domenica 5 settembre 2021

Autodromo no: alcune (ottime) ragioni per dirlo

 



Ad ogni gran premio monzese, puntuale la discussione, da bar ma neanche troppo. E allora: le mani nel piatto. Con un presupposto, sincero e sentito come pochi: lo scrivente è di parte, e dalla parte del Parco, e contro (va da sè) il circuito in oggetto.

Un ospite sgradito 1: tra passato e presente
Ospite: così va definito l'impianto. Un impianto inserito in maniera improvvida e sconsiderata in una epoca nella quale la tutela del territorio e la sensibilità verso i beni culturali ed ambientali non erano ancora nella mente dei più. Oggi, siamo - abbastanza? - sicuri, nessuno stravolgerebbe un Parco storico per inserirvi un circuito motoristico. Già, la realizzazione ha bruttato in maniera catastrofica un complesso monumentale di valore mondiale, cancellando boschi, prati, viali, prospettive... Dice: ormai è presente, lasciamolo. E altri chiosano spesso: quella parte di Parco ormai è stata modificata, lasciamola così come è. Uno dei nodi è proprio questo. L'autodromo non è un corpo cristallizzato nel tempo ed immoto. Nossignori: per sua stessa natura è soggetto a ripetuti interventi ed operazioni di modifica. Lavori che comportano spesso e volentieri ulteriori sacrifici, in termini di aree verdi e non solo, per il nostro Parco. E' uno dei nodi principali delle tante nostre (come Comitato Parco) battaglie. Il circuito si comporta come un ente pronto a consumare il nostro gioiello verde, anche su richieste dei dirigenti del sport motoristico internazionale. Questi ultimi sanno benissimo che il circuito si trova in una area protetta, e si valgono di questo aspetto per dar vita ad un classico: o modifichi l'impianto o ti tolgo il gran premio. Il tutto con l'obbiettivo, malcelato, di succhiare quanti più soldi ad Aci/SIAS (gestori dell'autodromo e concessionari del gran premio italiano).

Un ospite sgradito 2: il futuro
Il (si fa per dire) dettaglio è stato più volte segnalato ma sembra sfugga ai più. L'attuale contratto di concessione il circuito - che, va ricordato, è di proprietà pubblica - che lega Aci-SIAS e Consorzio Parco e Villa Reale contiene un punto decisamente pericoloso. Aci-SIAS potrà chiudere l'area del circuito al pubblico per gran parte dell'anno, lasciando l'accesso ai cittadini solo per pochi giorni. L'obbiettivo è stato dichiarato più volte, ed è nelle previsioni da tempo: l'autodromo deve divenire una area per eventi di vario tipo. I prati storici (Gerascia e Roccolo) sono destinati a sparire e ad ospitare manifestazioni quali il Motor Show, in agenda già nel 2020 ma fin qui non effettuato per la pandemia. 
Ad oggi, Aci-SIAS non ha in realtà chiuso l'autodromo per motivi intuibili: costerebbe soldi per sorveglianza e affini. Se dovesse partire la macchina sopra indicata (la trasformazione di questa parte di Parco in una sorta di Disneyland), state pur sicuri che ci scorderemo di poter accedere a, in buona sostanza, metà Parco, se comprendiamo anche il golf.
Ecco un altro dei nodi delle nostre campagne anti-autodromo.

Per un pugno (a malapena) di dollari
Dice: ma l'autodromo porta soldi e prestigio. Sul prestigio, niente da eccepire: un poco di notorietà non guasta ad un territorio. E i soldi? Negli anni, se ne sono lette di tutti i colori. Ci sono stati diversi tentativi di stimare le ricadute ovvero l'indotto legato al gran premio. Le ultime stime sono partite da presupposti poco credibili: si è applicato un modello calibrato per la settimana della moda di Milano. In realtà, l'indotto è tuttora da dimostrare. Si dice: gli alberghi guadagnano, eccome. Quali alberghi? Il nostro territorio non ha certo una industria della ricettività così sviluppata. Del resto, se, nonostante la gara, non si è sviluppata una vera e propria industria alberghiera, questo vorrà dire qualcosa. Un convegno da 200 iscritti riempirebbe le camere delle strutture monzesi. 
Un paio di punti. Stando ai numeri, le punte di presenze in alberghi e pensioni del Monzese si hanno, se non erro, in ottobre. Giova ricordare come Riga - esponente dei commercianti monzesi, non un attivista di Greenpeace - in una intervista sulla stampa locale, dichiarava un paio di anni fa che la settimana del gran premio costituisce un danno per il commercio locale: la gente non va in centro Monza, per motivi intuibili.
In realtà, il giro di affari passa ben lontano dal nostro territorio. A guadagnare sono altri soggetti, non certo i monzesi o i brianzoli. Persino le bancarelle che vendono materiale vario (tra cappellini, magliette e affini) non sono gestite da indigeni. Ma il grosso è costituito dal fiume di denaro che gira tra i dirigenti della Formula 1 e lascia le briciole su Monza; anzi, chiede notevoli esborsi per i diritti. 
Lo stesso autodromo coi suoi bilanci in rosso non naviga in acque così gradevoli. 
E ancora. In realtà, la gara costituisce un peso per le casse pubbliche. Dalla Regione arriveranno tanti euro: in 4 anni, ben 20 milioni. E' lo sport moderno, bellezza: si assiste a Monza alle stesse situazioni che, purtroppo, accompagnano i grandi eventi. Mondiali ed Olimpiadi rappresentano un peso ed un danno per i paesi ospitanti, costretti a pesanti esborsi. I recenti giochi olimpici giapponesi non han fatto eccezione. Ci si chiede se questa deriva ormai insostenibile potrà andare avanti ancora tanto. 
Di più. Aci-SIAS ad intervalli più o meno regolari, misurabili in termini di alcune settimane, continua ad uscire con richieste di soldi - 90-100 milioni di euro - al governo centrale. Per una serie di interventi sul circuito. Dalla stampa, trapela solo parte dell'intero progetto. Altri fondi pubblici. E nuovi pesanti sacrifici per il Parco, facile da prevedere. Ci si chiede se il gioco vale la candela, ricordando che il gran premio potrebbe lasciare Monza in qualsiasi momento. Andate a leggere il contratto tra Aci-SIAS e Liberty Media (ente che gestisce il circo della F1): si parla di gran premio di Italia non di Monza. Se altri lidi fossero più favorevoli (Imola, Mugello...), la gara tanto amata da parecchi lascerebbe la nostra città. Insomma: tanti investimenti pubblici perennemente a rischio.

Abbassa il volume, per favore 
Inquinamento acustico: una piaga che tormenta i frequentatori del Parco e gli abitanti delle zone limitrofe al circuito ormai da lustri. L'obiezione è un classico: non bisognava costruire (e nemmeno comprare) case e simili vicino all'impianto. In realtà, è il contrario. Abitazioni e affini esistevano già, quando, alla fine degli anni '80, l'attività motoristica a Monza ha avuto un forte incremento; gli svizzeri avevano deciso che, da loro, non si corre più in macchina. E' da allora che, appunto, il fracasso dei motori ha cominciato a tormentare i timpani.


Te la do io una città più viva
Concludiamo con un classico. In non pochi a dire: Monza è morta durante tutto l'anno ed è viva solo nei giorni del gran premio. A parte che questa vivacità si riduce alla presenza di qualche bancarella in centro e poco altro: roba che interessa a pochi. Ma è la filosofia che sta dietro l'affermazione sopra riportata ad essere malcalibrata. il grande evento di breve durata non può essere considerato come essenziale per la vitalità di un territorio. Soprattutto, poi, in questo caso, ovvero per una manifestazione che viene calata su Monza ma non è espressione diretta della comunità.
Nossignori: la vivacità di un territorio si misura in altri termini. Si misura sulla partecipazione dei cittadini, sulla loro capacità di contribuire nel quotidiano e negli ambiti più disparati alla vita pubblica, sui fermenti culturali, sui tanti (magari piccoli) appuntamenti che riempiono l'agenda annuale e che sono espressione diretta della cittadinanza. E - perchè no? - sull'interesse per la difesa e la valorizzazione dei propri beni culturali ed ambientali.

Matteo Barattieri

1 commento:

  1. Concordo in pieno! Monza è per gran parte dell'anno una "bella addormentata"! Si sveglia solo nei giorni del Gran Premio, ma è un risveglio effimero, quasi forzato, che si riduce ad autoveicoli esposti ovunque! Manca solo che li piazzino nelle camere da letto dei cittadini!!! Per il resto il nulla o quasi a meno che non siano le associazioni a movimentare la modesta offerta culturale cittadina! Peccato, perchè la città ha molto da offrire ed è interessante sotto vari aspetti...
    Edo

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