mercoledì 4 novembre 2020

Tutti pazzi per gli aironi guardabuoi

Il marasma più totale contraddistingue la mia abitazione, tra scatole che contengono di tutto - da reagenti chimici a reperti naturalistici, da apparecchi per fare il vuoto a pezzi da ferramenta, da supercalamite a filtri per raggi solari -, cumuli di libri e documenti, contenitori di tutte le fogge. Un ammasso di ciarpame, raccolto in forma compulsiva. Roba che fornirebbe materiale per tesi in psichiatria o che, in alternativa, manderebbe in analisi fior di studiosi del cervello umano. 

La premessa parrebbe totalmente fuori tema. Minga tropp. In giro, avrei una bella collezione di penne di airone guardabuoi. Cercarla sarebbe arduo cimento. Ci proverò. Anche se, date le scadenti (eufemismo) capacità grafiche del sottoscritto, si presentano da schifo: attaccate su fogli, alla buona. La classificazione - le penne principali hanno una numerazione definita e codificata; per le altre penne e piume inserisco sui fogli indicazioni sulla localizzazione precisa - sarebbe anche accurata, ma la resa per il potenziale interlocutore invero pietosa. Insomma: l'alunno si applica ma è davvero scarso. 


Sul campo, intanto, i nostri guardabuoi si fanno valere. Oggi, 4 novembre, Egidio Papini segnala almeno una cinquantina di esemplari. Ma il nostro Egidio ha fatto giusto una stima alla buona. Più preciso è il Marco Casati, uno degli invero pochi membri della tribù del binocolo monsciasca. Il 2 novembre, Marco segnala ben 147 guardabuoi, sul prato dell'ex-ippodromo (o Prato del Mirabello). 

All'appello non poteva mancare una delle nostre sentinelle sul Parco. La sempre bravissima Carola Besana. Farebbe Lalla per gli amici, ma Carola è nome troppo bello per declinarlo in diminutivo. Carola (o Lalla) è sul campo il 2 novembre, a sua volta. Obbiettivo, anche per lei, cercare i guardabuoi: quando si dice stare sulla notizia o al passo coi tempi. E li trova, la nostra. Posati sul citato prato dell'ex-ippodromo e, anche, sul prato a nord della Casalta, dove c'è un curioso abbeveratoio, memoria di un passato agricolo mica poi tanto lontano. La foto qui sotto è sua.


Rimangono le penne. Dai, un giorno le tiro fuori. Col pensiero che l'attuale entropia della mia abitazione potrebbe essere su livelli peggiori. Un incendio nel 1987 si era portato via tutto, facendo tabula rasa di qualche lustro di vita. Ma queste sono altre storie.

Matteo Barattieri

Comitato Parco di Monza

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