Domenica
24 novembre 2013. Nel primo pomeriggio mi chiama l’Antonella Galbiati. Caspita,
non sapevo avesse il mio numero di cellulare.
“Sei a
casa?”. Alla mia risposta affermativa, mi domanda se sto guardando il cielo.
Capisco che negli ultimi tempi vedere una bava di sole possa essere una notizia,
ma chiamarmi per dirmi di affacciarmi alla finestra suona decisamente eccentrico.
Non è che le intemperie autunnali hanno prodotto qualche scompenso alla nostra
concittadina? Niente di tutto questo, la signora – per gli amici Anta – gode,
per il momento, ancora di pieno equilibrio psichico. Anzi, sempre attenta a
quanto la circonda, l’Antonella mi segnala uno spettacolare assembramento di
volatili in quel di San Biagio, in via Volta per la precisione. “Sono storni,
credo”, afferma con buona sicurezza. Corretto, non può che trattarsi di questa
specie, visti contesto e periodo. Attratta dal fracasso come solo questi
pennuti sanno fare, ha potuto assistere alle loro evoluzioni. Tra la gru di un
cantiere e i tetti delle case.
Naturalisti?
Gente che conta, gente che censisce: per usare topos tra i più abusati.
Sto mica lì a chiedere troppe descrizioni o ad indugiare sulle emozioni della
fanciulla. Quanti saranno, chiedo, allontanando qualsivoglia conato di poesia. “Qualche
centinaio?” – approfondisco – “Se sono solo alcune centinaia, non si tratta di
un numero poi così eccezionale, anche se è comunque interessante”. Dalla tarda
estate fino al termine della stagione invernale, gli storni si radunano in
gruppi anche molto consistenti: da alcune decine fino a parecchie migliaia o,
anche, decine di migliaia. I cieli delle aree urbane possono anche riempirsi in
modo spettacolare. Ottime occasioni per ornito(fili) e belle opportunità per i
fotografi.
L’Anta
ha anche scattato qualche istantanea e promette di inviarle quanto prima.
Già intenzionato
a fare una puntata in zona Taboga e dintorni – per gli alloctoni, il Taboga è
un tratto di Lambro in quel di Biassono, il nome deriva dalla somiglianza con
uno scivolo –, faccio anche una tappa in via Volta, proprio vicino alla scuola
che mi vide alunno. Gli storni ormai sono spariti, a parte qualche unità. Si
sono spostati verso il Rondò, spiega l’Antonella.
Anche il
breve giro a Biassono non è foriero di particolari osservazioni: solo qualche
fringuello. Non c’è più la piantagione a girasoli che negli scorsi inverni forniva risorse alimentari per migratori e svernanti. Un paio
di cormorani arrivano al loro vicino dormitorio, proprio a ridosso del fiume: le avanguardie di un gruppetto che passa qui le notti nel periodo invernale.
Bando alle
divagazioni. Sullo schermo del pc appaiono le foto. Ottimo strumento per
effettuare un conteggio; con pazienza cerco ogni punto scuro sulle istantanee.
Il risultato finale parla di circa 3200 individui. Numero non da poco,
soprattutto per le nostre lande: un dato di sicuro interesse, meritevole di una
citazione almeno nel prossimo annuario del CROS (Centro Ricerche Ornitologiche
Scanagatta http://crosvarenna.blogspot.it/), e un quarto d’ora wharoliano per la sempre gentile
Antonella. Ringraziarla è il minimo,
invitarla ad inviare altre segnalazioni automatico.
Il comportamento
gregario degli storni non sorprenda il profano. Si tratta di strategie che
caratterizzano non poche specie. Serve, eccome, radunarsi: miglior difesa da
eventuali predatori, possibilità di scaldarsi a vicenda nel periodo freddo... Non
solo: nei dormitori notturni, i pennuti si scambiano anche preziose
informazioni.
Matteo Barattieri
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