Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza sanitaria. Ci manca. E allora, dedichiamo al nostro amato luogo una serie di testi e di immagini.
Ringraziamo il bravo Mario Cerchiai per averci concesso le sue foto. Avanti così, Mario.
La garzaia
E’ il 2014. Giugno. Mi ferma, nel Parco, l’Edoardo Viganò da
Villasanta. Per chi non lo conoscesse, l’Edoardo è un grande fotografo
naturalistico. Autore di veri e propri gioiellini, con il suo obiettivo. Non è un
professionista, il Viganò: svolge questa sua attività da puro amatore, anche se
le sue istantanee trovano spazio nelle pubblicazioni del settore. Se dovesse
fare un bilancio economico di questa sua passione, sarebbe “profondo rosso”,
per usare le sue parole. “e ‘l niasc dal cenerino?”, gli domando. Il bravo
Viganò aveva segnalato qualche tempo prima la nidificazione dell’airone
cenerino in quel di Villasanta. Si tratta di un evento di assoluta rilevanza.
La prima nidificazione della specie nella nostra provincia, dopo quella del
1998, segnalata da quel simpatico pazzoide del Mario Colantonio da Renate.
Non sono solo quel giorno: con me, la comitiva dei ragazzi
di una settimana verde nel nostro Parco. Il Viganò ci porta nel giardino di una
ditta, appena fuori dalla mura. Un albero isolato, sulla riva di un laghetto
artificiale. È in cima a quella pianta che la coppia di aironi aveva fatto il
nido. L’albero è un esotico. Il tronco è alto giusto qualche metro (vado a
memoria), e la sua chioma è stata sagomata in modo da formare una sorta di
coppa, fitta di rami. Curioso che i cenerini si siano insediati qui. Ma mica
tanto strano: il luogo non è molto disturbato.
Passeranno un paio di anni. Quello che avevamo visitato –
quasi inutilmente avevo cercato tracce della specie nel prato, ricordo giusto
una penna o due – può essere considerato, a distanza di tempo, una sorta di
embrione della successiva garzaia. Garzaia: il termine indica una colonia di
nidi, formata da uccelli del gruppo degli aironi. In alcune zone della Pianura
Padana, e per la precisione della Bassa, queste colonie possono raggruppare un
numero alto di nidi, fino a qualche centinaio o, anche, qualche migliaio. Un
gruppo di lavoro, coordinato dal Professor Mauro Fasola, è attivo da tempo, dal
1972, e tiene una banca dati del fenomeno. Si potrebbe parlare a lungo. Solo un
paio di note. Le garzaie possono essere mono- o plurispecifiche (ovvero formate
da una sola o più specie). Una raccolta di dati naturalistici, quella sulle
garzaie, su un arco di tempo così ampio (circa 50 anni) non è fatto comune in
Italia: solo per lo stambecco abbiamo un intervallo di tempo più ampio, dal
1965.
2016. Il Giuseppe Redaelli segnala un gruppo di nidi al
Parco di Monza. Airone cenerino, appunto: 3 nidi. E garzaia – puro prodotto
locale – fu: la prima per il nostro territorio. Parte una operazione di
controllo e censimento, che terrà sotto controllo la situazione. E qui occorre utile
divagazione. Le garzaie non sono, in genere, luoghi avvicinabili. Bisogna
tenere una distanza di rispetto, almeno 100 metri: in caso contrario, si
causerebbe grave disturbo, col rischio anche di perdere la covata. Esistono poi
le curiose garzaie localizzate in luoghi molto frequentati dall’uomo: una
strana schizofrenia, dettata dalla psicologia di questo gruppo di animali, non
ancora profondamente compresa. Chissà, probabilmente colgono dove non c’è
particolare disturbo.
Certo, la colonia del nostro Parco è proprio piazzata in un
luogo molto frequentato: ciclisti e corridori anche sotto i nidi – peraltro sistemati
molto in alto, i nidi non gli umani citati –, comitive e famigliole, mezzi motorizzati,
mentre il prato a poca distanza è classica meta per gitanti con spuntini al
sacco annessi.
La stampa locale pubblica la notizia con tanto di foto.
Quasi ribalto una cronista al telefono: “sarebbe stato meglio non diffondere la
cosa… arriveranno masse di fotografi…”. Pessimismo e negatività del sottoscritto,
al solito. La realtà sarebbe stata ben diversa. Nessun problema per i nostri
aironi. Che continuano imperterriti a nidificare nel nostro Parco.
3 nidi nel 2016 e nel 2017; 4 nidi nel 2018 e nel 2019. Questi
i numeri per gli anni scorsi.
Quest’anno, la comitiva subisce un incremento: siamo a 6
nidi a tutto il 7 marzo. Giusto un dettaglio: 3 nidi su una quercia europea, 2
nidi su un Taxodium distichum
(cipresso calvo), 1 nido su un platano.
Le belle immagini di Mario Cerchiai, sempre bravo, sono
state scattate nel nostro Parco.
Una colonia ormai consolidata, dunque. “ah, lei è un
appassionato?” – capita che mi chieda chi mi vede girare per il Parco col
binocolo – “sa che ci sono tanti aironi?...”, con a seguire il classico “li
vedo sempre…”.
Matteo Barattieri
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