lunedì 16 marzo 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 7: Nerone è vissuto invano

Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia

"Brüsen mia i piant in del Parco di Monza", così Giorgio Buizza da Lecco qualche anno fa, nel corso di un incontro pubblico. Il Buizza è un agronomo: ha progettato, negli anni, una serie di interventi sul patrimonio arboreo del nostro Parco. E del Parco è stato anche direttore, per un breve periodo, negli anni '80. Il nostro è anche autore di bei testi sul Parco: i suoi boschi, le sue alberature, e altri aspetti del mondo vegetale.

Rimane però la questione. Il Parco è a rischio di incendi boschivi? Va fatta una analisi. Nella nostra regione gli incendi boschivi hanno alcuni caratteri specifici. Tendono a partire e a propagarsi nelle zone del sottobosco. Altro aspetto: il periodo di maggiore allerta non è - come molti potrebbero pensare - quello estivo. Sono invece i mesi invernali e la prima parte della primavera a costituire l'intervallo di tempo di maggior rischio. Il motivo è da ricercarsi nelle condizioni meteo; la quantità di precipitazioni è più bassa, e ciò favorisce lo sviluppo del fuoco. Gli incendi vanno a colpire nella gran parte dei casi le aree montane, dove queste condizioni di secchezza si manifestano in maniera più spiccata. L'umidità della nostra Pianura Padana - tanto vituperata da molti, ma non dal sottoscritto - costituisce buona difesa dai fuochi. Verrebbe anche immediata battuta: la piana padana ha ormai poche zone veramente boschive. Vero, anche se non dobbiamo dimenticare le importanti zone forestali del Ticino e - perchè no? - del nostro Parco.

Il nostro Parco è quindi abbastanza sicuro, come indicava con rapida battuta il Buizza. Nell'800, tuttavia, il Canonica - architetto ticinese cui dobbiamo tanta parte del disegno dell'intero monumento verde - aveva previsto la realizzazione di un bacino d'acqua (un laghetto) che avrebbe avuto duplice funzione: irrigazione e spegnimento di incendi. Il progetto rimase confinato sulle carte. E' stato poi ripreso dall'architetto Benevolo, nel 1995, all'interno del Piano Regolatore del Comune di Monza. La mappa mostra la collocazione dello specchio d'acqua (circa 5 ettari di superficie), che riprende la proposta del summenzionato Canonica. Anche in questo caso, il disegno è rimasto tale. Detto inter nos, si tratterebbe di un manufatto non propriamente urgente. E anche di complicata realizzazione, per problematiche di approvvigionamento idrico.


Qualche incendio, tuttavia, ha funestato la storia recente del Parco. Tra il 1987 e il 1990 (un incendio all'anno), bruciarono le tribune del vecchio ippodromo. I vigili del fuoco trovarono tracce di liquidi infiammabili. Non si è mai individuata una pista che portasse al colpevole. Una ipotesi parlava di coinvolgimento del mondo delle scommesse clandestine milanesi, che non vedevano di buon occhio una possibile riattivazione dell'impianto monzese. La cancellazione dell'ippodromo locale è stata buona cosa: ha permesso di restituire al Parco una importante superficie.

Nel 2008, il 28 agosto, un incendio ha parzialmente distrutto la sede del golf. In questo caso, si trattò di un incidente. Lo scorso anno, 25 agosto, del fumo si è alzato improvvisamente all'interno della mura, nella zona a ridosso di via Lecco. Allarme prontamente lanciato: si trattava di 3 sprovveduti - eufemismo - che volevano girare un video. Le cronache parlano di "un set vero e proprio con tanto di tendine per inscenare una consegna di cibo nella foresta" (cfr. MBNews del 26 agosto 2019). Per farlo, han dato fuoco a delle foglie. La lavata di capo dei vigili del fuoco, si spera, dovrebbe aver rimesso in ordine le idee dei piromani improvvisati.

Già, i piromani. Il sottoscritto, come tanti, è stato parte della categoria. E legata al fuoco è una leggenda metropolitana che mi vede protagonista principale e unico. Ma queste sono altre storie.

alla prossima
Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

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