericolo scampato? Minga tropp.

Il giorno dopo, la truppa ritorna sul posto. I militari indossano grigioverde d’ordinanza. Ma la dotazione non è propriamente classica. Invece di armi e affini, i soldati maneggiano un equipaggiamento più adatto ad attività agricole. Con pale e altre strumentazioni, dan di buona lena per sistemare le aree forestali scompaginate il giorno prima. “Dovete scusarci” – spiega l’ufficiale – “non sapevamo che la zona fosse Parco”. Mai intervento della stampa e, va da sé, di un volontario fu più efficace. E truffaldino, a suo modo. Il fatto è che la zona “l’era no anmò Parco” (non era ancora Parco), sorride compiaciuto il Ronzoni.

Fu l’ultima volta che ebbi a che fare con lo Zangi: le nostre strade si sarebbero divise di lì a poco, per impegni vari. Non ebbi più l’occasione di incrociare Piero Ronzoni. Ma il destino assume contorni curiosi. Anni e anni dopo – chi se lo sarebbe immaginato allora? –, avrei finito per lavorare per il Parco della Brughiera. E, proprio girando per Cabiate, nel 2016 un annuncio funebre mi segnala la scomparsa di Piero Ronzoni. Giù il cappello di fronte ad un grande dell’ambientalismo di casa nostra. Forse, penso adesso, avrei potuto vergare una nota, in calce agli annunci funebri, “L’uomo che fermò i cannoni della NATO”.  

Matteo Barattieri






venerdì 24 gennaio 2020

Cormorani monzesi: diamo i numeri




Quanti cormorani frequentano il nostro territorio monzese?
Possiamo contarne qualche unità, che agiscono soprattutto tra Parco e Giardini della Villa Reale; nel dettaglio, li troviamo lungo il Lambro e al Laghetto della Villa Reale.

Ma non tutti sanno che esiste un contingente che si raduna, nel periodo invernale, in un sito della nostra zona. Convergono lì, da più punti, al tramonto. Trascorreranno la notte, sugli alberi, per poi disperdersi all'arrivo dell'alba. Si tratta di una strategia usuale per molte specie di uccelli. Stare assieme è buona cosa: ci si difende meglio dai predatori e, magari, dal freddo. E, è dimostrato, per alcune specie - corvidi - ci si scambiano informazioni sui luoghi dove trovare cibo.

Da qualche anno, effettuo un conteggio al dormitorio collocato dalle nostre parti. I numeri ottenuti finiranno in una banca dati ufficiale e mondiale: l'IWC (Internationale Waterbirds Census). Anzi, per i cormorani si tratta proprio del dato più attendibile. Durante le giornate, questi animali si muovono molto, a differenza di altri acquatici come le anatre. C'è quindi sempre il rischio di raccogliere dati doppi.

Oggi 24 gennaio 2020, conteggio effettuato. Ore 17.15: 39 cormorani presenti. Lo scorso anno, erano 35.

Non aspettatevi che divulghi l'ubicazione del dormitorio dei cormorani. La località rimane nota solo agli addetti ai lavori. Purtroppo, questi pennuti sono perseguitati.

Il dato, come detto, sarà raccolto dalla referente per la Lombardia. Che lo inserirà nella pubblicazione stesa annualmente, riguardante i censimenti degli uccelli acquatici svernanti.

alla prossima
Matteo Barattieri

sabato 18 gennaio 2020

IWC 2020: conteggio uccelli acquatici svernanti al Parco

Ed eccomi puntuale per il tradizionale conteggio acquatici svernanti nel nostro Parco.

Tradizionale ed ufficiale, soprattutto. La sigla citata, IWC, è un classico acronimo: International Waterbirds Census. Il censimento viene svolto a livello mondiale. Il periodo: gennaio, quest'anno dall'11 al 24.
Contare gli acquatici? A cosa serve? Fornisce una fotografia delle popolazioni a livello planetario. Purtroppo, serve anche a stabilire le quote degli abbattimenti per i cacciatori. Ovviamente, solo per le specie cacciabili.

Ogni rilevatore si specializza su una o più zone, in genere - va da sé - vicine a casa.
Dopo una bella pedalata con annesse sbinocolate il giorno 11 gennaio tra Mandello e Lecco, eccomi a battere le zone d'acqua del nostro Parco. Il 16 gennaio.



Si parte, copione consolidato, dal Laghetto della Villa Reale. I gabbiani comuni non si vedono, a parte una piccola avanguardia di 6 individui in volo sopra il summenzionato specchio d'acqua: appariranno tra le 8.30 e le 8.36. In tutto 52 soggetti, visibili in foto.

Il Laghetto della Valle dei Sospiri non mostra anatre e affini.
Dice: ma come fai ad essere sicuro di non fare conteggi doppi, gli uccelli volano? Vero. Ma, e in particolare in questa fase dell'anno, anatre e compagnia cantante rimangono abbastanza fermi. Fanno eccezione due categorie: cormorani e gabbiani. Vengono contati ugualmente. Ma il censimento ufficiale che li riguarda viene svolto nei dormitori ovvero nei luoghi che utilizzano di notte per riposare. li si conta al tramonto, quando - magie e misteri della natura - vanno a raccogliersi, provenendo da varie zone.

Il Lambro: lo percorro, come sempre, camminando lungo la sponda idrografica destra.

Poca roba. Le temperature alte non provocano grandi movimenti dalle zone più fredde.

Diamo una occhiata ai totali:
Germano reale: 125
Anatra germanata (sono i germani col piumaggio pasticciato, frutto di incroci negli allevamenti): 9
Gallinella d'acqua: 11
Airone cenerino: 6
Anatra mandarina: 11 (7 maschi, 4 femmine)
Oca cigno: 2
Cormorano: 4
Gabbiano comune: 55
Oca domestica: 4

Il tutto finirà poi in una banca dati mondiale. Della quale esiste una sezione lombarda. A coordinare il tutto la sempre brava - e paziente: noi rilevatori a volte tardiamo nell'invio dei nostri risultati - Violetta Longoni (Università di Pavia).

Alla prossima
Matteo Barattieri