martedì 28 aprile 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 27: Per chi martella il picchio (cap 1)

Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

Foto: Edoardo Viganò, Mario Maino, Massimo Brigo, Mattia Panzeri

"Ho visto un picchio!"; l'esclamazione ormai rimbomba anche dal cuore dei centri urbani. Il gruppo di pennuti da qualche lustro vede estendere le proprie aree di frequentazione e nidificazione anche alla città. Anche nella nostra Monza, i picchi si fanno vedere tra giardini privati e piccole aree verde pubbliche. Gli alberi invecchiano: il processo li rende invitanti e graditi per i nostri picchi.
Ma qui siamo al Parco, e diamo uno sguardo alle specie che lo abitano.

Abbiamo attualmente 4 specie appartenenti al gruppo dei picchi. Vediamole in rassegna, con qualche indicazione per il riconoscimento.

Prima le caratteristiche generali del gruppo, evidenziate in figura 1



Picchio rosso maggiore
Uno dei caratteri diagnostici: la presenza di due bande bianche sul dorso, come si nota in figura 2.


Distinguere maschio e femmina è abbastanza semplice (figura 3). Il maschio ha una zona rossa sulla nuca, dettaglio che manca alla femmina.


Picchio verde: il colore verde è la caratteristica principale. Rispetto agli altri picchi, tende a passare molto tempo sui prati, in cerca di formiche, di cui si nutre. La figura 4 mostra un maschio.

Il picchio rosso minore (figura 5): il nome già ci mette sulla strada giusta. Si tratta di un piccolo volatile. Non facile da vedere: rimane sempre sugli alberi, nel folto delle chiome. Ed è silenzioso per gran parte dell'anno. 



Picchio nero (figura 6)
Il più grande dei picchi europei. Colore: nero. 
A prima vista, può essere scambiato per un corvo.


Fin qui, una rapida presentazione. Come stanno le popolazioni dei picchi del Parco? Prossimamente, su questi schermi, qualche dettaglio interessante.


alla prossima
Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

domenica 26 aprile 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 26: Comunissimo, confidente ed elegante


Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

Ricordo che qualche anno fa mia mamma mi chiama sconvolta: “Una cornacchia si è portata via un merlotto che stava imparando a volare! I genitori hanno fatto di tutto per impedirlo ma non ci sono riusciti!”
Lo sconcerto ed il dispiacere di mia mamma era comprensibile! Aveva vissuto quella predazione come un infanticidio; lo era ma in realtà è accadimento che in natura che si verifica non di rado.
Il merlo (Turdus merula) è, con tutta probabilità, il volatile più diffuso in Italia. Caratterizzato da una bella livrea nera che lo rende inconfondibile- la femmina è invece marrone-grigia-, non c’è persona che non l’abbia visto almeno qualche volta.
I due sessi, oltre che per il diverso colore del piumaggio, si distinguono anche per il becco: giallo nel maschio, scuro nella femmina.


FOTO DI EDOARDO VIGANO'

E’ un uccello simpatico e confidente. Frequenta regolarmente boschi, prati e giardini  ma anche le aiuole dei centri cittadini, ancorchè munite di siepi e cespugli che, per il merlo, sono luoghi di rifugio oltre che di nidificazione.
Una sua caratteristica specifica è quella di allontanarsi spesso a saltelli o camminando velocemente; inoltre, frequentemente, vola rasoterra o quasi e questa abitudine talvolta è letale in quanto finisce sotto le ruote delle auto.
Le forme sono armoniose e osservarlo è piacevolissimo sia quando cerca cibo sul terreno sia quando s’invola.
Dicevo del fatto che sia sostanzialmente inconfondibile; l’unico altro volatile con cui potrebbe essere confuso è lo storno, ma un’osservazione attenta elimina ogni dubbio. Lo storno (sturnus vulgaris) ha picchiettature chiare sul piumaggio, una coda più corta e riflessi verdi e viola che il merlo non possiede. Inoltre il merlo non vola mai in gruppi numerosi. Peraltro anche lo storno è estremamente diffuso.
Veniamo al Parco di Monza: anche qui lo si vede ovunque e con facilità. Sicuramente è uno degli uccelli più comuni all’interno dell’area verde. Naturalmente deve guardarsi dai predatori: come detto le cornacchie non disdegnano i piccoli merli e gli allocchi, talvolta, predano gli adulti.
E’ tale però la diffusione del nostro amico che l’organico complessivo non risente sensibilmente di questi naturali prelievi.

Edo Melzi

domenica 19 aprile 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 25: Dalle mura amiche (cap. 1)

Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

Le mura amiche: l'espressione rimanda direttamente a Bruno Pizzul. Il riferimento è alle mura degli stadi delle compagini che giocano in casa. In casa, appunto.

EBN Italia - ramo italiano di EuroBirdNet, rete europea che raccoglie persone appassionate di birdwatching - ha lanciato da qualche settimana un progetto direttamente legato alla nostra forzata permanenza tra le mura, detto in modo più neutrale, domestiche. 

L'invito, per il popolo del binocolo, è a dedicare tempo ad osservazioni dalla finestra e/o dal balcone. Al progetto è stato dato un minimo di scientificità, con un minimo di protocollo prefissato. I dati vengono riportati sulla piattaforma Ornitho. Le osservazioni possono essere raccolte quando si vuole. In particolare, però, assumono particolare significato i rilevamenti svolti durante i fine settimana.

Dalle mie mura amiche, in quel di San Biagio, arrivano alcune osservazioni svolte nelle ultime settimane: 28 marzo; 5, 11, 12, 18 aprile. Ogni volta, le attività si sono svolte per un'ora. Ad esse si aggiungono altri rilievi, che però qui non vengono considerati.

Dice: il Parco è vicino, quindi chissà quanta roba. In realtà, l'elenco è piuttosto povero: neanche 30 specie in totale. Per la precisione, arriviamo a 29, ad oggi 19 aprile.

Qualche annotazione può essere stesa. 

Una comunità locale
Alcune specie sono state sempre registrate. Compongono una comunità che potrebbe definita locale. Alcune di queste specie sono già intente alla nidificazione. Altre lo saranno a breve, facendo riferimento al passato e al loro comportamento in queste giornate; in ordine sparso: verzellino, fringuello, storno (intento a lavorare al nido), cornacchia grigia, cinciallegra, capinera, merlo, pettirosso, colombaccio, piccione domestico.

Altri componenti della comunità locale
Non mancano i picchi: picchio rosso maggiore, picchio verde. Queste specie non sono state rilevate sempre, ma con buona probabilità nidificano qui a San Biagio, grazie alla presenza di giardini con piante vecchie. La presenza dei picchi tra la fauna urbana è ormai fenomeno consolidato da diversi anni: le piante invecchiano, e offrono risorse alimentari e non solo ai nostri picchi.

Specie monzesi ma non nidificanti in loco
Il 23 marzo, registrata la prima rondine per il sottoscritto: non a San Biagio ma in via Carlo Porta. Il 28 marzo: il primo rondone comune. L'11 aprile il primo rondone pallido (in centro, Piazza Trento e Trieste). Rondoni e rondini faranno capolino sulle schede di campo anzi di balcone in modo regolare. In questo periodo, ai contingenti locali si aggiungono soggetti in migrazione. Le specie indicate nidificano a Monza, ma non qui a San Biagio.
Anche gazza e airone cenerino si fanno vedere: nidificano sul nostro territorio ma non a San Biagio. La gazza nidifica in altre aree di Monza, caratterizzate da un paesaggio con carattere agricolo o similagricolo.

Rapaci 
Gheppio e poiana. Entrambe le specie territoriali. Le poiane, due, volteggiano sopra il Parco, dove da qualche anno è registrata la nidificazione di questo bel rapace. Col Parco chiuso, la poiana si starà divertendo a cacciare liberamente. Per il gheppio, le osservazioni han coperto sia il Parco che il centro cittadino.


Flussi migratori
Mentre in altre zone poco lontano vengono contattati bei flussi di migratori, qui a San Biagio il quadro non è così ricco. Qualcosa ho potuto però intercettare: il cuculo, ad esempio, o una bella upupa in volo,il giorno 12 aprile. In quella giornata, e anche il giorno dopo, cuculo ed upupa venivano censite anche in altri punti, poco lontani da San Biagio e da Monza: i movimenti migratori non sfuggono ai binocoli e alle orecchie del popolo dei birdwatcher.

Cornacchia grigia
Alla faccia di chi parla di una crescita della popolazione in termini smisurati, gli effettivi registrati non sono molti. Non arriviamo mai oltre la decina. Tema da affrontare, va da sé.

Elenco delle specie rilevate
Airone cenerino, Balestruccio, Ballerina bianca, Capinera, Cincia bigia, Cinciallegra, Codirosso, Codirosso spazzacamino, Colombaccio, Cormorano, Cornacchia grigia, Cuculo, Fringuello, Gazza, Gheppio, Merlo, Pettirosso, Picchio rosso maggiore, Picchio verde, Poiana, Rondine, Rondone comune, Rondone maggiore, Storno, Tortora dal collare, Upupa, Verdone, Verzellino.

Microfono e registratore han permesso di catturare qualche suono: ma queste sono altre storie.

alla prossima
Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

venerdì 17 aprile 2020

Te la do io la riconquista


Appaiono servizi giornalistici che dipingono il nostro territorio, e in primis il nostro Parco come oggetto di una sorta di riconquista da parte degli animali, conseguenza del blocco legato alla epidemia.
Le cronache  - con tanto di testimonianze fotografiche - parlano di volpi, aironi, lepri... E di un Lambro tornato trasparente, come per magia.

Tanta enfasi è davvero eccessiva, oltre che fuori luogo.
Le specie citate sopra son da sempre presenti nel Parco di Monza. La volpe conta qualche effettivo, con una popolazione tutto sommato stabile: l'assenza di questa specie sarebbe, quella sì, sorprendente. 
Idem per la lepre: non sono tanti gli esemplari che frequentano il luogo ma lo fanno da sempre.

Aironi cenerini? Quest'anno i nidi attivi sono 6. il numero fa riferimento a momenti che precedevano il blocco, ovvero all'inizio di marzo. Il numero costituisce un primato per il Parco, ed era consolidato molto prima dell'emergenza sanitaria.
Sugli scoiattoli è meglio non dilungarsi troppo: credo di essere uno dei pochi a non avere dedicato tempo a fotografarli.

Da ultimo, il Lambro: in questo periodo, raccontano sempre alcune cronache, sarebbe "tornato trasparente". Niente di più falso: le condizioni meteorologiche aiutano il fiume a scorrere placido e tranquillo. Conseguenza: le acque non sono torbide. Ma basterebbe andare con la memoria a tempi non certo remoti. E' normale che il nostro fiume attraversi questi periodi di calma. Durante i quali, senza andare troppo lontano, la Chiusa del Molino del Cantone presenta sempre le usuali schiume. 

Certo: l'inquinamento atmosferico è in calo. Ma l'uomo non è sparito dalla Terra. Continua ad essere presente, a produrre scorie e a consumare risorse. 
L'invito, per tutti, è ad evitare sensazionalismi. E a ragionare con un poco di spirito critico. 

Come popolo del binocolo, altrimenti detti birdwatcher, stiamo raccogliendo dati dal balcone (o dalla finestra) di casa. Si tratta di un progetto lanciato su scala nazionale. Le specie di uccelli osservate sono le solite. Dice: a Milano hanno censito un'aquila reale. Be', ho seguito in diretta l'evento via Whatsapp: grazie a Mauro Viganò, autore dell'osservazione. L'esemplare è passato in volo sui cieli della Madonnina. Gli uccelli hanno le ali: possono spostarsi su lunghe distanze e passare in luoghi apparentemente inusitati. Il dato è curioso ed interessante, certo. E può darci qualche indicazione sui movimenti di questa specie. Prendiamolo quindi con questo spirito, senza lanciarci in eretismi zoologici.

Sarebbe invece interessante valutare le conseguenze su altri gruppi animali, quali gli insetti, ovvero vedere se i parabrezza delle macchine dei pochi automobilisti in giro in questi giorni si riempiono, dopo tanti anni, di insetti volanti schiacciati da funesti impatti. Dubito questo avvenga. La natura potrebbe anche riprendere qualche spazio, vista la diminuita attività umana, ma anche la natura ha bisogno di tempi, e ragiona su intervalli, appunto temporali, medio-lunghi.

Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

mercoledì 8 aprile 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 24: la voce dello scoiattolo (cap. 2)


Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

Correva il luglio del 2007 (credo): come sempre, ero impegnato con i campi estivi su in Valle Aurina/Ahrntal (Sudtirolo). Con un gruppo (più o meno accuratamente selezionato) avevo trascorso una nottata poco sotto la cima del Monte Lupo/Wolfskofel, in una baracca un tempo usata da cacciatori. La mattina, un suono lugubre, proprio sotto la mia testa: roba da film dell’orrore. Uno scoiattolo piazzato tra i rami di un albero. Da allora, uno degli obbiettivi, appena avessi posseduto un buon registratore, sarebbe divenuta la cattura di una traccia sonora di questo animale.

L’occasione si presentò una prima volta il 24 agosto del 2012. In realtà, ero intento a registrare altro, e strani rumori provenivano dagli aceri. Uno scoiattolo rosso, pensa te. A perfetta distanza dai microfoni.

A fare da sfondo, le balie nere, presenza tipicamente agostana per noi, e qualche altro volatile.

Qui distinguiamo un lamento iniziale, una serie di gemiti soffocati e una latrato simile ad uno sbuffo, accompagnati dal picchiettare delle unghie sul tronco di un acero. Il luogo: le aree a nord di Cascina Frutteto.


Qui distinguiamo due latrati simili a sbuffi e un gemito soffocato, oltre al picchiettare delle unghie.
Il sonogramma relativo a questa ultima traccia è più sotto.




Questo sonogramma è invece riferito ad una parte di una traccia pubblicata da Geoff Sample, nel suo volume: "Wildlife Sounds" (Harper Collins Publishers, 2006).


La traccia consiste quasi esclusivamente di brevi sbuffi. Si può notare una buona corrispondenza con i suoi emessi dagli scoiattoli del nostro Parco.
Dettaglio interessante: in rete non ci sono molte registrazioni di scoiattoli  europei. Un modo carino per mettere in evidenza il Parco di Monza.

Alla prossima

Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

lunedì 6 aprile 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 23: Uno specchio d'acqua e i suoi abitanti



Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

I Giardini della Villa Reale di Monza esercitano un indiscutibile fascino su chiunque ne percorra i sentieri, in qualsiasi stagione dell’anno. E, all’interno degli stessi, il Laghetto, le cui dimensioni, peraltro, sono tutt’altro che trascurabili, rappresenta meta privilegiata. Del resto l’acqua, all’interno di un Parco, è elemento di grandissimo valore sia ecologico che paesaggistico e ne arricchisce la biodiversità favorendo la presenza di specie, che, senza l’elemento liquido, non si troverebbero.

Ho già avuto modo di parlare, su questo blog, del Laghetto ma ora lo faccio in modo un po’ più preciso e dettagliato, tentando di metterne in evidenza alcune caratteristiche.
La sistemazione dell’area si deve al Piermarini con il sinuoso laghetto dalla forma allungata e la splendida cascatella laterale che scende fra le rocce: l’impressione che se ne ricava è romantica ed irresistibile al tempo stesso.

Interessante anche il Tempietto neoclassico, situato in prossimità di un lato del lago: recentemente sottoposto ad un lavoro di restauro e di ripulitura, fa parte dell’iconografia tradizionale dello specchio d’acqua e compare in molti dei dipinti e delle fotografie che, nel tempo, lo hanno immortalato.

A proposito di pittura va detto che le rappresentazioni non mancano: Martino Knoller, nato a Steinach, presso il Brennero nel 1725 e morto nel 1804 è uno dei nomi da ricordare. Come pure vanno citati l’incisore Gaetano Riboldi e Carlo Sanquirico con le sue belle stampe.
Dicevo della frequentazione. Chi visita i giardini della Villa, difficilmente rinuncia a fare un giro del lago, peraltro interamente circondato da un bel sentiero…e non c’è stagione che tenga…se d’estate l’afflusso di persone è di gran lunga maggiore, le stagioni intermedie e l’inverno regalano spettacoli splendidi con tavolozze di colori o atmosfere oniriche e rarefatte.

Altro aspetto che stimola frequentazione e osservazione sono le diverse specie di uccelli che hanno eletto lo specchio d’acqua come abituale dimora a cominciare dagli immancabili germani reali. Questo anatide è sicuramente il più diffuso in Italia e si trova quasi ovunque ci siano laghi o fiumi anche parzialmente degradati. Dimorfismo molto accentuato fra i due sessi: il maschio ha testa e collo di un bellissimo verde, mentre la femmina è uniformemente grigio-bruna. Le tinte più dimesse la proteggono adeguatamente durante il periodo della cova.
Ma la specie che frequenta abitualmente il laghetto da alcuni anni e colpisce tutti per la splendida livrea è l’anatra mandarina. Trattasi di volatile non originario dell’Europa ma dell’Asia. Sul laghetto della Villa pare trovarsi bene e la si può osservare con regolarità. Più piccola del comunissimo germano, colpisce per la strabiliante livrea con colori che vanno dal blu al rossiccio, dal verde al marrone.


La terza specie, meno facile da osservare, ma anch’essa assai comune è la gallinella d’acqua, rallide assai simpatico e a me molto familiare perché le ho dedicato una serie di osservazioni, all’interno del Parco, per valutarne quantità e comportamenti.
Sul lago l’ho vista nuotare più volte, con la solita eleganza, ma anche stazionare, insieme ai germani, sull’isolotto della parte settentrionale.

Al di là delle specie che vivono abitualmente sull’acqua o nelle immediate vicinanze, anche gli alberi che circondano le rive del lago consentono di osservare diversi volatili delle specie più varie: cince, fringuelli, merli, pettirossi e le immancabili cornacchie grigie.


Edo Melzi

domenica 5 aprile 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 22: Bifore gotiche nel Parco


Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

Il Parco di Monza contiene un numero significativo di Cascine e Ville che rappresentano un singolare quanto prezioso patrimonio architettonico.
Il valore artistico di alcune di esse è fuori discussione: si pensi alla splendida Villa Mirabello che, restaurata, offre il meglio di se’; peccato non si possa dire altrettanto di Villa Mirabellino che, altrettanto pregevole, attende da anni un restauro al fine di sottrarsi alle pietose condizioni in cui versa da tempo.
Due Ville che si affiancano alla prestigiosissima e arcinota Villa Reale, componendo un trittico di grandissimo interesse anche da un punto di vista turistico.
Le Cascine sono edifici rurali altrettanto interessanti e appaiono armonicamente inserite nel paesaggio di cui sono parte integrante. Una grande lezione per tutti noi di stile e di rispetto dell’ambiente.

La cascina San Fedele spicca fra le altre per la bellezza dell’aspetto: osservandola, infatti, ci appare come un sontuoso palazzetto in stile neogotico con elegante rivestimento a fasce bicrome. Ma l’elemento di gran lunga più sorprendente sono le meravigliose bifore gotiche che adornano la facciata principale; già l’edificio spicca per la posizione dominante: le finestre non fanno che acuire la curiosità e l’interesse di chi la ammira. 

Non tutti sanno che il nome della costruzione deriva da un Oratorio medioevale che sorgeva proprio su quel poggio. La Cascina è stata edificata dal Canonica e quindi ci si domanda da dove provengano le bifore gotiche: sono opera di Giovanni di Balduccio e appartenevano alla chiesa milanese di Santa Maria di Brera, sciaguratamente abbattuta. Datate 1348, sono l’unica parte della chiesa ad essere stata recuperata ed inserita nell’edificio monzese.



Una storia singolare per una cascina che delle cascine ha ben poco.  Se ne parla in modo abbastanza ampio nella bella guida verde del Touring Club Italiano “Monza e la Brianza”. Notizie ancor più dettagliate si trovano nell’interessante volume di Valeriana Maspero e Carlo Vittone “Il Parco di Monza- Storia del più grande Parco cintato d’Europa”.

Tracce significative di storia dell’arte disseminate fra la natura del Parco.


Edo Melzi


venerdì 3 aprile 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 21: Scoiattolo grigio americano: una mappa alla buona


Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

Il pesante impatto dello scoiattolo grigio americano sulla nostra specie indigena - lo scoiattolo europeo - è arcinoto. La presenza dell'americano è negativa. Come sanno più o meno tutti, il grigio causa la progressiva scomparsa della nostra specie europea. Non solo: in alcune zone della Francia, è stato verificato che la presenza del grigio causa danni agli ambienti boschivi. Per questo, sono sempre in corso campagne di eradicazione della specie americana, che, ricordiamolo, non è giunta qui in maniera spontanea. Ma è stato portato dall'uomo.

Gli esemplari di scoiattolo grigio americano che girano nel nostro Parco, stando ad alcune ricostruzioni, provengono da una villa di Monticello (LC). Dove la solita anima semplice - eufemismo - li ha lasciati in giro. Da lì, in non molto tempo, si sono diffusi, fino a raggiungere il nostro Parco. Gli effetti sono ormai riconoscibili: la specie europea è in sensibile diminuzione.

Quanti sono gli scoiattoli grigi nel Parco? Qualche dato ci sarebbe, ma è in mano ad alcuni tecnici che stan seguendo il problema. 
Nel mio piccolo, ho raccolto qualche osservazione negli anni. Ma senza nessuna sistematicità. Quindi sono dati sempre utili e di qualche interesse ma non molto significativi dal punto di vista scientifico.

La mappa mostra i miei dati. La griglia è formata da quadrati di 1 km l'uno. E' la griglia ufficiale utilizzata dalla piattaforma Ornitho, piattaforma che permette di caricare e condividere osservazioni faunistiche di campo. 
I punti rappresentati sono georeferenziati, vale a dire sono collocati con precisione nel luogo in cui è avvenuta l'osservazione, grazie all'utilizzo sul campo di una specifica applicazione. Si notano due zone di concentrazione dei punti: 
- zona nord: tra parte settentrionale del golf e area del Bosco Bello
- zona sud: area dei Giardini della Villa Reale, un settore presenza classico e arcinoto a tanti frequentatori del Parco


Le prime segnalazioni note per il Parco di Monza risalgono al 19-1-2016, grazie a Francesco "Checco" Ornaghi  da Macherio. Luogo: la zona nord (Bosco Bello).
Mia prima osservazione: 2-4-2018.

Sarebbe carino dar vita a qualche attività più specifica di campo. Ma occorrerebbe la consulenza di qualche esperto studioso di mammiferi. Avrei qualche nome, gente valida, ma attualmente sono spostati su altri lidi. Ci pensiamo.

Non ho, purtroppo, registrazioni di versi dello scoiattolo americano. Classico: le poche volte che ne ho udito i suoni, o non ho fatto in tempo ad estrarre microfono e registratore, o non avevo a disposizione l'armamentario.

alla prossima

Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

giovedì 2 aprile 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 20: Il copricapo fa la differenza


Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

Foto di: Gaetano Nava

In questi giorni di inattività doverosa ma forzata ciò che colpisce è il silenzio: le auto sono quasi completamente scomparse e l’assenza di motori permette di udire altri suoni e di notare altri movimenti. Per non parlare poi della qualità dell’aria, decisamente migliorata! Proprio davanti alla mia abitazione due poderosi cedri del Libano sono frequentatissimi da un gran numero di uccelletti che si danno un gran da fare fra le fronde.

Questa mattina (24-3-2020 n.d.r.), verso le 7, ho notato - col binocolo naturalmente - una coppia di capinere. Questo grazioso uccellino ha un piumaggio uniformemente grigio con cappuccio nero nel maschio e rosso-marrone nella femmina. Si distingue dalla cincia bigia per le dimensioni - la capinera è più grande - ma anche per il fatto che il cappuccio della cincia bigia è più ampio. Inoltre quest’ultima, a differenza della capinera, ha le guance chiare.


La foto mostra una femmina ed è stata scattata ad Agrate Brianza da Gaetano Nava. Un modo per ricordare Gae, che ci ha lasciato anni fa. L'immagine proviene dal sito del CROS Varenna  http://www.crosvarenna.it/ 


Nel Parco è uno degli uccelli più comuni e nel testo “Gli uccelli del parco di Monza” si parla della presenza di almeno decine di coppie. Peraltro il Parco offre a questo volatile tutto ciò di cui necessita. Alberi in quantità ma soprattutto il sottobosco che per la capinera è indispensabile: per nidificare, infatti, preferisce i cespugli e ama i luoghi ombrosi.
Nel giardino della scuola elementare dove ho notato la simpatica coppia cespugli e siepi non mancano: sicuramente luoghi di rifugio per la capinera.

Edo Melzi