mercoledì 24 dicembre 2008

18 dicembre 2008 Nel bosco bagnato – Lungo la Pelucca piena d’acqua


Esistono ambienti che più di altri affascinano tanto l’animo del naturalista quanto quello del poeta, figure in realtà molto meno distanti di quanto non si creda. “Le pagine del Lorenz (il famoso etologo n.d.r.) sono pura letteratura…”, così una mia professoressa degli anni liceali, una che viveva di Dante, e che del sommo autore ci rendeva tutti appassionati in tempi in cui seguire le letture della Divina Commedia era moda ancora là da venire. Ambienti che toccano sensibilità diverse, si diceva. Tra essi, il bosco bagnato, anzi immerso nell’acqua occupa ruolo di primo piano. In occasione di piogge persistenti o, va da sé, torrenziali alcuni boschi del nostro Parco vengono invasi dall’acqua. Come rinunciare a cotanta visione? Ritagliata un’oretta, faccio una puntata alla ricerca di immagini e scenari.

La Roggia Molinara, attraversata la Cascina Molini di San Giorgio, rientra nel Lambro. Nell’ultimo tratto incontra una derivazione dal Lambro, un segmento di canale il cui letto è normalmente asciutto. Questo segmento viene invaso dal fiume quando piove abbondantemente e va curiosamente ad alimentare la Molinara. Si viene così a formare una sorta di lanca improvvisata, che fa viaggiare la fantasia verso lande quali il Parco del Ticino. È verso questa parte di Parco che dirigo il mio interesse. il sottobosco è immerso in un velo d’acqua.

Pioggia, umidità: l’uomo della strada le associa, da riflesso condizionato, a repentina crescita di funghi. Su un platano sono spuntati bei corpi fruttiferi: quando si arriva a questo stadio, ci dicono i forestali, per la pianta c’è poco o niente da fare; le ife del parassita all’interno del tronco hanno ormai invaso irrimediabilmente il legno.

Vado a memoria, non mi sembra di aver visto in tempi recenti questi funghi; devono essere sbucati giusto in questi giorni. Me lo conferma una pattuglia di Guardie Ecologiche Volontarie – GEV, secondo comodo acronimo –, che dedica un breve sopralluogo al malcapitato platano.

S’hemm da fach: è la legge della natura, bellezza. La pianta è anche segnata con apposita vernice: a breve capitolerà sotto le motoseghe.

Mi muovo lungo il segmento di canale di cui sopra. In questo punto si immette nella Molinara.

Nella fanghiglia depositata ai bordi, qualche gallinella ha lasciato le proprie orme.

I simpatici volatili fanno la spola, come da osservazioni di impronte in caso di spazzolate di neve, tra il prato della Cascina Mulini di San Giorgio e il vicino Lambro, proprio a ridosso della Molinara.

È da qui che parte l’acqua del Lambro per andare poi a riversarsi nella Molinara.

Alcuni sacchi di sabbia attenuano la forza della corrente, a protezione del letto.


La massa liquida rientrerà poi nel fiume. Il tutto viene buono per attenuare l’intensità delle piene. L’immissione della Molinara nel vecchio Lambro avviene attraverso una tubatura. Non tutta l’acqua però riesce a passare: una frazione invade, ebbene sì, il bosco, rallentando la propria forza.




Termine tecnico parlerebbe di laminazione di piena. Per evitare che l’acqua permanga troppo nel bosco, la sponda del fiume è stata rotta.

Poco lontano da qui, il paesaggio era un tempo impreziosito dalla Roggia Pelucca, uno dei pochi esempi di fontanile a nord della Bassa Pianura. L’origine dei fontanili rimonta all’XI-XII secolo. Probabilmente, furono inizialmente scavati con l’intento di bonificare le aree paludose e acquitrinose e in seguito vennero sfruttati per scopi agricoli, divenendo così caratteristici elementi del paesaggio padano, soprattutto lombardo. Il fontanile ha una struttura molto semplice: si compone di una testa a forma grosso modo circolare dalla quale si diparte un canale, l’asta. Nella zona della testa vengono infisse le cosiddette botti, delle strutture cave in legno a forma, appunto, di botte che favoriscono la fuoriuscita dell’acqua dal terreno, sfruttando falde in cui l’acqua è in pressione. Le botti possono anche essere fatte in cemento, oppure possono essere realizzate utilizzando tubi in ferro.

Oggi, il sistema della Pelucca – la prima porzione è tutta all’interno del campo da golf – è costituito da un'asta principale che parte dalla testa più grande e che incontra, un’asta secondaria proveniente da una testa più piccola. Un tempo c'era una terza testa: venne interrata e sostituita da un laghetto che abbelliva il campo da golf, successivamente, a cavallo tra gli anni '80 e i '90, a sua volta interrato. Il sistema è in realtà da tempo inattivo per l'assenza di qualsiasi forma di gestione; col tempo i fontanili tendono ad interrarsi. Il golf non ha mostrato negli anni alcun interesse per questo prezioso monumento della nostra storia.

Negli ultimi anni tuttavia non sono mancate le sorprese. In occasione di piogge consistenti la Pelucca ha ripreso a buttare acqua: è accaduto nel corso degli inverni 1993-'94, 1996-'97, 2000-'01, 2002-'03, e nel 2002 – in precedenza l'ultimo evento si era avuto nel 1976. In questi casi il serbatoio sotterraneo di alimentazione si riempie talmente da traboccare; l'acqua arriva a percorrere più o meno lunghi tratti nel letto della Roggia. Stai a vedere che quest’anno….

Le due aste sono piene d’acqua, che scorre, nel disinteresse dei più.

Qui l’asta principale.

Qui il ramo secondario (a destra nella foto) si immette nel principale.


Un progetto, coordinato e realizzato dalla Cooperativa REA, aveva cominciato delle operazioni di recupero del manufatto. Purtroppo non si prospettano tempi favorevoli: non sono previsti finanziamenti per proseguire e completare l’opera.

Nel letto ci sono dei tubi, posti curiosamente lungo l’asta. Ma questa è un’altra storia…

L’acqua non supera la Fasanera (attuale ristorante). A poco a poco si asciugherà tutto, la Pelucca assumerà aspetto più usuale.

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