Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.
Ci sono
luoghi del cuore che possono essere definiti in questo modo per la loro
bellezza o singolarità o per il fatto che evocano ricordi e situazioni vissute.
A Monza c’è
una basilica di antica origine e, a poca distanza, l’ingresso al Parco che amo
di più: sto parlando della chiesa di Santa Maria delle Grazie e dell’entrata
all’area verde ubicata a poca distanza, in via Montecassino.
La chiesa è
stata eretta nel 1463 in stile tardogotico, ma non quel gotico esuberante e
fiorito che caratterizza la cattedrale di Milano e, seppur molto diversamente,
la facciata del Duomo della nostra città; è un gotico più dimesso e contenuto,
tipico di tutte le chiese conventuali: Santa Maria delle Grazie infatti è edificio
francescano.
Dal parco è
separata solo da un muro, ma quando si arriva sul piazzale davanti alla
facciata, già se ne assapora la frescura e l’ondata di verde rigenerante.
Il colpo d’occhio
sulla chiesa, giunti in via Montecassino, è suggestivo: sfilano il campanile,
il fianco e la facciata con finestra serliana e le monofore spezzate dal
portico, aggiunto nel 1632.
Peccato che
l’interno abbia perduto la decorazione originaria in seguito ad un devastante
incendio divampato nel 1893.
Poco più
avanti si supera il ponte sul Lambro e si perviene ad una porticina che immette
direttamente nel parco: a mio parere l’accesso più bello perché il tuffo nel
bosco è immediato ed impetuoso. Si passa da un mondo ad un altro: certo il
passaggio è mitigato dalla spiritualità francescana e già rilassante di Santa
Maria delle Grazie e dal bel ponte che schiude la vista del Lambro, ma si
salutano in fretta cemento e auto -spesso nei giorni festivi parcheggiate in
modo selvaggio sul piazzale della basilica ed in via Montecassino- per
pervenire in luogo fresco ed ombroso dove sono gli alberi a dominare e a
scandire il ritmo delle stagioni!
Il piccolo
ingresso è sempre affascinante sia che lo si varchi d’inverno quando rami e
fronde nude favoriscono l’osservazione degli uccelli, sia durante l’autunno o
la stagione primaverile; nel primo caso si apprezzano le tonalità dei gialli e
degli arancioni in una miriade di sfumature, in primavera è la sinfonia di
canti ad attirare l’attenzione.
Ma credo che
d’estate il passaggio produca le sensazioni più nette. Quando la canicola
imperversa e non lascia scampo, varcare il piccolo ingresso fa assaporare
un’immediata ventata di freschezza: un piacere impagabile.
E una volta
all’interno del Parco, a piedi o in bicicletta, vien proprio voglia di
perlustrare il bosco e di percorrerne i sentieri. Tra l’altro poco oltre,
costeggiando il Lambro, santa Maria delle Grazie offre un altro suggestivo
scorcio.
Edo Melzi - Comitato per il Parco di Monza
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