Quante sono le civette al Parco? Tradizione – e alcuni dati raccolti sul campo dal sottoscritto – vuole che il Parco non sia luogo congeniale alla nostra: troppi boschi, poche aree con caratteri propriamente agricoli, la presenza dell’allocco, foriera di pericoli per il piccolo rapace notturno.
La civetta (a fianco una bella immagine del bravissimo Edoardo Viganò da Villasanta) non ama gli ambienti forestali troppo estesi, gradisce invece contesti agricoli con spazi aperti dove potersi procurare il cibo. Questo ultimo tipo di ecosistemi, in realtà, non è assente nel Parco, ma si tratta per lo più di prati e ampie radure. Mancano inoltre quasi del tutto staccionate e affini, elementi del paesaggio preziosi per l’animale, che può utilizzarli come posatoi per procurarsi il cibo. Ottimali sono i terreni coltivati in modo estensivo, ma anche giardini e parchi urbani non sono disdegnati. E qui sta il punto: a pensarci bene, le condizioni non sarebbero poi così tremende per la nostra.
Molto fastidiosa è la presenza dell’allocco, che ha qui una densità di popolazione elevata, primato per l’Italia e eguagliata solo da alcune aree forestali situate in Polonia e al confine tra Belgio e Francia. L’allocco è più forte e, ciliegina sulla torta, non disprezza la civetta quale preda. Un’indagine seria sulla civetta nel nostro Parco, va detto, non è mai stata tentata. C’è qualche dato – opera del sottoscritto e di Massimo Favaron – relativo a ormai 4 anni or sono. Le nostre osservazioni confermavano le tradizionali roccaforti della civetta: Cascina Fontana, Molino del Cantone e Giardini della Villa (area del Laghetto). In buona sostanza, non si andrebbe oltre le 2-3 coppie: poca roba, insomma.
Ci vorrebbe però uno studio ad hoc. L’occasione è offerta dal progetto che come Fauna Viva abbiamo lanciato quest’anno: un’indagine sulla civetta in Provincia di Milano. Referente è il grande Gianpiero Calvi, ma anche il sottoscritto è nel, disemm inscì, comitato che coordina le operazioni. Sul sito di Fauna Viva trovate tutte le informazioni necessarie: http://www.faunaviva.it/.
Lo studio vuole coprire la Provincia di Milano, utilizzando la metodologia da qualche anno ideata, e sperimentata con successo, nelle Fiandre da Dries van Nieuwenhuyse e i suoi collaboratori. L’amico Dries, uno dei più grandi esperti mondiali del simpatico rapace notturno, ha apportato delle correzioni ai metodi di studio fin qui utilizzati: il territorio viene diviso in quadrati di 500 metri di lato, 16 quadrati formano una unità di rilevamento. Al centro di ogni quadrato è posto il punto di ascolto, da lì si manda secondo una sequenza ben definita la registrazione del richiamo dell’animale e si aspettano le reazioni delle civette. Il lavoro va effettuato in questo periodo, da metà marzo fino all’inizio di maggio: è la fase dell’anno in cui le civette sono molto vocifere. Si parte, va da sé, dopo il tramonto. Ulteriori particolari si possono leggere sul sito di Fauna Viva: lì troverete metodologia, la registrazione del richiamo (mp3), le carte per rilevare con i quadrati già individuati e, ovviamente, la scheda da compilare durante le uscite.
(foto: Alberto Confalonieri)
Purtroppo siamo in pochi a dividerci un territorio mica piccolo. Non è tutto: per fare un’unità (16 punti di ascolto) occorrono due sere consecutive. Se piove, si marca visita. Tenuto conto del periodo disponibile molto stretto, è dura riuscire a coprire tutto il territorio previsto. Bisogna scegliere dunque; vuoi non fare il Parco? Il territorio del Parco è distribuito su più unità di rilevamento. Poco male: ciò significa lavorare anche su aree limitrofe e dunque avere una visione più completa della situazione.
Ma veniamo alle nostre uscite. Battiamo il Parco, io e Alberto Confalonieri, per la prima volta la sera del 31 marzo 2008. Prima tappa è Villa Mirabello, proprio sul piazzale. Risponde una civetta, dal pratone dell’ex-ippodromo, da lontano. Non passa molto e le fa eco un altro esemplare, dal retro di Villa Mirabello, ovvero poco lontano dal Molino del Cantone (vedi sopra). All’incrocio tra Viale Mirabello e Viale di Vedano ci arriva un’altra risposta. Non cominciamo male, quindi; anzi, il tutto non manca di sorprenderci. Eh, il bello deve ancora venire.
Non manca la voce dell’allocco, che fa sentire più volte la sua presenza: re delle notti al Parco. Proseguendo sul Viale Mirabello, viaggiamo in area autodromo; al Prato del Roccolo becchiamo la quarta civetta della serata. Nell’area del golf, a poca distanza dalla direzione – “club house” la ciaman, con ridicola e pacchiana anglofilia – ne succedono di tutti i colori: tre civette, in contemporanea! Ormai ci accorgiamo che la storia del piccolo rapace è tutta da riscrivere: pochi punti di ascolto e siamo già ad almeno 5 esemplari.
Tra la Pineta e Molini Asciutti, altre due finiscono sulla scheda di campo. C’è anche l’allocco ad animare il concerto. Delle due l’una – è la nostra conclusione –: o le civette del Parco sono delle eroine, sprezzanti di qualsivoglia periglio, o sono votate al suicidio. Cantare con l’allocco a pochi ghelli di distanza significa rischiare di caderne preda.
Il bilancio della serata parla di 10 risposte. In più di una occasione si può trattare dello stesso esemplare, in ogni caso le civette censite saranno almeno 7-8. Un risultato di grande interesse, e una sorpresa non da poco. L’1 aprile gli entusiasmi subiranno un deciso raffreddamento. Percorriamo il territorio di Villasanta, risultato: niente da segnalare.
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