Doverosa nota di cronaca: Enrica ha assistito ieri al crudele epilogo di molte lotte fratricide. Uno dei pondinotti della cascina Frutteto è caduto (o è stato spinto da un fratello) giù dal nido. Al termine di un volo di alcuni metri il poveretto, ancora decisamente inetto, ha trovato pronta la gatta che non si è lasciata scappare il facile boccone.
Si potrebbe argomentare sul comportamento dei genitori che, frustrati dall'incertezza tra il tentativo di salvare il piccolo e la consapevolezza di essere potenziali prede a loro volta (e quindi di non poter portare a termine lo svezzamento degli altri piccoli) hanno sostato posati sulla colonna a mezza altezza tra il nido ed il pavimento.
Proprio ieri leggevo, sull'ultimo numero di "Parchi e Riserve" a casa dei suoceri, un interessante articolo di etologia scritto dal prof. Bogliani, che faceva alcune considerazioni sul diverso comportamento dei genitori nei confronti di un predatore in funzione dello "stato di avanzamento" della covata.
Istintivamente, questi sono portati a misurare la loro audacia sull'investimento energetico già profuso e sulle probabilità di portare a buon fine la stagione riproduttiva. In altre parole, un nido con uova appena deposte ed all'inizio della stagione viene abbandonato più facilmente dai genitori davanti al pericolo, perchè tutto sommato lo sforzo fatto è stato modesto, ed è meglio rinunciare ad una difesa "a tutti i costi". Quando la stagione avanza (e quindi c'è meno tempo per fare altre covate) ed i piccoli sono in fase di svezzamento, le energie profuse dai genitori per la loro difesa sono più elevate, ed è sempre più necessario dare il tutto per tutto.
Anche questa è natura...
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