(Immagini realizzate dalle classi partecipanti)
Una volta tanto partirei dal finale, a
dispetto di una mia classica idiosincrasia per conclusioni e punti di arrivo:
per abito mentale, mi trovo sempre a preferire il durante, il procedere e il
divenire.
Ma i ragazzi e le ragazze delle classi
prime SA del Liceo Frisi di Monza meritano questo e altro. E ricevere
complimenti da un ex-zucchino come il sottoscritto non è roba da poco. Gli apprezzamenti per il lavoro svolto vanno naturalmente estesi alle docenti coinvolte, su tutte la coordinatrice del progetto, prof.ssa Manara.
Veniamo al sodo. I lavori svolti da studenti e
studentesse sono roba di sicura qualità. Su tutti, verrebbe da dire, i plastici
della 1A, realizzati in pochissimo tempo e con mezzi recuperati alla buona.
Ma sarebbe far torto alle altri due
classi che han partecipato al progetto svolto da Centro Ecostudi in
collaborazione con l’Ufficio Ecologia del Comune di Monza nel corso di quest’anno
scolastico. Le presentazioni han fatto tutte, indistintamente, la loro porca
figura. Mica solo per finezze e ritocchi grafici. Nossignori: stimolati ad
analizzare con sguardo attento e atteggiamento critico e propositivo la zona
del Laghetto della Valle dei Sospiri, i partecipanti e le partecipanti hanno
prodotto interessanti ipotesi di interventi e dato vita a vivaci dibattiti.
Tra marzo e aprile 2012 l’area suddetta
si è fatta scenario di misurazioni e osservazioni di campo. Obbiettivo:
comporre una fotografia dell’esistente per individuare possibili progetti di
riqualificazione. Dotati di bindella e sezione della CTR (Carta Tecnica
Regionale), i nostri han percorso le sponde del Laghetto e il tratto di Roggia
Pelucca posto a valle dello stesso e riempito dalle sue acque. Le cronache
narrano di misurazioni e altri dati presi con cura ai limiti del maniacale:
profondità, larghezza dell’alveo, presenza di materiali in acqua, andamento
della corrente, situazione delle sponde, condizioni dei manufatti… Gli aspetti
biologici? Rimandati al prossimo anno, essendo il progetto di durata biennale e
non prevedendo il programma didattico delle prime tali argomenti. Il taccuino registra
anche una partecipazione corale, cui nessuno si è sottratto.
L’area di interesse, credo, è
sufficientemente nota a frequentatori e paladini del nostro Parco. Vi si accede
da uno degli ingressi più romantici: il cancelletto delle Grazie Vecchie, luogo
amato da sportivi e non solo. Il Laghetto della Valle dei Sospiri riceve le
acque che escono dal più famoso specchio abitato da cigni e affini, nei
Giardini della Villa Reale. A valle del Laghetto si trova una chiusa che forma
una cascata; qualche ardimentoso ha tentato, con successo, di misurarne la
portata.
L’acqua va così a riempire, per un tratto, una Roggia, la Pelucca: si ha un ecosistema di grande pregio, che ospita la Rana di Lataste, anfibio endemico dell’area padana e ormai confinato in pochi siti. Varrebbe la pena, a proposito, di verificare l’effettiva consistenza della popolazione del Parco, che ha il suo unico luogo di presenza proprio qui. Ma queste sono altre storie.
Sulle mappe (sotto un esempio) vengono
via via riportati i punti di osservazione e misurazione. L’elaborazione dei
dati viene svolta anche attraverso grafici.
Il Laghetto non manca di ispirare
soluzioni curiose e improvvisate per effettuare le misurazioni: lunghi rami
raccattati nella boscaglia permettono di ottenere la profondità dello specchio
d’acqua…
….oppure di valutare la situazione della
Roggia.
L’argine artificiale merita a sua volta
adeguata attenzione.
La fase 2 prevede la stesura di proposte
di intervento. Le annotazione delle tre prime (1A, 1B, 1C) non mancano di
tratti comuni. La sistemazione degli argini e delle sponde, in alcuni punti un
poco malandati, su tutti. Non basta: la discussione verte anche sulla
possibilità di rendere più naturali le rive, spunto sicuramente interessante.
La presenza di qualche rifiuto suscita
lamenti, anche se bottiglie e affini sono invero poca roba. Nasce l’idea di dar
vita a giornate di pulizia dell’area aperte ai cittadini. C’è anche chi si
spinge oltre: organizzare un gruppo di volontari che si prenda a cuore questa
parte del nostro Parco. Non male, non
male.
Molto gettonata la staccionata del
Laghetto, che risente di anagrafe e vicende meteorologiche: tutti sono concordi
sulla necessità di aggiustare i tratti in disordine.
Il dibattito si vivacizza sulla sorte
complessiva del sito. Luogo a vocazione più spiccatamente naturalistica oppure angolo
più marcatamente dedicato a visitatori e a svaghi a carattere culturale e
paesaggistico? La chiosa dello scrivente puntualizza come la prima ipotesi sia
più adeguata alla situazione complessiva del Parco e al valore dell’area. E
occorre, va da sé, fare i conti con le disponibilità finanziarie.
Andando nel dettaglio, si discute anche
di possibili misure che vadano a toccare alcuni aspetti idraulici: accelerare
la corrente o lasciare la situazione attuale? La presenza di importanti
emergenze faunistiche (vedi sopra) fa propendere, nota sempre dello scrivente, per
un mantenimento dello status quo, ma è giusto registrare come qualcuno
suggerisca di far correre maggiormente le acque nella Roggia per garantire una
più adeguata ossigenazione ed evitare l’accumulo di detriti.
C’è anche chi si spinge oltre e vorrebbe
il recupero della piccola chiusa posta sulla riva della Pelucca, per portare
acqua al vicino prato. L’ipotesi ha, al momento, poca possibilità di attuazione
– destinare fondi al progetto significa dirottarli da altre situazioni di
maggiore urgenza e aumentare le portate in gioco ha ulteriore incidenza
economica – ma non manca di fascino.
La chiusura è dedicata ancora ai
plastici della 1A. L’appuntamento è per il prossimo anno scolastico, quando le
attività saranno dedicate ad aspetti biologici. Con i ringraziamenti d'obbligo per docenti e alunni/e.
Matteo Barattieri
Un lavoro interessante e creativo, dotato di adeguato valore scientifico.
RispondiEliminaE' la riprova che, se adeguatamente stimolati e accompagnati, gli studenti sanno produrre attività e proposte di indubbia qualità.
Il fatto che l'area esaminata sia la nicchia ecologica di quello straordinario anfibio che è la rana di Lataste, rende quanto prodotto dai ragazzi ancor più significativo.
Complimenti!