domenica 27 aprile 2008

Gli scoiattoli di Edo Melzi



27 aprile 2008 Ci scrive Edo Melzi, monzese e grande appassionato del Parco

(Foto: Susanna Chicco)






Nonostante l'affollamento che caratterizza il Parco nelle domeniche primaverili ho avuto modo di osservare due scoiattoli rossi e per di più al suolo. Dopo aver percorso tutto il viottolo che costeggia il pratone della cascina del Sole, appena prima di giungere al grande viale asfaltato che incrocia il Cavriga, ho imboccato il vialetto sulla destra e dopo un breve tratto sono entrato nel bosco attraverso un sentierino sulla sinistra. I due animali erano a breve distanza e si rincorrevano al suolo; il primo poco dopo è scomparso fra gli alberi, mentre il secondo si è lasciato osservare ancora un pò prima di risalire su un tronco ed eclissarsi fra il fogliame. Da notare che i due animali si trovavano a breve distanza da un viale asfaltato ad intenso flusso pedonale e ciclistico. La mia precedente osservazione, nel mese di febbraio, era avvenuta nei giardini della Villa Reale al confine del parco. Sembra che la consistenza di questi bellissimi roditori nella zona sud del polmone verde sia discreta.


Commento di Matteo Barattieri (redattore del blog)
Edo non è solo un grande appassionato del Parco. Sebbene i suoi studi e la sua formazione universitaria siano di tutt'altro genere, non gli mancano sicure nozioni in ambito naturalistico. Le sue annotazioni sullo scoiattolo sono interessanti. In effetti lo scoiattolo rosso sembra più frequente nella parte sud del complesso Parco-Villa Reale. Ricordo che lo scoiattolo rosso è specie nostrana, europea: solo da alcuni anni è tornato nel nostro Parco. Su questi temi torneremo; invito i nostri lettori a inviarci le loro osservazioni su questa importante specie. E, va da sè, un grazie a Edo (e a Susanna per la foto).

venerdì 25 aprile 2008

Prime rondini al nido (segue) e storni...


Ieri, dopo 2 giorni di assenza, si è rifatta viva la coppia di rondini impegnata nella ristrutturazione di uno dei nidi della cascina Frutteto. Vediamole in questa immagine intente a raccogliere fango per le ultime rifiniture.








A sud di viale Cavriga, io ed Elisabetta ci siamo imbattuti invece in un nido di picchio rosso maggiore ora occupato da una coppia di storni. Per loro la stagione è già avanzata, visto che sono occupati nell'alimentazione della prole, che richiama incessantemente l'imbeccata.
Animali gregari e urbanizzati in inverno (sono noti e suggestivi gli storni di milioni di individui che formano nei cieli macchie dalle forme cangianti), gli storni diventano territoriali nella stagione riproduttiva, nificando in buchi naturali (come appunto i vecchi nidi di picchio) o artificiali.

Inverno 2008 Anatre (e affini) al Parco

Lambro nel Parco (foto: Raffaella Sala)


Ogni anno, a metà gennaio buona parte del mondo del binocolo europeo si ferma sulle rive di fiumi, laghi e zone umide: è il momento dei censimenti degli uccelli acquatici svernanti. La scheda (vedi sotto) vi fornisce qualche informazione in più su questa particolare raccolta dati.
La rete delle zone umide attribuisce un numero ai vari siti. Il nostro Parco non può mancare naturalmente. Qualche anno fa Diego Rubolini – allora referente per la Lombardia, da quest’anno il testimone è passato a Violetta Longoni – mi contattò per affidarmi il compito di coprire il Parco. Per la precisione, l’elenco lombardo parla di “Fiume Lambro nel tratto del Parco e Laghetto della Villa Reale di Monza".

L’attività non manca di fascino. Certo, in aree come il Delta del Po, o lo stesso Lario, la scala su cui si lavora è molto più grande, i numeri di anatre e affini maggiori, molto maggiori, la varietà di specie nemmeno confrontabile; e non mancano, va da sé, rarità o gioielli. Ma anche il nostro Parco può emozionarci. E farci penare: gioie e dolori del binocolo. Eh sì, ogni volta non mancano brividi e tormenti. Si spostano le anatre, eccome. Sulle rive del Laghetto della Villa Reale, tradizionale prima tappa dell’uscita, ogni inverno si deve spendere non poco tempo. I germani si muovono, si raccolgono in gruppi e si separano.

C’è un gruppetto formato da individui con i colori anomali. Nessuno scherzo della natura: si tratta delle cosiddette germanate. Sono anatre nate da incroci; i cacciatori le han create con lo scopo di farne richiamo per attirare i selvatici sugli specchi d’acqua. Successivamente si sono diffuse come animali semidomestici, distribuiti un po’ dappertutto, ma generalmente in luoghi frequentati dagli umani. Il protocollo dei censimenti prevede che siano separate dalle anatre “buone” (per usare gergo, spiccio come tutti i gerghi, da censitori) ovvero dai germani con il piumaggio corretto. Qui al Laghetto, le germanate tendono a fare gruppo a sé, non difficilmente separabile dal resto dei pennuti d’acqua. Quest’inverno – l’uscita si è svolta l’11 gennaio 2008 – è stato un poco più complicato rispetto ad altre volte. Ci si mettevano anche gli affezionati che fanno della passeggiata per “dare da mangiare alle papere” uno dei momenti fissi della loro giornata. Malnati! Non mi fan star ferme le anatre! Alla fine l’impresa – la mia – riesce. Il Laghetto fornisce: 81 germani e 8 germanate. 21 sono le anatre mandarine. Si tratta di quelle bellissime anatre dai colori vistosissimi (nel maschio): il Parco di Monza con buonissima probabilità ospita la popolazione più numerosa in Italia della specie di origine esotica. Ma questa è un’altra storia. Poi ci sono oche domestiche e cigni, ben noti al grande pubblico.


Uno dei cigni del Laghetto (foto: Susanna Chicco)

Il tempo non è dei più belli ma ho solo il pomeriggio dell’11 gennaio per compiere le operazioni. Dopo aver esaminato il Laghetto della Valle dei Sospiri, sono lungo il Lambro. Come sempre, sponda destra, dalle Grazie Vecchie al punto in cui il fiume entra nel Parco. Qui sono altri brividi per il malcapitato censitore. Il timore, tutto da sbinocolatore, è che i volatili partano via per farsi ritrovare successivamente, con il risultato di dar luogo a conteggi doppi. In ogni caso, si deve sempre tenere conto di ogni minimo spostamento.

Mi devo muovere con la massima cautela, in punta di piedi e sperare che non arrivino corridori, ciclisti, cavallerizzi e affini. Il comportamento delle anatre non facilita le operazioni: per carattere questi animali si spaventano anche per rumori improvvisi.
Il Lambro dal Ponte dei Bertoli (foto: Raffaella Sala)



Negli anni scorsi le anatre del Lambro hanno collaborato in modo encomiabile. Quest’anno invece han creato non pochi grattacapi. Ci si è messo anche il tempo: metà del censimento si è svolta sotto una pioggia battente. E gli ultimi minuti erano quasi avvolti dalle prime tenebre.

Ma veniamo ai numeri. Sul Lambro:
Germano reale 141
Anatre germanate 3
Anatra mandarina 13 (7 Maschi, 5 Femmine)
Gallinella d’acqua 16
Airone cenerino 2
Anatra sposa 1 (Maschio)


Al Laghetto della Villa Reale:
Germano reale 81
Anatre germanate 8
Cigno reale 2
Anatra sposa 2 (2 Maschi)
Anatra muta 2
Anatra domestica 2
Anatra mandarina 21 (14 Maschi, 7 Femmine)
Gallinella d’acqua 3
Oca domestica 2

I totali
Germano reale 222
Anatre germanate 11
Cigno reale 2
Anatra sposa 3 (3 Maschi)
Anatra muta 2
Anatra domestica 2
Anatra mandarina 34 (21 Maschi, 13 Femmine)
Gallinella d’acqua 19
Airone cenerino 2
Oca domestica 2


In altro articolo proverò a fare un bilancio delle osservazioni svolte in questi anni. Intanto l’appuntamento è, va da sé, per l’anno prossimo.




Scheda

I censimenti IWC

In Italia, i censimenti degli uccelli acquatici svernanti sono stati condotti abbastanzaregolarmente a partire dagli anni ’80, e la Lombardia non fa eccezione. Il censimento degli uccelli acquatici svernanti (International Waterbird Census, IWC) è organizzato a livello internazionale da Wetlands International (nuova denominazione dell’IWRB, International Wetlands Research Bureau). Nel nostro paese, la raccolta dei dati è compito dell’IstitutoNazionale per la Fauna Selvatica, che a livello locale fa riferimento a diversi enti e associazioni. Nell’inverno 2001-2002, in Lombardia è stato attivato un coordinamento formato da l’UOO Pianificazione Faunistica e Venatoria della Regione Lombardiaed il Dipartimento di Biologia Animale dell’Università di Pavia. È nato così un coordinamento regionale, che permette di raccogliere i dati e di organizzare i censimenti in modo unitario.Perchè è importante raccogliere questi dati? Gli scopi sono diversi. Da un lato i numeri hanno una finalità conservazionistica, ovvero permettono di avere degli strumenti per la tutela della fauna. Sapere se una specie è in aumento o in diminuzione, oppure se i suoi effettivi costituiscono un contingente stabile, ci permette di operare meglio per la sua tutela. Allo stesso modo, il censimento ci offre la possibilità di individuare aree di particolare rilevanza, sia per le specie presenti che per il numero di svernanti censiti. I dati vengono anche utilizzati per fissare il numero di capi che i cacciatori possono uccidere, oppure per definire quali specie possono essere inserite nell’elenco delle cacciabili. Naturalmente non va messo in secondo piano l’interesse scientifico: non a caso università ed enti di ricerca collaborano in maniera attiva alle operazioni.Il periodo per i censimenti è fissato regolarmente per il mese di gennaio, nella seconda e terza settimana. La scelta non è casuale: in questa fase dell’anno gli acquatici tendono a rimanere fissi in una località e a muoversi poco. Se si tiene conto del fatto che il lavoro viene svolto a scala globale e in un breve intervallo di tempo, quella che si ottiene è una vera e propria fotografia della situazione. Tutto ciò non vale però per quelle specie che anche d’inverno compiono spostamenti giornalieri nel raggio di chilometri: gabbiani, cormorani, aironi. Questi animali hanno però l’abitudine di radunarsi in posatoi fissi per trascorrere la note. I rilevatori si piazzano in corrispondenza di questi siti, ben noti, ed effettuano i conteggi. Durante le uscite diurne, queste specie vengono comunque contate, ma i numeri ottenuti sono puramente indicativi.Le zone umide sono catalogate con un numero in codice, in modo da agevolare la rielaborazione dei dati. Il Parco di Monza figura come MI1207. Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
una pagina del sito dell’Università di Pavia http://www.unipv.it/ecoeto/indexsvernanti.html
pagina del sito dell’INFS http://www.infs-acquatici.it/

Marzo - Aprile 2008 Blue moon ovvero a civette nel Parco (prima puntata)

(foto: Alberto Confalonieri)

Quante sono le civette al Parco? Tradizione – e alcuni dati raccolti sul campo dal sottoscritto – vuole che il Parco non sia luogo congeniale alla nostra: troppi boschi, poche aree con caratteri propriamente agricoli, la presenza dell’allocco, foriera di pericoli per il piccolo rapace notturno.

La civetta (a fianco una bella immagine del bravissimo Edoardo Viganò da Villasanta) non ama gli ambienti forestali troppo estesi, gradisce invece contesti agricoli con spazi aperti dove potersi procurare il cibo. Questo ultimo tipo di ecosistemi, in realtà, non è assente nel Parco, ma si tratta per lo più di prati e ampie radure. Mancano inoltre quasi del tutto staccionate e affini, elementi del paesaggio preziosi per l’animale, che può utilizzarli come posatoi per procurarsi il cibo. Ottimali sono i terreni coltivati in modo estensivo, ma anche giardini e parchi urbani non sono disdegnati. E qui sta il punto: a pensarci bene, le condizioni non sarebbero poi così tremende per la nostra.












Molto fastidiosa è la presenza dell’allocco, che ha qui una densità di popolazione elevata, primato per l’Italia e eguagliata solo da alcune aree forestali situate in Polonia e al confine tra Belgio e Francia. L’allocco è più forte e, ciliegina sulla torta, non disprezza la civetta quale preda. Un’indagine seria sulla civetta nel nostro Parco, va detto, non è mai stata tentata. C’è qualche dato – opera del sottoscritto e di Massimo Favaron – relativo a ormai 4 anni or sono. Le nostre osservazioni confermavano le tradizionali roccaforti della civetta: Cascina Fontana, Molino del Cantone e Giardini della Villa (area del Laghetto). In buona sostanza, non si andrebbe oltre le 2-3 coppie: poca roba, insomma.


Ci vorrebbe però uno studio ad hoc. L’occasione è offerta dal progetto che come Fauna Viva abbiamo lanciato quest’anno: un’indagine sulla civetta in Provincia di Milano. Referente è il grande Gianpiero Calvi, ma anche il sottoscritto è nel, disemm inscì, comitato che coordina le operazioni. Sul sito di Fauna Viva trovate tutte le informazioni necessarie: http://www.faunaviva.it/.
Lo studio vuole coprire la Provincia di Milano, utilizzando la metodologia da qualche anno ideata, e sperimentata con successo, nelle Fiandre da Dries van Nieuwenhuyse e i suoi collaboratori. L’amico Dries, uno dei più grandi esperti mondiali del simpatico rapace notturno, ha apportato delle correzioni ai metodi di studio fin qui utilizzati: il territorio viene diviso in quadrati di 500 metri di lato, 16 quadrati formano una unità di rilevamento. Al centro di ogni quadrato è posto il punto di ascolto, da lì si manda secondo una sequenza ben definita la registrazione del richiamo dell’animale e si aspettano le reazioni delle civette. Il lavoro va effettuato in questo periodo, da metà marzo fino all’inizio di maggio: è la fase dell’anno in cui le civette sono molto vocifere. Si parte, va da sé, dopo il tramonto. Ulteriori particolari si possono leggere sul sito di Fauna Viva: lì troverete metodologia, la registrazione del richiamo (mp3), le carte per rilevare con i quadrati già individuati e, ovviamente, la scheda da compilare durante le uscite.


(foto: Alberto Confalonieri)











Purtroppo siamo in pochi a dividerci un territorio mica piccolo. Non è tutto: per fare un’unità (16 punti di ascolto) occorrono due sere consecutive. Se piove, si marca visita. Tenuto conto del periodo disponibile molto stretto, è dura riuscire a coprire tutto il territorio previsto. Bisogna scegliere dunque; vuoi non fare il Parco? Il territorio del Parco è distribuito su più unità di rilevamento. Poco male: ciò significa lavorare anche su aree limitrofe e dunque avere una visione più completa della situazione.

Ma veniamo alle nostre uscite. Battiamo il Parco, io e Alberto Confalonieri, per la prima volta la sera del 31 marzo 2008. Prima tappa è Villa Mirabello, proprio sul piazzale. Risponde una civetta, dal pratone dell’ex-ippodromo, da lontano. Non passa molto e le fa eco un altro esemplare, dal retro di Villa Mirabello, ovvero poco lontano dal Molino del Cantone (vedi sopra). All’incrocio tra Viale Mirabello e Viale di Vedano ci arriva un’altra risposta. Non cominciamo male, quindi; anzi, il tutto non manca di sorprenderci. Eh, il bello deve ancora venire.
Non manca la voce dell’allocco, che fa sentire più volte la sua presenza: re delle notti al Parco. Proseguendo sul Viale Mirabello, viaggiamo in area autodromo; al Prato del Roccolo becchiamo la quarta civetta della serata. Nell’area del golf, a poca distanza dalla direzione – “club house” la ciaman, con ridicola e pacchiana anglofilia – ne succedono di tutti i colori: tre civette, in contemporanea! Ormai ci accorgiamo che la storia del piccolo rapace è tutta da riscrivere: pochi punti di ascolto e siamo già ad almeno 5 esemplari.
Tra la Pineta e Molini Asciutti, altre due finiscono sulla scheda di campo. C’è anche l’allocco ad animare il concerto. Delle due l’una – è la nostra conclusione –: o le civette del Parco sono delle eroine, sprezzanti di qualsivoglia periglio, o sono votate al suicidio. Cantare con l’allocco a pochi ghelli di distanza significa rischiare di caderne preda.

Il bilancio della serata parla di 10 risposte. In più di una occasione si può trattare dello stesso esemplare, in ogni caso le civette censite saranno almeno 7-8. Un risultato di grande interesse, e una sorpresa non da poco. L’1 aprile gli entusiasmi subiranno un deciso raffreddamento. Percorriamo il territorio di Villasanta, risultato: niente da segnalare.

giovedì 24 aprile 2008

Un po' di confusione: botta e risposta sui lavori al Parco


Scrive Cristina:

Ieri mattina, ho accompagnato una classe in un percorso sul lungo Lambro. Il percorso era già stato effettuato con altre tre classi, nell' arco di due mesi, con l'obiettivo di osservare flora e
fauna. L'area prescelta era il tratto di lungo Lambro che va da Villasanta al Viale Cavriga, scelto perchè ancora molto 'naturale' : sentieri stretti, un pò di sana flora spontanea
disordinata e indispensabile alla privacy degli animali... Insomma, anche un modo per far capire ai bambini di essere 'ospiti', di muoversi in un habitat che non è solo modellato sulle loro esigenze,
ma anche su quelle di altri abitatori, indisensabili alla sua sopravvivenza. Ieri, la sorpresa : tutto il percorso era stato ripulito e ripiantumato, il sentiero allargato, e 'arricchito' di cassette di plastica, scatoloni e vasetti vari (residuo della piantumazione)...
Ora, non voglio fare la reazionaria conservatrice a tutti i costi, e al di là del mio sgomento per l'umanizzazione dell'area, cerco di spiegarmi che questi arbusti saranno un giorno utili agli animali
(sono per lo più piccole drupacee)...ma non si poteva fare un intervento meno invasivo, un pò meno capillare e drastico? Non è importate preservare qualche area allo stato 'brado', sottratta al jogging, al biking selvaggio e alle orde di fruitori festivi? Aree piccole e isignificanti certo, magari vicine a sentieri frequentati così da non 'derubare' i cittadini di troppo spazio... Se qualcuno ha notizie più illuminanti su questa piantumazione, per favore, le condivida anche con me! Non voglio giudicare senza conoscere. Resta un pò di malinconico sconforto!
Per la cronaca (e la gioia dei bambini), nella nostra passeggiata siamo stati accompagnati dal volo di un airone,dallo scorazzare di Germani e Anatre Mandarine,apparizzioni di leprotti, dal canto del Picchio Verde, del Picchio Muratore e delle Cornacchie, attivissime ieri nel ripulire il Lambro, ingrossato e veloce, da ogni sorta di rifiuti umani!
Le rive limacciose, ci hanno permesso di individuare impronte di Anatridi, Aironi, Arvicole, Ricci, Lepri e Donnole.
Aspetto illuminanti notizie da chiunque ne abbia!
Cristina


Matteo Barattieri, uno degli autori di questo blog, prontamente risponde:

A me queste reticelle di protezione per le nuove piante piacciono molto perchè sono ben visibili.
Ergo: si riesce a prevenire eventuali danni da parte dei visitatori.
L'intervento di piantumazione in realtà non è drastico, ma ben calibrato. Il Piano di Assestamento Forestale prevede che nel Parco si agisca a particelle, a turno. Ciò significa che via via si fanno abbattimenti e piantumazioni in piccoli settori. Se il lavoro appare drastico, ciò è dovuto all'assenza di manutenzione dei boschi negli scorsi decenni.
Il lavoro svolto è capillare, nel senso che va ad agire su piccola scala. Le particelle sottoposte ai lavori sono infatti di piccola estensione, in questo modo si evita l'eccessivo impatto sull'area boscata.
Altre cose
Le aree intorno al Lambro soffrono molto. Motivo: la presenza di essenze esotiche (Robinia e Reinutria su tutte) che soffocano la nostra vegetazione autoctona. Inoltre, manca una vera vegetazione fluviale. Ma questo è un altro discorso: l'alveo del Lambro è infatti sospeso, ovvero comunica poco con le sponde. Inoltre, i boschi oggetto dell'intervento erano davvero conciati, prossimi a morte, per la mancata rinnovazione. Il termine rinnovazione si riferisce alla naturale crescita di nuove piantine autoctone.
Spero che la mia risposta possa fugare i dubbi
Altra cosa. Impronte di "donnole"? Sicura? Non è animale, la donnola, così scontato e comune nel Parco. Raccomanderei di essere sempre molto critici nelle proprie osservazioni. La lepre stessa non frequenta molto le rive del Lambro (vado a memoria).
Matteo

martedì 22 aprile 2008

Scoiattoli rossi


Con questa bella immagine di uno scoiattoloo rosso "a tavola" trasmessami da Susanna, inauguriamo una galleria di immagini (qui a fianco) realizzate dagli abituali frequentatori del Parco. Approfitto per ricordare che chiunque può lasciare liberamente commenti ai post pubblicati. Se volete pubblicare post, documenti o foto può farlo madando una mail all'indirizzo a.confalonieri@tin.it.

lunedì 21 aprile 2008

Prime rondini al nido


Oggi, intorno a mezzogiorno, la prima delle coppie di rondini che abitualmente nidificano in cascina (Frutteto) ha occupato il nido. Ancora vuoti e da risitemare gli altri nidi...

Ma non è neve....






Questo è un messaggio da Susanna! (forza gente, fate come lei...)


Ciao a tutti! Questa domenica mattina c'era una nevicata di aglio orsino al parco, così ho fatto un giro ed ho fatto qualche foto. Al laghetto, il solito affascinante gioco tra le varie specie di anatidi e cornacchie, tra le tartarughe ormai ben sveglie. Dietro il pratone della villa reale mi è passato a pochi metri un leprotto, ma è scappato prima che riuscissi a capire se era un coniglio o no. Buona notizia, mi pare, visto che l'anno scorso la specie era scomparsa, credo per un virus. Ma, soprattutto, nello stesso luogo ho pescato tre scoiattoli rossi che facevano le acrobazie mangiando, io credo, samare di olmo. Una delizia, ed ho pensato di mandarvi alcune immagini.
Buona settimana, Susanna

sabato 19 aprile 2008

Se vedete un'anatra su un albero...

...non siete diventati pazzi!! Si tratta probabilmente di un'Anatra Sposa, specie dalla colorazione sgargiante (almeno il maschio) importata dall'America e osservabile in natura come aufuga (ovvero fuggita da un allevamento). Nel Parco si è progressivamente diffusa a partire dal laghetto della Villa Reale, e non è ora infrequente trovarla nella valle dei Sospiri, lungo il Lambro o, con mia sorpresa, nei dintorni della Scuola Agraria.
Giovedì, nel corso della pausa pranzo, ho fatto una camminata intorno alla cascina Frutteto e ho potuto osservare tre delle famigerate anatre svolazzare lì intorno. Appena possibile posterò qualche foto.
A voi le segnalazioni!

giovedì 17 aprile 2008

Enrica e il picchio verde

Con l'entusiasmo che sempre la contraddistingue, Enrica ha accettato la sfida di raccogliere informazioni sul picchio verde nel Parco di Monza. Riporto qui sotto il commento che ha mandato poc'anzi al blog. Brava!! Il suggerimento è di sceglierti un percorso da battere periodicamente (basta un giro intorno alla Scuola, pur breve), magari a diverse ore del giorno, stando attenta ai richiami e ai movimenti di questi animali. Registrerai sul tuo quaderno da campo le osservazioni, cercando di dettagliare, per ogni contatto, le "coordinate" dell'evento. Manda pure le tue osservazioni come commento a questo post (ti chiedo di essere generica nei racconti, per evitare di dare troppi dettagli su eventuali siti di nidificazione, che è giusto rimangano occulti ai più); io e Matteo ti aiuteremo invece volentieri a "elaborare" i dati che raccoglierai, e a dare un significato ai comportamenti curiosi che ti capiterà di osservare.
Ne approfitto per stimolare tutti quanti a fare cose simili.... il laghetto della Villa Reale, per esempio, è una buona scuola per un birdwatcher che vuole cimentarsi in censimenti... altri saranno interessati a seguire determinate specie... avantui con i suggerimenti.
Forza Enrica, e coraggio a tutti quanti!!!

Ecco il commento di Enrica:
ieri pomerigio, qui alla Scuola, ho incontrato Alberto che mi ha incentivato a raccogliere notizie sul PicchioVerde. Tra uno scroscio e l'altro sono uscita, anche perchè sentivo il canto molto vicino a me ma,...purtroppo non sono riuscita a vedere aslcun esemplare. Da oggi sarò armata di binocolo e macchina fotografica e spero di essere più fortunata.Se avrò notizie le pubblicherò sicuramente. ciao a tutti

mercoledì 16 aprile 2008

Le foto di Osvaldo

Osvaldo Tita è un assiduo frequentatore del Parco di Monza. Da sempre appassionato di natura, da qualche anno si è avvicinato al mondo del birdwatching. Accompagnandosi, nelle sue escursioni, con un cannocchiale ed una macchina fotografica digitale, ha collezionato parecchi scatti - molti di notevole qualità - che utilizza come documenti per aiutarsi (ed aiutare) ad approfondire la conoscenza delle specie di uccelli presenti nel nostro polmone verde. Su nostra richiesta, ci regala ora (qui a fianco) una selezione di foto, tutte rigorosamente scattate nel Parco. Complimenti, Osvaldo!!