“Ah, il Parco di Monza… famoso per il
picchio minore”, a parlare non è qualche trinariciuto naturalista monsciasco o
delle lande brianzole. Ma il Karol Tabarelli De Fatis da Trento – il nome rimanda
direttamente alla genitrice polacca –: martella oggi, martella domani con la
storia del piccolo (e mica tanto scontato o comune) picchio, ospite da sempre
del nostro Parco, e qualche risultato salta fuori. A centinaia di chilometri di
distanza, il simpatico volatile può costituire nobile biglietto da visita. Altro
che autodromo, spara subito l’anticircuito che alberga e prospera in tanti di
noi. E a Trento il Parco di Monza c’è, in queste luminose giornate di settembre. L’abito scuro non è
propriamente raccomandato, ma l’evento si può classificare nella rubrica gran
gala: Convegno Italiano di Ornitologia (11-15 settembre 2013 http://events.unitn.it/ornitologia2013), sissignori. La
meglio gente tra studiosi e appassionati di volatili del Bel Paese, con qualche
ospite straniero di prestigio invitato per la circostanza.
“25 anni di
ornitologia al Parco di Monza (Monza, MB): una revisione critica per la stesura
di linee guida gestionali”, questo il titolo del lavoro presentato in forma di
poster. Autori, oltre al sottoscritto, altri cultori della materia, ma sa diss:
Massimo Brigo da Muggiò, Francesco “Checco” Ornaghi da Macherio, Piero “il
prof.” (un docente fa sempre comodo) Bonvicini, lecchese per residenza, e Italo
Magatti di Monza. Tutta la brigata con lo stendardo del CROS (Centro Ricerche
Ornitologiche Scanagatta) di Varenna. Il titolo della comunicazione lascia poco
spazio al mistero. Abbiamo preso in mano i dati sugli uccelli raccolti
all’interno della mura del Parco, in buona parte proprio da noi, negli ultimi
due decenni e rotti. L’obbiettivo è duplice: da un lato compilare una lista
delle specie con relativa caratterizzazione – nidificante, svernante,
stanziale, presenza occasionale….ecc…. –, dall’altro lato individuare alcune
strategie per una gestione del nostro patrimonio verde più attenta agli aspetti
naturalistici.
Il corpus di dati comprende 101 specie,
di cui 4 esotiche e/o aufughe, ovvero da non considerarsi selvatiche ma
semidomestiche. Per 89 specie possiamo definire in maniera abbastanza sicura
quello che in termini tecnici si chiama status, ovvero la modalità di presenza:
se è visibile solo di inverno oppure durante la migrazione, se nidifica oppure
no, e via andare. Poi torneremo in maniera più dettagliata sul tema, con una
analisi della lista delle specie. Per il momento possiamo segnalare che 43 sono i
nidificanti, con netta prevalenza, va da sé, delle specie legate al bosco, ben
25. Qualche chicca? Detto del picchio rosso minore, che qui ha una delle più
note (e non molte) stazioni sul territorio lombardo, possiamo citare rapaci
come lo sparviere o il lodolaio (quest’ultimo aggiuntosi negli ultimi anni), il
martin pescatore, gioia e desiderio di tanti fotografi, l’ormai consolidato
airone cenerino (ben noto a tanti)….
Interessanti spunti sui metodi di censimento
degli uccelli in aree montane, lavori sperimentali sul passero, una bellissima ricerca
sulle berte, specie del mare aperto: il convegno snocciola importanti
comunicazioni, e anche il nostro Parco fa la sua porca figura.
Matteo Barattieri