FOTO: MARIO MAINO
22 dicembre 2020
La scoperta risale a due giorni prima: roba che scatena il mondo del binocolo.
Marco Sozzi da Milano trova un luì scuro Phylloscopus fuscatus in quel del Lago di Olginate, sponda di Calolziocorte.
Il piccolo volatile abita regioni remote: dalla Siberia alla Cina. Per svernare, utilizza normalmente quartieri collocati nel sud-est asiatico.
Ma gli uccelli, si dice, hanno le ali: vanno quindi, conseguenza inevitabile, dove vogliono, più o meno. Correnti sbarazzine possono fare deviare anche i migratori più tradizionalisti verso luoghi altri.
Il citato luì scuro non è da meno. In Europa, si registrano da sempre osservazioni della specie. Pochi, ma si registrano. Anche in Italia, ma i numeri sono molto contenuti: Dal 1950 al 2010, solo 5 osservazioni confermate da speciali commissioni dedicate alle rarità.
Nell'ultimo decennio, le osservazioni sono state di più: 14, stando alla banca dati di Ornitho. Un aumento delle presenze? Forse, più gente in giro dotata di specola e equipaggiamento tecnico sempre più sofisticato: il tutto abbinato a conoscenze ed esperienza in materia via via più affinate.
In questo finale del 2020, abbiamo 4 segnalazioni per l'Italia. Da accidentale (ovvero molto molto occasionale) la specie potrebbe venire considerata migratrice irregolare per il Bel Paese.
Dice: e questa roba cosa c'entra col Parco di Monza? C'entra, c'entra. Per prima cosa, dalla nostra Monza siamo in due del mucchio selvaggio che frequenta il Parco ad affrontare la trasferta nel Lecchese: oltre al sottoscritto - l'occasione è di quelle da non mancare, e la celebro con una bella pedalata - c'è anche Mario Maino, che ha riscaldato come si deve la digitale. E i risultati si vedono: basta una occhiata alle istantanee.
Ottimo lavoro, come sempre, quello del nostro Mario.
Il martedì 22 dicembre non siamo in tantissimi sulla riva del Lago di Olginate: il giorno prima erano invece in circa una trentina a contendersi le angolazioni più felici.
La postazione è anche molto comoda: chi ha detto che il birdwatching è fatto di sacrifici fisici e di sofferenze atletiche? Il piccolo molo, posto tra il Lavello e la località Pascolo raccoglie una comitiva compostasi spontaneamente e alla spicciolata. Ritrovo il Claudio Crespi: al solito irrequieto, ci lascia dopo non molto tempo. Dalla residenza in quel di Casatenovo, sbuca l'Alfio Sala: si rivivono le nostre avventure in Val della Nava. E via via altri del CROS Varenna, a fare estemporanei onori di casa.
Malnatt d'un luì scuro: si muove basso, tra la vegetazione. Lo vedo quasi subito col binocolo. Ottima cosa: la crocetta sul nome della specie è assicurata per la mia lista personale. Mentre gli altri dan di digitale, monto l'apparecchiatura per registrare i richiami di un volatile piuttosto collaborativo: richiama spesso e volentieri il nostro, e con belle sequenze che pescano dal repertorio classico, come farebbe, per andare sul sicuro, qualsiasi cantante allo scopo di solleticare palato ed orecchie di seguaci incalliti e non solo.
La vicina strada vomita rumori senza soluzione di continuità. "va be', proverò a ripulire le tracce", spiego agli incuriositi, ed improvvisati compari. Mal che vada, rimane un documento storico.
Il piccolo siberiano si muove per salti tra i rami e non usa svolazzi e simili. Non di rado, è sul terreno. Tutti aspetti che lo caratterizzano rispetto ad altri componenti del gruppo dei luì; gruppo che offre sempre belle soddisfazioni - e non pochi grattacapi - al mondo del birdwatching.
Il becco sottile del pennuto cerca minuti insetti tra rami, foglie e terreno. La colorazione scura di dorso e ali fa onore al nome del nostro amico.
Qualche registrazione non è venuta male, alla fine. Sottoposta ad appropriate ripuliture, questa fa la sua porca figura.
Questo il sonogramma relativo.
Diradatasi la folla sulla riva, passo anche io a seguire le avventure del pennuto. Il tramonto si avvicina: la sana pedalata di ritorno non è solo felice coronamento della giornata.
Il pensiero va alla nostra landa monsciasca: tenete d'occhio cespugli e simili, soprattutto vicino all'acqua, ragazzi. Chissà che un giorno questa rarità non si faccia viva anche da noi.
E le foto di Mario sono più che ottima guida per il riconoscimento.
Matteo Barattieri
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