sabato 18 dicembre 2021

Rari nantes ai rastrelli: una mattinata pro ippocastani e un ricordo di una grande sciacquapiatti

FOTO DI MARIO MAINO

 "Devo dirti una cosa", esordisce la Mariagrazia Fragiacomo. Correva la seconda metà dei '90. Ci ha lasciati qualche anno fa la Mariagrazia, grande e mai a sufficienza rimpianta attivista a tutto tondo. La trovavi darsi da fare in tanti contesti, dai diritti dei più deboli alla pace nel mondo. E, va da sé, per il nostro Parco, al quale ha dedicato una parte importante della sua bellissima esistenza, tanto da esserne (come lo scrivente) fondatrice ed inossidabile, appunto, attivista.
Il tono con il quale mi si rivolse la nostra - della cui amicizia durata decenni vado orgoglioso - non era dei più beneaguranti. "ahi...emergenza in vista", penso in un amen.


La Mariagrazia aveva notato che le foglie degli ippocastani del Parco erano con buona probabilità affette da una patologia. La nostra sciacquapiatti - così amava autodefinirsi, con una umiltà che spesso accompagna quelli che grandi lo sono per davvero - era sempre ben documentata. 

Cameraria ohridella: questa la diagnosi finale, cui arrivammo per merito della summenzionata, usando tanto di stereomicroscopio messo a disposizione dal sottoscritto. All'oculare, i bruchi della farfallina si vedevano molto bene. La Cameraria è di provenienza balcanica - ohridella viene dal Lago Ohrid, appunto - e proprio in quel periodo si stava diffondendo, per mano involontaria dell'uomo, anche verso nord, fino ad arrivare, oltre che nell'area padana, anche in Baviera. 
Attacca le foglie dell'ippocastano, nelle quali depone le uova. Il bruco, una volta uscito, mangia il tessuto della foglia. Risultato: le foglie si seccano molto prima del tempo, in piena estate. Ne consegue un danno per la pianta, danno soprattutto estetico.

Al Ponte dei Bertoli, oggi 18 dicembre 2021, arriviamo più o meno tutti puntuali. Il Mario Maino ha già dispiegato gli attrezzi, recuperati con qualche acrobazia e grazie ad una preziosa rete in settimana. Rastrelli e affini, appoggiati in corrispondenza della balaustra del Ponte.

Come scoprì la sciacquapiatti, raccogliere in inverno le foglie di ippocastano è buona misura per contenere il parassita: la femmina, odiata dai giardinieri, sverna proprio in mezzo al fogliame a terra. Si era attivata a tutto tondo, la sciacquapiatti, fino a contattare un centro specializzato in fitopatologie, con sede a Trieste. Lì, la Mariagrazia giocava in casa, da triestina attaccatissima all'alabarda.

Si riempiono i primi sacchi. "...raccolgono le foglie perchè attirano dei parassiti...", a parlare è una signora rivolta alla compagna di escursione anzi di nordic walking, le due di passaggio in quel dei Bertoli. Imprecisa dal punto di vista strettamente scientifico, la signora, ma le sue parole musica per le nostre orecchie: nel bailamme di informazioni che permeano il globo, c'è anche spazio per voci del capitolo Natura.


Non è la prima volta per noi del Comitato Parco: già nel passato - lustri fa - avevamo dato vita a questa raccolta. 
Dovremmo dar fuoco al materiale raccolto, neanche pensabile. Ci viene in aiuto il letamaio della vicina azienda Colosio. 


Il deposito di materiale della Cascina viene abbellito, sorta di festone sui generis, dalla massa tirata su a colpi di rastrello. Oltre alle foglie di ippocastano, finiscono dentro anche quelle di altre essenze. Impensabile, ovvio, fare una selezione. Avremmo dovuto svolgere questa iniziativa qualche settimana fa, per poter effettuare la raccolta in modo più proficuo: le foglie di ippocastano sono state coperte da quelle, più spesse, dei platani. Ma ci sono stati ritardi dovuti alla trafila che dobbiamo seguire col Consorzio. Consorzio che va ringraziato per la collaborazione.

L'area coperta non è vasta ma siamo pur sempre in una dozzina. Rari nantes, appunto, ma molto motivati. Il clangore dei rastrelli e i passi sul ghiaccio fan da colonna sonora, in questa parte del Parco. Altre zone ospitano ippocastani: sarà per future occasioni, mentre i viaggi coi sacchi procedono senza soluzione di continuità. 

Riporto uno degli attrezzi alla Cascina San Fedele. Proprio lì fuori, troneggiano, come sappiamo, un po' di alberi di ippocastano. Ne guardo la chioma, con il tipico profilo a onda dei rami. Verrebbe voglia di dar di rastrello. Da lassù, sicuro, la sciacquapiatti guarda compiaciuta.

Matteo Barattieri

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