Al Parco col binocolo (parte seconda): è gradito l’abito
scuro
30 marzo 2019. Il messaggio viaggia rapido dal mio
cellulare ai gruppi whatsapp dedicati. “Trovato nido del picchio nero”. Con
testardaggine tutta brianzola, perlustravo da qualche tempo l’area frequentata
dalla specie. E in un albero a ridosso di un sentiero e poco distante da una
stradina, il nido. L’ubicazione rimane confinata ad un gruppo ristretto. In buona
sostanza, i quattro addetti alla indagine ornitologica. Cui si aggiunge,
meritato posto d’onore, il Marco Casati da Monza, che fornisce contributo prezioso,
condito da proverbiale stile, alla causa. Specie amata dai fotografi, ahinoi,
il picchio nero. Rivelare siti di nidificazione può significare compromettere la
buona riuscita della covata. Fotografi naturalisti: i bracconieri del 2000, in
tanti, troppi casi.
Il bellissimo picchio – il più grande sul
territorio della vecchia Europa – affascina non poco. Nel passato, era specie
confinata alle aree montane. Da alcuni anni, l’animale ha esteso il suo areale,
occupando via via zone di pianura, dal Varesotto a, quasi, il Milanese. Nel
nostro Parco, è stato segnalato per la prima volta nel novembre 2017. Le
osservazioni di quest’anno sono le prime a documentarne la nidificazione. L’espansione
può essere collegata alla sempre maggiore disponibilità di piante vecchie nelle
zone di pianura, tra boschi, parchi, giardini. La specie non è nemmeno poi così
elusiva o diffidente.
Seguiranno osservazioni da parte della nostra
allegra brigata. Due i piccoli, un maschio ed una femmina. Fino al 25-26
maggio. Il giorno 27 maggio, il nido è silente: piccoli involati, in cerca di
fortuna.
Del picchio nero ho raccolto alcune emissioni
vocali, oltre ad alcune tracce di attività al nido. Ma queste sono altre
storie. Alla prossima
Foto di Giovanni Fontana e Francesco Checco Ornaghi
(dell’associazione CROS Varenna)
Matteo Barattieri