domenica 10 giugno 2012

Gli storni nel bambù - aprile 2012


Ormai un classico, durante le uscite notturne al Parco, negli anni. Eh sì, tra Notti della Civetta e affini, siamo passati diverse volte dal Laghetto della Villa Reale. Lungo la sponda rivolta verso la Torretta c’è una corta fascia a bambù. Ogni volta, passandoci vicino, il canneto prende  vita; si anima di rumori di ali, che sbattono tra le fronde. In alcune occasioni, quando questa fascia di vegetazione era appena più folta, l’intero gruppo di piante si muoveva ondeggiando, come un piccolo mare verde. Cosa ci sarà lì dentro? La domanda è ovvia conseguenza: curiosamente, si udivano solo rumori di ali; nessun verso. Non di rado, sagome scure sono apparse dal folto, ma al buio. Saran mica loro? La forma ricorda quella del merlo, ma questa specie non ha l’abitudine di radunarsi in dormitori notturni. Quest’ultima espressione indica un fenomeno comune a molte specie di uccelli: radunarsi per la notte assolve più funzioni: protezione e difesa da freddo e da eventuali nemici, possibilità di scambiarsi informazioni.
Torniamo al nostro canneto e ai suoi frequentatori notturni. L’ipotesi più probabile è che siano loro: gli storni. Occorre verifica. Una sera d’aprile mi porto in zona, a ridosso del tramonto. Crepuscolo, alba: due momenti della giornata in cui gli uccelli sono particolarmente attivi: canti e richiami riempiono l’aria. E si sentono: merli, capinere, picchi; dal Laghetto, paperame vario.
Mancano loro: i frequentatori notturni del bambù. Intorno alle 19.15 – ora solare, ovviamente, in natura l’ora legale non esiste – si odono i primi suoni dei nostri protagonisti. Si avvicinano al piccolo canneto, senza ancora addentrarvisi. Quando si inoltrano nel fitto del bambù, lo fanno piombando dall’alto: la prudenza non è mai troppa.
I richiami sono inconfondibili: sono loro, gli storni. La foto, di Edoardo Viganò, ne mostra uno, con le picchiettature tipiche dell’abito invernale.


Il 26 aprile provo ad effettuare qualche registrazione, durante una delle uscite notturne, protagonista una delle classi terze dell’Oggioni di Villasanta. Il risultato non è malvagio.

Certo, lo sbattere d’ali non manca di inquietare. Un orecchio attento può cogliere anche qualche brevissimo richiamo.

Matteo Barattieri

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