giovedì 19 marzo 2020

Se vi manca il parco di Monza - parte 11: La Collinetta di Vedano (cap. 2)


Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

"Se non ne trovo una entro una mezz'ora, chiudo tutto: basta natura!", così, più o meno, il Marco Paleari, alcuni lustri fa. Guardia Ecologica Volontaria (GEV), il nostro: in servizio per il Parco Regionale Valle del Lambro. Il luogo: un bosco, anzi una pineta, se la memoria non mi tradisce (in realtà, non ero presente). Oggetto della ricerca: le borre. Il termine indica delle pallottole che molte specie di uccelli rigurgitano dal becco, nel corso dei processi digestivi. I pennuti non hanno una dentatura. Nel loro ventriglio (sorta di stomaco), il cibo arriva in modo diretto, ovvero senza essere oggetto di una vera masticazione. Nel ventriglio, il cibo viene triturato; all'interno, si forma la pallottola (borra) di cui sopra. Che conterrà le parti che l'animale non assimila: peli, piume, ossa... Il tutto verrà emesso dal becco. Non si tratta di vomito, niente di patologico: non confondiamoci. Anzi: per gli uccelli è molto importante poter produrre le borre. Lo sanno bene veterinari e volontari dei centri recupero animali feriti: le specie che tipicamente producono borre - soprattutto, ma non esclusivamente, rapaci - vengono alimentate con animali interi o con parti di animali, facendo in modo che siano compresi parti dure, peli... 

Oggetti interessanti dal punto di vista scientifico, le borre: permettono di avere importanti dati sulla dieta di una specie e di ricavare notizie sulla presenza, in una zona, di animali non sempre facilmente contattabili quali i piccoli roditori.

Fin qui, la parte scientifica. Ma per i cultori della materia, sottoscritto compreso, le borre sono anche oggetto di collezione. Nei cassetti e negli armadi, a casa, credo di averne centinaia: alcune anche preziosi regali. Per un naturalista, un modo per entrare in contatto diretto con animali che, al massimo, riusciamo a vedere col binocolo o udire nel folto del bosco. 

La nostra Collinetta di Vedano non ha mancato di fornire pezzi per la mia raccolta. E' il 2004, primavera. Girando da quelle parti, scopro la presenza di tracce: resti di pasto, borre comprese. Breve indagine, e si scopre il responsabile diretto. Un nido di sparviere, proprio nel cuore della pineta ad abete rosso. Il mio archivio si arricchirà di una serie di reperti, accuratamente conservati e ancora in buone condizioni, anche a distanza di anni. La rassegna fotografica mostra una serie di campioni. Le borre, si noterà, sono piuttosto piccole, caratteristica tipica della specie. Per ogni campione, sono riportati: data e luogo di raccolta. La collezione venne integrata anche da ossa, teste e zampe di piccoli volatili.








Vita non facile, quella dello sparviere, come avviene in genere per i rapaci. Cacciare le prede non è semplice. Soprattutto se si pensa che lo sparviere si nutre di piccoli uccelli, catturati spesso nel cuore dei boschi. Ad aiutare il piccolo rapace, una capacità non comune di volo e una incredibile rapidità di movimento. Talmente rapido che non è così facile individuarne la presenza. 

Il Marco di cui sopra avrebbe trovato di lì a poco la tanto agognata prima borra della sua vita. La comunità potè tirare un sospiro di sollievo: il nostro è tuttora attivo sul campo, come Guardia Ecologica e non solo. Ma al Marco sono anche legati bei momenti in cerca di rapaci notturni. E queste, al solito, sono altre storie. Che meritano di essere raccontate.


alla prossima
Matteo Barattieri - Comitato Parco di Monza

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