venerdì 27 marzo 2020

Se vi manca il parco di Monza - parte 17: I roccoli del Parco (cap. 2)

Il nostro Parco è chiuso per l'emergenza. Ci manca. E allora: una serie di testi e immagini per alleviare la nostalgia.

La storia del nostro Parco è stata caratterizzata dalla presenza di diversi roccoli (sulla definizione di roccolo, vedi puntata precedente). 
Non abbiamo molte testimonianze e molti documenti. Ci viene in aiuto la cartografia, passione e malattia di chi scrive. 

La storia del nostro Parco comincia con la realizzazione della Villa Reale. Il territorio, alla nascita della Villa, aveva carattere agricolo. Le mappe dell'epoca mostrano la presenza di un roccolo, poco lontano dall'area su cui sarebbe stata edificata la nostra Villa. Questa struttura venne smantellata per far spazio ai Giardini.

La figura mostra la collocazione di questo impianto, che doveva avere struttura e funzione classiche: una risorsa per procurarsi carne.


Il Piermarini progettò non solo la Villa ma lavorò anche al disegno e alla realizzazione dei Giardini. L'opera del grande architetto fu molto articolata e complessa. Recentemente, un bel volume ha ricostruito la storia dei Giardini nel periodo tra il 1777 e la fine del 18° secolo ("I Giardini Arciducali di Monza a cura di Pierluigi Tagliabue, ed Il Libraccio, 2017). Vi rimando a questa pregevole pubblicazione.

Il Piermarini inserì anche un roccolo nei Giardini. Era collocato a ridosso dell'ala nord della Villa. Si trattava di un impianto a carattere soprattutto decorativo. E venne disegnato come una sorta di labirinto formato da un intrico di vialetti e piccole rotonde, immersi in mezzo alla vegetazione di un boschetto. L'Arciduca e la sua corte ne avrebbero fatto uso soprattutto come passatempo.


Al Piermarini succederà Luigi Canonica, cui si deve gran parte del progetto del Parco. In questa mappa del 1815, il Canonica rappresentò lo stato di fatto. A ridosso dell'ala nord della Villa Reale, il roccolo è sparito.

Le mappe dell'800 mostrano invece un altro impianto, collocato nella parte nord del Parco. Vediamo. Riconosciamo la tipica struttura dell'architettura vegetale. L'impianto era collocato a NW della Fasanera (Fagianaia, attuale ristorante Saint Georges Premier). 
La struttura è presente nella mappa del Canonica (1815)


In una delle famosissime carte del Brenna (1850), si vede molto bene la torretta del roccolo. Da tifoso del grande tenente, mi compiaccio. 


Anche di questo impianto non è rimasta nessuna traccia. 

Se giriamo per la nostra Brianza, non è così impossibile, invece, rinvenire tracce o relitti di vecchi roccoli. Bisogna lavorare di intuito e di esperienza. Tenendo presenti alcuni trucchetti, che riporto qui sotto.
Un roccolo non era piazzato in zone ribassate, fondi di vallette e simili, ma sempre su alture e dossi. Doveva essere ben visibile dagli uccelli. Intorno, di conseguenza, non poteva esserci un bosco. Una situazione favorevole prevedeva la presenza di aree libere dal bosco nell'intorno. Cerchiamo, quindi, gruppi di piante che spicchino su un dosso. Come visto nella puntata precedente, il carpino è albero principe per questi impianti: controllare se il gruppo di alberi sospetto è caratterizzato dalla presenza di questa specie. A volte, troviamo invece conservata la torretta. In qualche caso, queste torrette sono state sistemate e riqualificate. Un bell'esempio è su a Casatenovo, in località Rancate.

alla prossima
Matteo Barattieri - Comitato per il Parco di Monza

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