sabato 14 marzo 2020

Se vi manca il Parco di Monza - parte 4: Il mistero dei bivalvi


Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

"Bambini, basta con queste conchiglie... Siamo qui per altre attività", sgrida la Vincenza Villa, maestra in quel di Concorezzo e concorezzese DOC. La collega Silvana scuote la testa, senza speranze.

Siamo nel febbraio del 2016. Il progetto con la allora classe seconda riguarderebbe alcuni aspetti legati alla agricoltura sul nostro territorio. E il Parco di Monza è tuttora scenario di attività agricole. Nel passato, fu, come sappiamo, vera e proprio tenuta modello. 

Nella zona un tempo in concessione alla Facoltà di Agraria - concessione in realtà ancora in essere -, sono accumulati i fanghi da dragaggio della Roggia della Villa Reale. Le operazioni han coinvolto gli operatori durante la fase invernale. La rimozione dei detriti di fondo è operazione da farsi però con le dovute accortezze. Andrebbe fatta solo ogni 10 anni. E non di frequente: ne riparleremo.

Il materiale rimosso non è roba da poco. Qui sui pratoni, un cumulo di terra e fanghiglia. E una gran messe di conchiglie. Han l'aspetto di cozze, presa alla larga. Chi frequenta il Parco ricorderà di sicuro la curiosa presenza di questi bivalvi, che fan pensare ad orizzonti marini. All'epoca, le conchiglie si trovavano sparse al suolo, nella zona del Giardino Anglo-Cinese. Si narra che qualche teppistoide perdigiorno si divertisse ad estrarle dall'acqua. Le conchiglie erano davvero tante: una situazione anomala. I summenzionati bambini di Concorezzo non potevano non lanciarsi nella raccolta, con la mente rivolta - sicuro come l'oro - a giornate spese su qualche battigia.

Non pochi, nel vedere queste conchiglie, si lanciavano in teorie tra le più disparate, arrivando ad ipotizzare strani movimenti di specie marine. Misteri che inquietano i più. Nossignori: sono molluschi tipici delle acque dolci. Abbiamo diverse specie. Le conchiglie della foto sono della specie Anodonta cygnea. Abbiamo poi Unio elungatus. Le due specie sono abbastanza simili per gli occhi poco allenati. 


Sono presenti da noi da sempre. Come spiegava Vincenzo Donnarumma (grande naturalista) in uno dei volumi della collana "il Parco, la Villa", questi animali un tempo abitavano anche il Lambro. Il peggioramento delle condizioni delle acque del nostro fiume, che un tempo alimentava direttamente il Laghetto della Villa Reale e la Roggia che da esso diparte, ha causato la loro scomparsa. Si sono invece conservate negli ambienti d'acqua dei Giardini della Villa Reale.

Abitano il fondo delle acque, gli Anodonta, infossati nel fango. 

Rimane però il mistero. Come mai nel periodo 2015-2016 le popolazioni dei bivalvi sono esplose a quella maniera? La spiegazione ci viene dal Luca Dal Bello, biologo trentino che all'epoca studiava le acque della Villa Reale. I lavori sui fanghi del Laghetto hanno messo in movimento una gran quantità di nutrienti: situazione favorevole allo sviluppo di questi animali. 

Le conchiglie degli Anodonta possono anche raggiungere dimensioni consistenti: anche lunghezze pari a 10-15 cm. Spero un giorno di trovare qualcuno di questi giganti.

Nota a margine. La maestra Vincenza di cui sopra merita una citazione. Tanti anni di collaborazione e di attività tra lei e il sottoscritto. La nostra ha concluso il suo ciclo qualche mese fa: sacrosanta pensione. Ricordarla con un ringraziamento e un apprezzamento per il grande contributo dato alla comunità mi sembra il minimo. 

alla prossima
Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

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