domenica 28 febbraio 2021

26 FEBBRAIO 2021 - NOTTI DA RANE AL LAGO DI SARTIRANA (MERATE, LC)

Il Raoul mette in funzione la torcia frontale, l’abbigliamento mimetico e gli stivali alle cosce a completare l’equipaggiamento secondo etichetta. “La luce non serve…” – dico alla Elena – “almeno, io non uso la pila durante le notturne”. Fedele al principio secondo il quale: in natura il buio esiste solo nelle grotte, nelle foreste fitte fitte, negli abissi…”. Ma oggi è serata da anfibi e non da civette: una lampada serve, eccome.

Già, Raoul. Di cognome fa Manenti, da Castello Brianza. Dopo lustri, ci ritroviamo. Ci eravamo sfiorati in qualche occasione, per fossi e rogge delle nostre lande. Le nostre strade si ricongiungono; avviene a Sartirana: potere delle acque, potere di anfibi e affini. Il nostro è esperto in materia. In questa fase dell’anno, l’erpetologo raccoglie dati. 

E ci sono curiosi soggetti autoctoni. “Abito qui dal 1982, ed è la prima volta che vengo al Lago”, proclama il Francesco. Abitudini siffatte andrebbero prese da subito, ma tant’è: non è mai troppo tardi. Al chiaro di luna e con la gradevole frescura da tardo inverno: mica male per un esordio in loco. 

Il primo soggetto censito non è propriamente gradito: gambero della Louisiana, porca sidela. Hanno invaso il bacino da circa 10 anni, spiega Raoul. L'impatto sulla nostra fauna è devastante. La specie, poi, riesce ad adattarsi a qualsiasi condizione.

Un richiamo muove vibrazioni nel comparto faunistico del gruppo. Rana di Lataste, la stella della serata. Nella fattispecie è il maschio, che richiama per attirare la femmina. La specie, giova ricordarlo, è elemento di grande valore: endemica - per usare un tecnicismo - della Pianura Padana. E' la prima della nottata. Ne seguiranno altre: numeri puntualmente annotati su supporto cartaceo e sulle applicazioni dedicate. 


Salvatore e Raffaella (sua la foto che raffigura una rana dalmatina) dedicano qualche attenzione alle piante che bordano il Lago. La frontale del Raoul - ecco a cosa serve - punta alcune ovature: belle masse di rana dalmatina. Si intravvedono gli embrioni. Ma in tanti punti nuotano, ahinoi, piccoli gamberi esotici: pronti a fare festa allo schiudersi delle uova di rana.  

Il contatto con l'acqua, stivali ai piedi, procura piacere che rimanda all'infanzia. Meno gradita la presenza di reflui a ridosso della riva. Seguirà non già dibattito ma comunicato stampa. Mica le mandano a dire quelli del comitato meratese. Che lamentano qualche taglio di troppo tra le alberature. Mi tocca fare l'avvocato del diavolo, e spiegare che in una riserva possono aversi anche questi interventi.

Il conteggio finale parla di oltre una decina di ovature di rana dalmatina, 6 maschi cantori di rana di Lataste e qualche cantore di dalmatina. E una ovatura di Lataste. Al Raoul sfugge niente.

Il taccuino riporta anche 2 civette. Sull'isolotto nella zona nord un posatoio notturno di gazze, che dan vita a un estemporaneo concerto. 

Siamo a ridosso del coprifuoco covid. Da settimana prossima, Sartirana sarà, per noi che veniamo da fuori, terra inaccessibile. Notti di rane, notti di gazze, notti in cui ritrovare vecchie conoscenze, notti da battesimo di Lago. Notti di Sartirana. 

Matteo Barattieri


sabato 27 febbraio 2021

27 febbraio 2021 aggiornamento aironi

 Aggiornamento aironi.
In questo momento, 6 nidi attivi in tutto il Parco. 
Guano di airone cenerino nella foto, per gli appassionati di tracce.


Episodio carino anni fa. Sotto una garzaia nel Parco del Ticino Lombardo: una doccia estemporanea di feci di aironi. Roba che capita. Parentesi: eravamo autorizzati ad accedere alla garzaia. Ad accompagnarci il Serafino, ex-guardiacaccia, un autentico personaggio. Gente del Ticino, gente del Lambro.
Matteo Barattieri

I rondoni e le sterne non sono stolidi, è l'antropocentrismo che è un'idea sballata - di Mauro Banfi

(Ospitiamo molto volentieri uno scritto del grande Mauro Banfi, pubblicato sulla pagina Facebook Monumenti Vivi Lombardia) 


I rondoni e le sterne non sono stolidi, è l'antropocentrismo che è un'idea sballata.

Commento al primo capitolo delle "Spigolature di traduzione in italiano corrente dall'opuscolo sul rondone comune di Lazzaro Spallanzani":

"La loro noncuranza di scappare dai fori dove hanno i loro nidi, se vengono sorpresi dagli esseri umani.

Se questa disinvoltura derivi dall'ottusità dell'istinto naturale."

Per la Treccani il termine stolido significa "che ha o dimostra mancanza d’intelligenza", qualcosa di simile a ottuso, tardo di mente.

Sempre la Treccani recita che la Sterna Stolida "L'Anous stolidus o Sterna stolida L. è chiamata dai marinai rondine di mare stolida, perché teme così poco la presenza dell'uomo, da sembrare stupida. Il piumaggio generale è bruno fuligginoso colla cervice cenerino-chiaro, l'ala è lunga 280 mm. Abita i mari tropicali e subtropicali, giungendo anche talora nei climi freddi, fino nel mare d'Irlanda."

Dopo aver parlato quasi con meraviglia del rondone per molte righe improvvisamente il nostro Abate naturalista paragona il rondone alla Sterna Stolida, come dice l'originale:

"I rondoni entrati ne’ loro buchi, sia durante l’accoppiamento, sia quando covan le uova, oppur danno l’imbeccata, sono talmente inetti e stupidi, che non solamente non fuggono all’aspetto dell’uomo, ma come ho veduto fuggire i passeri nel momento che apriva lo sportelletto delle picciole celle, dove avevano i nidi, ma neppur si muovon di luogo."

"Le sterne abitatrici per lo più del mare, quella in ispezie che chiamiamo stolida, per lasciarsi prender dagli uomini, senza darsi pensiere di fuggire, avvalora la mia spiegazione, mentrecché essendo esse pure d’ali lunghissime, sono estremamente tarde a spiccare il volo."

Uccelli inetti, stupidi, stolidi non solo perchè le loro lunghe ali e la ristrettezza dell'andito del nido, nel caso del rondone, impediscono loro un rapido decollo, ma perchè "non solamente non fuggono all'aspetto dell'uomo".

Per Spallanzani l'animale che si fida dell'uomo è stupido, e non ha certo tutti i torti, considerando che razza di predatore feroce è l'uomo; ma cerchiamo di capire l'idea che lo muove.

Dalle mie parti, quando gli animali cominciano a ricevere epiteti camuffati da teorie scientifiche più o meno fondate, vuol dire che stanno per fare una brutta fine.

Sulle grida dei giornali scandalistici della mia zona appaiono titolo deliranti del tipo " i cinghiali, feroci predatori carnivori notturni, hanno attaccato e azzannato un cane e il suo padrone"; "branchi devastanti di caprioli sono penetrati nottetempo nell'orto del Sig. Pendulari e hanno razziato tutti gli ortaggi".

Pochi giorni dopo molti cinghiali e caprioli finiscono in pentola.

Questi sono i primi sintomi di quello che viene chiamato "l'atteggiamento prometeico", conosciuto anche come "atteggiamento antropocentrico".

E prima di fare un passo indietro di venticinque secoli, per comprendere la storia di questo atteggiamento, è bene ricordare che anche le sterne e tanti rondoni "stolidi" finivano nelle pentole e sulle tavole.

Questo atteggiamento è stato studiato e divulgato, insieme al suo antidoto, l'atteggiamento "orfico", dal bellissimo libro del filosofo Pierre Hadot, "Il velo d'Iside", che vi suggerisco vivamente di leggere in supporto a questa mia guida, unitamente all'opuscolo di Lazzaro Spallanzani sul rondone comune, che potete scaricare nella sezione "file", qua su Monumenti Vivi Lombardia.

Ritorniamo a Efeso e all'aforisma di Eraclito contenuto in un rotolo di pergamena: "la natura ama nascondersi", lasciato da Eraclito in omaggio ad Artemide, la Grande Madre di tutte le creature.

La Natura è sopratutto segreto: una serie di enigmi, misteri, virtualità e possibilità, accanto ai quali viviamo senza conoscerli. 

Perché la Natura si nasconde? Perché ama ciò che sta nelle profondità di un pozzo, o si cela dietro i veli? 

La spiegazione di Eraclito era la seguente: ciò che è nascosto e invisibile ha molto più rilievo e importanza di quanto è apparente e visibile. Nascondersi è il primo desiderio della Natura e della Verità. 

Se poi, come pensavano i presocratici, la Natura è divina e piena di Dei, tanto più deve essere velata e inconoscibile. 

Dunque, noi non la scorgiamo. 

Nel caso che si rivelasse di colpo, noi correremmo un rischio gravissimo. Da un lato, il suo volto è così terrificante, che non potremmo sopportarlo e verremmo distrutti. Dall' altra, è così bello e radioso, che, come il sole, lo possiamo vedere soltanto celato da veli o da una stoffa cangiante o riflesso in uno specchio. 

Per nessuna ragione e in nessuna condizione, ci è lecito sollevare questo velo. 

Prometeo,  il  figlio del titano Giapeto, secondo Esiodo rubò agli dèi un fulmine e il segreto del fuoco per migliorare la vita degli uomini; secondo Eschilo e Platone fece dono all'umanità della tecnica e della civilizzazione ottenute violando i segreti della natura divina.

Già nell'antichità greca dopo i presocratici, e nel Medioevo, la Natura perse il suo carattere divino, e poi quello di organismo vivente, dove il sole, la luna, le stelle, le acque, gli alberi, gli animali erano legati da rapporti così interconnessi e interdipendenti da trasformarsi quasi in una creatura unica. 

Leonardo da Vinci fu l'ultimo microcosmo a sentire vivo quel Macrocosmo.

La Natura diventò un Meccanismo: una specie di immenso ingranaggio. All' inizio dei tempi, Dio aveva creato questa grande Macchina: Lui era il grande Meccanico e il supremo Ingegnere, che aveva imposto alla propria creatura le leggi matematiche alle quali obbedire. 

Che cosa era successo?

I primi scienziati avevano preso in prestito dalla Bibbia, un libro che tratta in verità di spiritualità e religione e non di metodi scientifici per i laboratori, delle frasi prese a caso da usare come giustificazioni a discutibili metodi operativi sul campo:

«Quando Dio creò l’uomo, lo fece simile a sé. Lo creò maschio e femmina, li benedisse, e quando furono creati pose loro il nome di “Uomo”» (Gen. 5, 1-2).

"Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza:

E DIO li benedisse; e DIO disse loro: «Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e sopra ogni essere vivente che si muove sulla terra»."

Genesi 1, 27-28

Quelli che fanno venire i brividi sono sopratutto quei due verbi: soggiogare e dominare.

Questi primi scienziati sperimentali, interessati al controllo e al dominio della "materia" (questo era Artemide per loro) sollevarono, uno dopo l' altro, i veli della Natura e, giocando d' astuzia con lei e utilizzando i principii della matematica, rivelarono i segreti nascosti. Come diceva Francesco Bacone, la ricerca scientifica diventò una specie di processo. La Natura stava sul banco degli accusati: gli scienziati la scrutavano, la studiavano, le rivolgevano domande, interrogavano testimoni, talvolta la torturavano, per strapparle i misteri, di cui era così gelosa. Qualcuno protestò. Questa violazione non era piena di pericoli per l' uomo e un peccato contro Dio? La spietata ricerca non rischiava di distruggere la natura e l' uomo? 

Quegli scienziati risposero che essi obbedivano alle parole di Dio, quando aveva detto ad Adamo ed Eva: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra e sottomettete la terra, soggiogando i pesci del mare e gli uccelli del cielo e ogni essere che striscia». Così l' uomo aveva dato i nomi alle creature, diventando, diceva Keplero, «il signore delle opere di Dio». Cercava segreti, scopriva misteri, trovava le leggi della Grande Macchina, le nominava. E la giustificazione veniva dalla Bibbia:

"Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome."

(Genesi cap. 2, 19).


L'atteggiamento antropocentrico e prometeico ha condannato l’uomo a una posizione isolata nel mondo: per far questo ha rinnegato l’animalità dentro e fuori di lui. Cartesio ci ha detto che gli animali sono soltanto pezzetti di spazio, e possiamo quindi stupirci se sterne e rondoni vengono chiamati "stolidi" prima di essere messi in pentola o di subire terribili esperimenti "scientifici", di cui parleremo nel prosieguo della guida?

Per grazia di Artemide però l'essere umano non è capace solo d'indifferenza o di tracotanti atteggiamenti prometeici, ma anche di idee meno sballate e isolazioniste come l'atteggiamento orfico, e ne parleremo nel prossimo capitolo e vedremo come lo stesso reverendo biologo è capace nell'opuscolo di momenti di toccante empatia con i rondoni, come nella gioiosa esperienza di Fanano (quella palazzina, adibita alle sue osservazioni, andrebbe dichiarata monumento nazionale alla biodiversità) o quando Lazzaro resta meravigliato dalla gioia del volo del rondone dentro le tempeste, una loro capacità che ho anch'io osservato a Pavia diverse volte, innamorandomi per sempre di questo "libero signore dell'aria" e diventando suo cavaliere servente.

Spallanzani era una brava persona, dotata di enormi capacità umane come la disciplina e l'intuito, ma ha commesso degli sbagli orribili manipolato dall'idea sballata dell'antropocentrismo.

Spesso nella storia idee mediocri rovinano grandi uomini.

Di questi errori e dell'antidoto che suggerisco agli stessi andremo a parlare nel secondo capitolo.

ROSSO E GRiGIO: UN CONFRONTO IMPARI

 FOTO: MARIO MAINO

Fino a qualche anno fa nel Parco di Monza si incontravano solo scoiattoli rossi (sciurus vulgaris) e cioè la specie autoctona che popola boschi e foreste, dalla pianura alle Alpi, rendendoli vivi ed animati. Non c’è dubbio, infatti, che l’incontro con questo grazioso animale susciti emozione ed interesse. Vero e proprio acrobata, si muove agilissimo sui tronchi e tra le fronde in perenne quanto frenetica attività.
Poi venne il grigio, lo scoiattolo americano, alieno ed invasore, decisamente più grosso e potente del rosso,  simpatico ed attraente anch’esso. Il problema è che conduce in modo repentino ed inesorabile il cugino autoctono all’estinzione, sottraendogli letteralmente lo spazio vitale.




Che fare? Pare ci sia un unico modo per salvare il nostro scoiattolo che consiste nell’eradicazione del cugino grigio. Certamente il termine fa impressione: si tratta di eliminare gli scoiattoli grigi per salvare la specie autoctona dall’estinzione. Esistono altri sistemi? Non lo so…il dibattito è aperto! Certamente non possiamo permetterci di veder scomparire il nostro acrobata dei boschi senza far nulla!

Edo



TRA LEGGENDA E REALTA’: IL PETTIROSSO

 FOTO: MARIO MAINO

Uno struggente racconto narra che il pettirosso avrebbe tentato di liberare Cristo dalla corona di spine: uno schizzo di sangue… ed ecco la colorazione di petto e faccia, che lo rende assolutamente inconfondibile. Trattasi di una leggenda, certo, ma la dice lunga sul fascino che questo piccolo uccello ha sempre esercitato sugli ornitologi, gli appassionati di natura e tutti coloro che occasionalmente hanno la fortuna di vederlo e di osservarlo.




L’aspetto grazioso e attraente contrasta nettamente con la personalità decisamente forte del nostro uccellino: i maschi infatti non si sopportano e quando avvengono incontri ravvicinati scoppiano scontri furiosi. Le femmine, invece, durante il periodo degli accoppiamenti, entrano nel territorio di un maschio per nidificare.
Capita spesso di vederlo durante la stagione fredda ed appare tutt’altro che timido ed elusivo: non teme, infatti, l’essere umano e conseguentemente le osservazioni riescono ad essere relativamente prolungate.
Gli esemplari giovani sono uniformemente bruni: il bel colore arancione compare solo in seguito.
E’ decisamente diffuso nelle zone collinari e montuose, mentre in pianura risulta più localizzato. Nel Parco di Monza sono presenti diverse coppie, cui si aggiungono alcuni individui durante il periodo invernale.
Edo Melzi






sabato 20 febbraio 2021

20 febbraio 2021 Dalla Pelucca

Pelucca sempre attiva.

Sulla mappa, il punto in cui arriva oggi.




Matteo Barattieri




20 febbraio 2021 - In diretta

 In diretta dal Parco.

Aglio orsino a coprire il sottobosco.
Nessuna ovatura di Rana di Lataste nella Pelucca in zona Valle dei Sospiri. La specie è sparita da anni, per colpa di errate politiche da parte dei gestori del Parco.




Matteo Barattieri


QUEI GIORNI IN CUI CI TOLSERO LA RANA DI LATASTE

 QUEI GIORNI IN CUI CI TOLSERO LA RANA DI LATASTE

La rana di Lataste - il nome deriva dal suo scopritore, uno studioso francese - è specie endemica dell'area padana. Il suo areale è limitato, appunto, alla Pianura Padana, fino all'Istria. In aggiunta, è presente in Canton Ticino.
Ha esigenze molto specifiche. Vuole acque di buona qualità e aree boschive. Un tempo, queste condizioni erano ben rappresentate nelle nostre regioni padane. Col tempo, la compromissione degli ambienti umidi e l'eliminazione di tante aree boschive ha cancellato la Lataste da tanti settori. Riesce a sopravvivere, il nostro anfibio, in alcune stazioni. Ha un'altra particolarità: depone le uova in un intervallo di tempo ristretto, tra febbraio e marzo.
Nel nostro Parco, era presente una stazione piuttosto importante, localizzata nella Roggia Pelucca, nel tratto in zona Valle dei Sospiri. Si parlava di 500 e oltre individui. Una popolazione che aveva anche delle particolarità: Francesco Ficetola (ricercatore dell'Università di Milano) aveva rilevato che aveva dimensioni maggiori rispetto ai valori medi. I verbi al passato sono obbligatori. Nonostante le ripetute segnalazioni e raccomandazioni da parte di esperti e di associazioni, l'amministrazione Parco ha purtroppo svolto una serie di interventi di dragaggio della Roggia della Villa Reale per 2-3 inverni di fila, qualche anno fa. Per svolgere queste operazioni veniva chiusa la pompa che riforniva il Laghetto. Conseguenza: non arrivava più acqua alla Valle dei Sospiri. Nessuna possibilità per la Lataste di riprodursi. Ovature a febbraio-marzo, ormai, non si vedono più. Possiamo ipotizzare che la nostra Lataste sia sparita dal Parco. Non è tutto: anche le popolazioni di altri anfibi mi sembra siano messe piuttosto male.
Ipotizzare una reintroduzione della Lataste? L'idea non è da buttare. La parola agli esperti, ricordando che non sono operazioni semplici.
Matteo Barattieri

giovedì 18 febbraio 2021

Una vedov(ell)a allegra... ma non troppo

Lanciata la proposta sul gruppo Facebook Parco di Monza per sempre.

UNA VEDOV(ELL)A ALLEGRA... MA NON TROPPO
Il riferimento cinematografico è alquanto scontato. Il film - Married to the Mob è il titolo originale - è molto divertente (ricevette anche parecchi premi). Autore è il grande Demme: sì, quello de Il Silenzio degli innocenti.
A cominciare è stato il nostro Adso da Monza, immortalando una vedovella nelle classiche due versioni: invernale ed estiva. Per chi non lo sapesse, le vedovelle sono le fontanelle isolate. E allora, fotografi e non, cimentatevi. Andatele a cercare nel Parco e nei Giardini. E fotografatele. Pubblicate poi qui le foto. Non solo le fontane, tuttavia: ci sono altri punti che permettono un rifornimento con l'acqua del Sindaco. Cercate anche quelle. Quando pubblicate qui le foto, mettete anche il riferimento ai luoghi.
Nota cinematografica finale. Se non lo avete mai visto, straconsiglio, del citato Demme, Qualcosa di travolgente. Nella mia classifica personale ed assoluta dei film occupa il secondo posto.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "Una vedov(ell)a allegra... ma non troppo Fotografi, è il vostro momento: Cimentatevi!"
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venerdì 12 febbraio 2021

Due righe in cronaca: il faggio abbattuto

12 febbraio 2021

Dai Giardini della Villa Reale.
Abbattuto uno dei faggi penduli del Pratone.


Era una pianta pericolante e pericolosa.
Ho raccolto un paio di frammenti: quando naturalista fa rima con feticista.

Matteo Barattieri

12 febbraio 2021: primo canto di fringuello

FOTO: MARIO MAINO
  Standing on the border
Looking out into the great unknown
I can feel my heart beating faster as I step out on my own ♫

Esiste il mondo delle immagini, qui rappresentato molto bene dalla foto del solito Mario Maino. Ed esiste l'universo dei suoni: un universo non così pervasivo come quello delle immagini. Un universo riservato ad una nicchia ma non meno affascinante. Un universo che segue ritmi e cadenze, e che ha i suoi appuntamenti fissi. A noi, adepti della bioacustica, il compito di seguire e, magari, registrare emissioni sonore sul campo. Alcune di queste hanno un significato speciale.

I'm heading out tonight, traveling light
I'm gonna start all over again

Primo canto di fringuello: da anni, per il sottoscritto, marca l'inizio della primavera o, se volete, la fine dell'inverno. La sequenza di sillabe riecheggia, alla buona e per gran parte della sua estensione, il picchiettare di una cascata. A chiudere, due brevi note. Brevi ma decisive a completare e a mettere la firma sulla traccia. Nel mese di febbraio, in particolare nelle prime due settimane, il fringuello - il maschio per la precisione: alla femmina spettano solo semplici cinguettii - mette in esercizio il proprio apparato vocale. L'orecchio controlla l'etere. 

 ♫  And buy a one way ticket on a west bound train
See how far I can go (Because I can)   ♫

I nostri fringuelli cominciano da vocalizzazioni non perfettamente coordinate, a volte addirittura disordinate. Gradualmente, e in tempi comunque brevi (nel giro di pochissimi giorni), il canto viene modulato come vogliono le regole. L'ultima ad arrivare è proprio la coppia di note finali. Senza le quali, il taccuino del sottoscritto mica può riportare il dato.  
E il dato arriva. 12 febbraio 2021. Il luogo: viale Sant'Anna, a Brugherio (MB).



E' una sequenza completa ed ortodossa. Bello pensare che, contemporaneamente, i maschi della specie stanno dando vita allo stesso fenomeno.
Qualcuno commentava oggi con un aggettivo che è un classico: romantico. Altri vedevano nell'evento che ho segnalato su un gruppo di colleghi una sorta di (finalmente) segno positivo. Nossignori. Direi: puro dato di campo. Freddezza da naturalista? Forse. Ma per noi, l'emozione può nascere dal dato in sé. Che trae il suo fascino proprio dal suo essere asettico.

I'm gonna buy a one way ticket on a west bound train
See how far I can go (Because I can)
I'm gonna go out dancing in the pouring rain
And talk to someone I don't know

Colonna sonora: "One Way Ticket", con la voce di LeAnn Rimes.

Matteo Barattieri



mercoledì 10 febbraio 2021

Voci di aironi

Dalla garzaia del Parco.
Registrazione del periodo primavera-estate 2020.

Qui la registrazione
Gli aironi al nido

Qui il sonogramma, ottenuto col programma Kaleidoscope.


Due individui di airone cenerino: sono indicati sul sonogramma.

Anche un fringuello in canto si inserisce nella traccia.

Matteo Barattieri








lunedì 8 febbraio 2021

7 febbraio 2021 Metti una domenica su a Sartirana

 Metti una domenica su a Sartirana ovvero Sartirana chiama Monza
"Piove tanto?", domanda la Elena da Merate. "No, pioggerella gradevole, scozzese, direi." Va be', più o meno. Una foratura alla bici mi obbliga ad una tappa forzata.


La pioggerella sopra citata si trasforma in precipitazione battente. Il gusto di pedalarci sotto è impagabile.
Rari nantes, è proprio il caso. Siamo in pochi sulla riva del Lago. L'occasione è importante per stimolare spiriti ambientalisti. Un appoggio al locale Comitato Civico Ambiente, che sta conducendo una battaglia in favore di una gestione della Riserva del Lago di Sartirana finalmente degna del rango che spetta al sito.
Negli ultimi tempi ci sono stati tagli di alberi. Poca roba, a dire il vero. Ma è giusto vederci chiaro e capire quali sono i piani dell'ente responsabile: i progetti relativi saranno esaminati dal gruppo, con il quale noi del Comitato Parco di Monza siamo in contatto. Ed è una occasione per richiamare una volta di più l'attenzione sul piccolo bacino d'acqua. E la stampa locale dimostra interesse e sensibilità per la faccenda. Percorso lungo, bagaj: van ricalibrati usanze e principi ahinoi consolidati nel tempo. Lavoro sul piano culturale, insomma.

Un paio di simpatici striscioni, preparati ad hoc vengono srotolati. Lucherini svolazzano tra gli ontani, more solito. E ci concediamo una passeggiata finale tra pozze e palta. "Giornata uggiosa, da stare a casa al calduccio", disann. Nossignori: anche sotto millimetri d'acqua, la nostra Brianza sa dare il meglio di sé. 
Il ritorno in bici è una volata piacevole: Sartirana chiama Monza, Monza chiama Sartirana.   


Matteo Barattieri


domenica 7 febbraio 2021

L'impronta vocale del lucherino

 L'impronta vocale del lucherino.
Registrato il 31 dicembre 2021.


Ecco il sonogramma di un richiamo di lucherino: tempo contro frequenze (in khz).
Registrato, ovviamente, al Parco. Zona Cascina San Fedele.

Programma: Kaleidoscope. Con un grazie a Dave Roberts e Ali Donargo per la bella lezione dedicata a noi appassionati dei suoni.

Matteo Barattieri

mercoledì 3 febbraio 2021

Istantanee invernali - 12 gennaio 2021 Paperi in inverno: il conteggio IWC

FOTO: MASSIMO RIZZOLI

Il punto di partenza è sempre quello, per un appuntamento consolidato: la sponda del Laghetto della Villa Reale. IWC: International Waterbird Census. I pennuti contano o contare i pennuti? Il gioco di parole suona come mica tanto originale prologo. Conteggi e censimenti: le scienze naturali ne fanno base fondante per tanti lavori. Dati, elaborazioni, modelli: il cammino può essere lungo, e comincia spesso e volentieri dal campo, tra le difficoltà del caso. IWC: censimento internazionale degli uccelli acquatici. L'acronimo è in inglese, ma mica per qualche forma di snobismo o in ossequio ad una ammorbante tendenza. Nossignori: l'operazione si svolge a livello mondiale. 
Obbiettivo: contare gli uccelli acquatici svernanti. Si ricava in questo modo una fotografia sulla entità delle popolazioni delle varie specie. Gennaio è mese ideale per queste operazioni.



Se escludiamo alcuni pendolarismi giornalieri – che interessano specie come i cormorani e i gabbiani; questi ultimi ritratti in una bellissima danza dal nostro Massimo Rizzoli –, questi uccelli rimangono nelle zone di svernamento. Una rete che comprende professionisti del settore, mondo universitario compreso, appassionati dilettanti e affini si attiva per effettuare i conteggi nelle varie zone umide: litorali e laghi, fiumi e stagni...
Non ci muove però a caso. Esiste una lista ben precisa: ogni sito ha un proprio numero anzi un codice. Mica tutte le zone d'acqua sono inserite nell'elenco. Prendiamo la Valle del Lambro, ad esempio, ovvero la zona che parte dai Laghi di Alserio e Pusiano e arriva fino a Monza. In questa fascia di territorio, non tutta l'asta del nostro Fiume viene compresa. Ma solo il tratto nel Parco di Monza. Ad esso si aggiungono alcuni specchi d'acqua, i citati Laghi compresi. Tra i bacini inseriti, anche il Laghetto della Villa Reale e il Laghetto della Valle dei Sospiri. 
Tutto cominciò nel 2002 per il sottoscritto, contattato dall'allora referente lombardo, Diego Rubolini. Curiosamente, all'inizio i Laghetti non erano considerati da Rubilini, che li avrebbe aggiunti dopo. l'attività è svolta titolo puramente volontario, gratis et amore dei, insomma. Un tempo, giravano addirittura dei buoni benzina, munificamente messi a disposizione dalle province. Arrivarono anche al sottoscritto: puntualmente li ho girati ad amici. 

L'edizione di quest'anno è condizionata. Protocolli covid, malnato destino. Dobbiamo rinunciare, noi del CROS Varenna, ai conteggi su aree ampie: il Lario tanto per intenderci. Niente galoppata in bici per chi scrive: il tratto Mandello - Lecco, negli ultimi anni. Prima ancora fu il percorso Varenna - Lecco. Magia del Lago più bello del mondo. Pezzo di strada in bici, sosta in un punto prefissato, binocolo (con cannocchiale in aiuto alla bisogna), conteggio, pezzo di strada in bici. Bici che si è sempre rivelata più rapida dell'automobile: ho fatto, in qualche caso, lo stesso percorso in macchina, con altre persone, impiegando più tempo. Nel passato, e qui si inserisce la nota storica, il censimento lariano veniva compiuto da pochissimi ardimentosi dallo scafo di una barca, da Colico fino a Lecco. Ore e ore insomma, con la Breva e il Tivano a tormentare i malcapitati globi oculari. Racconti da serata davanti al camino, oggi, con qualche dettaglio oltre i limiti del romanzesco: una barca - fornita in prestito da conoscenti - clamorosamente danneggiata.

Nel nostro Parco, la situazione va via liscia. Unico problema: eventuali disturbi da parte di passanti, lungo la sponda del Lambro. E il timore di movimenti stravaganti da parte dei pennuti. Ma domina, sempre, il generale Inverno: i nostri volatili se ne rimangono in genere abbastanza tranquilli.

Numeri sempre bassi, tendenza ormai consolidata negli ultimi anni.
I germani reali sono 95; 7 le anatre germanate, il termine indica i germani dai colori pasticciati, risultato di incroci e ibridazioni in cattività. 
Le anatre mandarine sono assenti al Laghetto della Villa Reale. Si faranno vive lungo le sponde del vecchio Lambro: 7 esemplari. I numeri alti di anni fa - siamo anche arrivati a 45 - sono roba d'altri tempi. Un cormorano, 2 aironi cenerini. Le simpatiche gallinelle sono 7. I gabbiani comuni fanno in totale 52.

Rimane la roba da pollaio, al Laghetto della Villa Reale. 5 oche domestiche; 1 oca cigno (l'altro esemplare è nelle mani di veterinari). 
Per cormorani e gabbiani i conteggi presi in considerazione sono quelli svolti al tramonto nei dormitori, ovvero nei luoghi dove si concentrano per trascorrere la note. Per i posatoi notturni dei gabbiani più vicini bisogna portarsi in quel del Lecchese. Per il cormorano, avremmo anche una località dalle nostre parti. Ma è fuori Monza: sarà per il prossimo anno.

Matteo Barattieri